13.

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Natalie

Non so cosa mi abbia detto la testa quando ho pensato di poter vivere una vita 'normale', sempre se si può definire in questo modo il percorso che ho intrapreso.

Come ho fatto ad essere così stupida da lasciarmi avvicinare da Thomas, a permettergli di farsi spazio dentro di me. Mi ero ripromessa di non stringere rapporti, ne amicizie e men che meno possibili amori. Non posso proprio permettermelo, se avessi lasciato andare ancora un po' sarei arrivata al punto di non ritorno. Al punto in cui, per una cosa come quella che è successa sarei andata in mille pezzi, ancora.
No, ho fatto bene ad allontanarmi fin tanto che sono ancora in grado di farlo.

Purtroppo non tutto va secondo i piani...

Ero convinta di poterlo lasciare andare con facilità, metterci una pietra sopra e basta. Ma no, affatto.
Lo dimostra il fatto che sono due settimane che sono tornata semplicemente a sopravvivere.
Mi sveglio, mangio, vado a scuola solo perché devo non perché io ne senta il bisogno o la voglia.

Sono riuscita a stento ad evitare Thomas, a scuola prova ad avvicinarmi continuamente ma riesco sempre a svignarmela in tempo. Spesso si presenta a casa ma mia madre, sotto mio ordine, non lo fa mai entrare.

Ho dovuto coprire la finestra con una tenda pesante, Thomas ogni giorno attaccava alla sua finestra un foglio con su scritte cose come:

Dammi la possibilità di farmi perdonare.

Mi manca averti vicino.

E altre stronzate simili che io sto deliberatamente ignorando. Devo farlo, ne vale la mia sanità mentale.
L' unica cosa positiva successa in questi giorni è stato il messaggio che ho ricevuto da Marcus.

Venerdì sono da te.

Marcus è stato l'unico ragazzo a cui ho permesso di avvicinarsi in tutti questi anni, prima di Thomas ovviamente.

Smetti di pensarci.

Io e Marcus ci siamo conosciuti quando io avevo poco più di 6 anni e lui 8. Era il mio vicino di casa, il mio migliore amico, il mio rifugio, il mio tutto. Ho sempre pensato che lui sapesse, o perlomeno immaginasse, cosa succedeva in casa mia. Mi faceva sempre molte domande strane anche quando eravamo più piccoli, ci teneva sempre a rimanere di più a casa mia quando mio padre tornava da lavoro. Dio solo sa quante volte è rimasto fino a notte fonda per assicurarsi che lui non avesse modo di avvicinarsi a me.

Io sapevo che lui sapeva, ma nessuno dei due ha mai avuto il coraggio di affrontare l'argomento.

Crescendo il dormire insieme ha iniziato ad essere un problema, per il semplice fatto che non eravamo più dei bambini, ma adolescenti.
Il mio letto singolo ha iniziato ad andarci stretto e mio padre era sempre più contrario alla presenza di Marcus in casa nostra. Ma mia madre era irremovibile, per lei era come un figlio quindi gli permetteva di restare ignorando le lamentele di mio padre.

Lei ancora non lo sapeva ma le notti in cui Marcus si fermava da noi erano le uniche in cui riuscivo a dormire. Le uniche in cui non piangevo contro il cuscino. Le uniche in cui il mostro non veniva a prendermi.

Marcus mi portava di nascosto ad assistere alle gare di moto clandestine che si tenevano in un piazzale enorme nascosto nel bosco del nostro paese.
Più passavano gli anni più ci appassionavamo.

A 14 anni i suoi genitori gli hanno regalato una moto. A 15 gareggiava e io facevo il tifo. A 16 mi insegnava a guidarla. A 17 faceva il tifo quando gareggiavo io.
Non ho mai perso una gara.

'Sei nata per questo, Nat. Hai il cuore che corre.'

Mi rendo conto di aver viaggiato tra i ricordi troppo a lungo dato il bruciore dei miei occhi, rimasti finora incantati a fissare il soffitto.
È giovedì sera, domani arriva Marcus e mia madre ha già allestito la camera degli ospiti per lui. Si fermerà un paio di settimane.
Non vedo l'ora di riaverlo qui con me. Non lo vedo da circa due anni, da quando è partito per il college, ma ci siamo comunque tenuti in contatto.

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