7.

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Natalie

Non posso credere che me lo abbia chiesto davvero. Sarà il mio primo appuntamento, in assoluto. Ho paura ma sono anche estremamente elettrizzata. Non mi è mia capitato di provare tanta sicurezza per una persona, soprattutto per qualcuno che conosco da così poco tempo.
Spero di non comportarmi da idiota.
«Terra chiama Nat.»
Mia madre mi riscuote dai miei pensieri, stiamo cenando mangiando una pizza.
«Mamma ti devo dire una cosa.»
Mia madre alza gli occhi dal suo piatto per concentrarsi su di me.
«Thomas, ehm, mi ha invitata al ballo.»
«Cosa?!» Salta sul posto con un sorriso a trentadue denti, i suoi occhi sprizzano gioia e non posso fare altro che lasciarmi contagiare dalla sua euforia.
«Ma è fantastico, Nat. Non sei felice?»
«Certo che lo sono. É che...» Prendo un bel respiro. «Ho paura. Non mi è mai successo niente di simile, ho sempre tenuto tutti lontani ma, con lui, è diverso. Ci siamo abbracciati oggi, mamma, io ho abbracciato lui.»
Lo stupore si fa spazio sul viso di mia madre e un pizzico di orgoglio le fa brillare gli occhi.
«Lo stai cancellando tesoro, ti stai riprendendo la tua vita. Sono così orgogliosa di te.» Mi viene incontro abbracciandomi. Butto fuori l'aria che non mi ero nemmeno resa conto di star trattenendo e ricambio il suo abbraccio.

La serata è passata in fretta ed è già l'ora di andare a letto.
Mi ritrovo stesa a fissare il soffitto ripercorrendo tutta la giornata.
Ho sparato, di nuovo. Mi ero ripromessa di non farlo mai più, avevo giurato che non avere i più ripreso un arma in mano, però cazzo, la sensazione di potere che provo quando la tengo è favolosa.
Non riesco a provare dispiacere per quei due uomini, mi avrebbero fatto del male se i ragazzi non fossero intervenuti.
TIK
Un rumore mi fa tornare alla realtà, ma non capisco da dove venga.
Mi guardo intorno ma niente.
TIK
Eccolo di nuovo ma stavolta non ho dubbi, mi alzo dal letto e mi avvicino alla finestra.
In quel momento vedo un sasso volare e colpire la finestra, proprio dove si trova la mia faccia. D'istinto indietreggio ma poi mi rendo conto di quello che c'è li sotto. Mi riavvicino e vedo Thomas intento a cercare altri sassi, apro la finestra sperando che non ne lanci uno proprio in quel momento.
«Thomas! Che succede?»
«Devi venire con me Pepper, ti spiegherò tutto in macchina.»
«I telefoni non vanno più di moda?»
«Ti ho chiamato più volte ma non rispondevi. E poi ammettilo, così è molto più romantico.»
Sbuffo cercando di nascondere un sorriso.
«Adesso muoviti.»
Abbasso lo sguardo sul mio pigiama e scuoto la testa.
«Mi vesto e scendo.»
«Sbrigati, non abbiamo molto tempo. Prendi i vestiti, ti vestirai in macchina.»
Lo vedo guardarsi in torno con circospezione, sembra davvero preoccupato. Metto da parte l'imbarazzo e faccio come dice.
Apro l'armadio e prendo una maglia bianca, una felpa con la zip nera e una jeans del medesimo colore. Infilo tutto nello zaino, metto le mie converse nere, prendo il telefono ed esco dalla stanza. Cammino in punta di piedi per non farmi sentire da mia madre, sono solo le nove di sera quindi mi farebbe uscire ma sicuramente chiederebbe spiegazioni e io non avrei idea di come giustificarmi.
Esco di casa e corro in macchina da Thomas che mi aspetta a pochi metri dall'ingresso. Salgo nei sedili posteriori.
«Ora voglio sapere cosa cavolo è successo per farmi uscire di casa a quest'ora e in queste condizioni.» Dico iniziando a sfilarmi il pantalone.
«Innanzitutto hai un gusto pazzesco in fatto di pigiami.» Abbasso lo sguardo sul pigiama rosa con i maialini disegnati e sbuffo quasi divertita.
Il suo sguardo si fa improvvisamente serio mentre imbocca la strada principale.
«Gli uomini di oggi, ti stanno cercando. Sono stato avvisato da...certe persone ecco, sanno dove vivi.»
«Cosa?»
«Sono il tipo di persone che quando vogliono qualcosa fanno di tutto per ottenerla, soprattutto se si tratta di vendetta.»
Ho finito di cambiarmi e così, passando tra i due sedili anteriori, scivolo in quello del passeggero.
«Cosa vogliono da me?»
«Vendicarsi, Pepper, te l'ho detto.»
Mi accascio un po' sul sedile, ammetto di essere non poco spaventata.
«Non glielo permetterò, non devi preoccuparti di questo.»
Annuisco ma in quel momento mi rendo conto di una cosa.
«Se sanno dove vivo e stanno venendo a cercarmi, perché diavolo mi hai fatto lasciare mia madre a casa sola ed indifesa.»
«Non è ne sola ne indifesa. La casa è circondata dai miei uomini, sarà al sicuro.»
«I tuoi uomini? Ma cosa sei una specie di mafioso?»
I suoi occhi in un attimo sono puntati nei miei, il suo sguardo non lascia possibilità di equivoci, ho ragione.
«Cazzo.» Mi porto le mani in viso strofinando i leggermente gli occhi.
Un mafioso, sono in macchina con un mafioso, andrò al ballo con un mafioso e sento che mi sto lentamente legando sempre di più ad un mafioso. Il problema è un altro però, perché mi intriga così tanto?

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