V. L'Ospite

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Quando quella mattina Alice si era svegliata ed era andata a salutare Frank, aveva percepito una strana sensazione. Non aveva alcunché di fondato, eppure sentiva un insolito presagio riscuoterle la pelle; se almeno ne avesse avuta ancora una. Oltre la ceramica però un pungolio deciso arrivava fino a scuoterle le carni e gli aspetti umani che erano rimasti invariati dentro di lei.

Non vi aveva dato peso però, perché Alice non era in grado di comprendere quale significato nascosto ci fosse dietro quello sfrigolio di pensieri, relegati nella parte più recondita della sua mente.

Alice era una speranzosa per natura, e anche quando era stato lanciato l'incantesimo, aveva rassicurato tutti loro dicendo che presto o tardi le cose sarebbero tornate alla normalità perché sotto la massa di peli e dentro il corpo statuario del cervo, era nascosto il cuore buono che aveva caratterizzato il loro amico, sin dal suo primo sorriso. Perciò non avrebbe potuto essere altrimenti.

Il tempo, però, poi era passato e, più Frank, Mary e Peter diventavano meno attivi - perché il peso della maledizione era troppo gravoso per loro -, più le sue speranze avevano cominciato a vacillare. Non che non credesse ancora in un colpo di fortuna ai limiti del possibile, solo che il loro tempo stava per scadere e non sapeva se - e quando - qualcuno sarebbe arrivato per salvarli tutti.

Eppure durante la fredda mattinata, che aveva trascorso andando avanti e indietro con Remus, Sirius e Marlene per rendersi indaffarati e non farsi scoraggiare dalla realtà, aveva alimentato quella fiammella di speranza.

Più i rintocchi suonavano tra le mura del castello, più una sottile utopia diventava maggiormente concreta.

Infine l'arrivo di quell'uomo.

Alice era ferma dinanzi alla finestra mentre attendeva che Remus e Sirius tornassero dalla loro visita al principe, Marlene impegnata a fare compagnia a Mary, che quel giorno sembrava essere meno attiva del solito.

La figura piuttosto statuaria di un uomo camminava di fianco a un cavallo, si guardava attorno mentre attraversava il labirinto di siepi in giardino e ammirava l'albero di rose rosse che era stato piantato al centro di quello.

Alice si domandò immediatamente chi fosse e come fosse giunto a palazzo, dopo anni che nessuno più era riuscito a trovare la strada. Inoltre, il perimetro del castello era costretto a un inverno perenne e, secondo Alice, erano inesistenti le persone che decidevano di addentrarsi, soprattutto quando a pochi passi c'era un sole così forte da spaccare le pietre.

Rimase così a fissare la figura dell'uomo mentre lasciava il cavallo nelle stalle e lui saliva le scale per raggiungere il portone principale. Un pugno battuto contro le porte e poi il rumore di passi contro il pavimento di marmo del castello.

Era corsa immediatamente sulle scale per poter guardare l'uomo che, infreddolito come un pulcino, cercava di scaldarsi con la logora giacca che indossava. Alice lo fissava, intontita e incerta sul da farsi.

«E lui chi è?» La voce di Sirius aveva rimbombato più di quanto avesse dovuto, e immediatamente l'uomo si era girato verso la rampa di scale.

«C'è qualcuno?» Chiese, stringendo tra loro le mani e facendo un passo verso il loro nascondiglio. «Mi dispiace essere entrato senza permesso. La porta era aperta e avevo bisogno di un posto in cui restare per la notte» Spiegò.

Remus giunse da loro con Marlene, e iniziò a scuotere la testa in direzione di Sirius che, invece, con un sorriso malandrino era salito sul mobile, in attesa del loro ospite.

«I lupi mi hanno attaccato e, mentre fuggivo, mi sono ritrovato qui» Continuò a giustificarsi Richard.

Remus salì sul mobile accanto a Sirius e, mentre provò a mormorargli di restare in silenzio, quello aveva già invitato l'uomo a salire al piano superiore.

La Bella e la BestiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora