XXI. La Scelta

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Un cielo blu scuro, arricchito di stelle brillanti, si muoveva sulle teste di James e Lily.

Dopo aver ballato per un tempo così lungo da far dimenticare loro l'orario, si erano concessi una pausa - agognata dai piedi esausti - sulla terrazza della sala da ballo. Sedevano sulla panchina di fronte il cornicione e si stringevano ognuno nel proprio mantello.

Era stata la serata più bella che James avesse vissuto, anche prima della maledizione, perché quel sentimento sfrigolante sotto la pelle non lo aveva mai sentito, o almeno non così intensamente. E mentre volteggiavano, cullati dalle armonie dolci scelte da Frank, James si era reso conto di amare Lily come non aveva mai fatto.

Lui l'amava per ogni suo aspetto. Amava i suoi sorrisi, amava l'espressione stupita mentre seduta di fronte al fuoco leggeva un libro, amava le lentiggini che aveva desiderato sfiorare una ad una, amava quando correva nei corridoi con Sirius dopo uno scherzo a Remus; e così tutte quelle particolarità e abitudini che in poco tempo avevano permesso al castello di risplendere.

Era aria nuova, vita nuova.

E lui un'esistenza senza di lei, ormai, non la ricordava neanche più.

Eppure James conosceva il peso delle responsabilità, la sensazione di sentirsi sopraffatti di fronte le scelte più adatte; perché era una questione di decisioni e James le aveva sempre odiate.

I suoi genitori governavano in maniera giusta e, seppur sofferte, valutavano le alternative più adatte per il singolo caso. Lo avevano cresciuto saggiamente, sperando diventasse un sovrano leale e giusto, e mai erano mancati i moniti. Non si parlava di egoismo, ma di bene altrui.

James era cresciuto secondo il principio del dover fare del bene agli altri - così Sirius aveva iniziato a vivere a palazzo, rivestendo il ruolo di compagno del principe - e perciò avrebbe dovuto prendere le decisioni più giuste.

'Governare vuol dire dirigere delle persone, James, e per questo motivo bisogna scegliere cautamente; talvolta le decisioni più giuste sono anche quelle che faranno soffrire qualcuno, anche te stesso. Ma non per questo significa che non siano le più adatte'

Le parole di Euphemia vorticavano nella sua testa, dove il principio di una scelta attendeva un verdetto. Così opaca, che a lungo aveva sperato restasse lontana, ma che invece, in quel momento, era più luminosa del sole di mezzogiorno.

Aveva riflettuto a lungo su cosa fare, analizzando i piatti della bilancia che pendevano granello dopo granello. Infinite possibilità si presentavano ai suoi occhi, ma James già sapeva, in cuor suo, quale sarebbe stato il verdetto finale.

Non voleva, ma la sofferenza talvolta faceva parte del pacchetto e lui non avrebbe potuto far nulla.

Lily guardava il cielo, con il naso puntato verso quell'oceano immenso, parlando di qualcosa che James non aveva colto. Sembrava divertita e giocherellava con le dita con il bordo del suo mantello, il cappuccio che cadeva delicato sulle sue spalle e un leggero rossore - per via del freddo - le macchiava la pelle chiara.

«È stata l'ultima volta che sono andata a un ballo», ammise ridacchiando. «Petunia non mi ha mai più portata con lei dopo quella figuraccia, ma non riesco a biasimarla. Forse anche io avrei fatto lo stesso», svelò ancora puntando a quel punto lo sguardo su James. «Tu invece?»

James si ridestò battendo le palpebre con aria spaesata.

«Quand'è stata l'ultima volta che hai partecipato a un ballo?»

'Non farti ingannare dalle apparenze, perché la vera bellezza si trova nel cuore'

'In caso contrario resterai una bestia per sempre'

La Bella e la BestiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora