La Bella e la Bestia

XX. Il Ballo

«Sei splendida»

Mary McDonald era la persona – armadio, in base all'occasione - più stravagante che Lily avesse mai conosciuto. Seppure fosse in dormiveglia la maggior parte del tempo, aveva una personalità spiccata, forte ed era - come aveva potuto constatare la ragazza - estremamente cocciuta.

Benché Sirius sembrasse un giudice inflessibile di fronte le sue stesse decisioni, Lily aveva dovuto rimangiarsi quell'opinione dal momento che Mary aveva dimostrato, in più di un'occasione, di essere la regina della testardaggine, e Sirius avrebbe fatto bene se avesse ammesso la sua sconfitta.

Non appena l'invito di James di organizzare un ballo al castello si era concretizzato tra loro non era passato troppo tempo prima che anche i granelli di polvere sapessero della notizia.

Mary era genuinamente entusiasta del ballo e non aveva perso tempo per decidere cosa Lily avesse dovuto indossare. L'aveva invitata - per poi costringerla di fronte la riluttanza della ragazza - a sedere davanti a lei in modo che potesse far passare mille e mille stoffe colorate sotto il suo viso; d'altronde aveva dichiarato piuttosto difficile scegliere con accortezza la giusta tonalità di colore a causa dei suoi capelli rosso scuro.

Il pavimento attorno alla sedia su cui sedeva Lily, ben presto si era riempito di stoffe, nastri e toppe decorative. Sembrava che nessun colore illuminasse a dovere il suo viso, che nessun tipo di stoffa andasse in perfetta armonia con il movimento dei suoi capelli, che nessun gioiello fosse abbastanza lucente. A detta di Mary, Lily era così bella che qualunque cosa le proponesse non era abbastanza.

Solo dopo un infinito pomeriggio tra le sue grinfie, Marlene e Alice erano giunte per avvisare la ragazza che la cena era pronta, e notando il caos che regnava sovrano attorno a loro, ebbero l'ardire di chiedere cosa fosse successo.

«Tu non ti rendi conto», aveva mormorato esasperata Mary il pomeriggio precedente. «Il verde le sta d'incanto, ma credi che un albero di Natale possa essere adatto all'occasione?» Lily non aveva detto nulla - piuttosto divertita dalle miriadi di paragoni che l'avevano vista protagonista -, e con un sorrisetto si era scambiata uno sguardo d'intesa con Marlene che aveva sorriso sommessamente.

Ma Alice - come ovvio che fosse - aveva guardato Mary con un sorriso dolce - nonostante Lily non capisse a fondo tutta quella preoccupazione del perché ogni cosa dovesse essere linda e perfetta, forse se avesse messo sotto torchio Peter avrebbe saputo la verità - e le aveva proposto di rivedere tutte le infinitesimali opzioni che Mary aveva valutato per l'abito della ragazza.

E alla fine, grazie alla partecipazione di Marlene e Alice, Mary aveva avuto i suoi colori, i suoi tessuti, i suoi gioielli, e tutte le altre piccole attenzioni che avrebbe dedicato all'abito da ballo.

Lily si fissava allo specchio mentre l'attaccapanni - che aveva scoperto chiamarsi Barry - le intrecciava le ciocche davanti per poterle alzare dietro la testa - lasciando libera il resto della massa rosso scuro, acconciati in morbide onde - e sistemarle sul capo una coroncina di fiori di oro rosa. Lily si era domandata a lungo - quando Mary gliel'aveva mostrata - da dove provenisse, ma nessun dettaglio era stato rivelato in merito.

Dahlia Evans si sarebbe sentita orgogliosa di sua figlia se l'avesse potuta vedere. Una morbida gonna di tulle rosa antico partiva dalla vita e sfiorava il pavimento, un corpetto con scollo a barca foderato, e ricoperto anch'esso di tulle, le accarezzava le curve del seno; e infine due maniche a sbuffo - composte da un solo velo di tulle - scendevano delicate dal braccio fino a metà dell'avambraccio.

Lily si osservava curiosa, sinceramente stupita di cosa fosse stata in grado di fare Mary in una sola giornata - e anche meno - e soprattutto di come le cadesse lungo il corpo. Era elegante, era bella e quella versione di lei sembrava così lontana dalla Lily con la gonna costantemente sporca di fango e i capelli avvolti malamente con un pennello per dipingere che aveva rubato a suo padre.