IV. La Fiera

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«Hai preso tutto, tesoro?»

Dahlia Evans era poggiata contro lo stipite della porta e guardava la schiena del marito che, chino sul letto, infilava gli ultimi indumenti in quella valigia troppo piccola. Come ogni anno anche questa volta la fiera sarebbe durata solo un paio di giorni, eppure Dahlia non riusciva a immaginare il marito solo mentre percorreva tutte quelle miglia.

Richard era un uomo di spiccata intelligenza, curiosità e furbizia, ma capitava che si perdesse in un bicchiere d'acqua. Restava così affascinato dal mondo e dai suoi colori e dai suoi rumori, che si dimenticava di prestare attenzione a tutto il resto.

Dahlia aveva conosciuto il marito in un lontano giorno d'autunno, il parco era colmo di foglie secche e, mentre lei passeggiava con il naso nascosto tra le pagine di un libro, lui le era finito addosso, rapito dai colori del rosso, arancione e marrone.

Avevano così iniziato a parlare e Dahlia non era in grado di ricordare, nemmeno una volta, in cui non si fosse sentita rapita dall'essere variopinto di suo marito. Le aveva mostrato il suo laboratorio, l'aveva portata nel suo posto preferito per dipingere, le aveva fatto conoscere l'amore per l'arte e la pittura.

Ricordava ancora come fossero rimasti fermi per una buona mezz'ora a ammirare Campo di Papaveri di Monet in una galleria d'arte.

Pochi mesi dopo Richard le aveva chiesto di sposarlo. La proposta avvenne in un campo di fiori, erano i primi giorni di primavera e il sole faceva brillare il diamante che Richard stringeva tra il pollice e l'indice. Dahlia si sentì sciogliere di fronte quell'opera d'arte che sembrava essere la proposta, e così con gli occhi lucidi e il cuore che pompava forte, gli aveva detto di sì.

Non passò molto tempo prima che diventasse ufficialmente la signora Evans.

Con il tempo Richard era diventato un pittore sempre più emergente, e nonostante il suo nome non fosse conosciuto come quello dei supremi, aveva la sua discreta folla di ammiratori, quanto bastava per permettere a tutta la famiglia di vivere in maniera più o meno agiata.

«Credo di si, hai visto per caso il mio cappello?»

Richard si voltò verso la moglie, indossava una camicia azzurra, un gilet blu e un pantalone dello stesso colore. Dahlia gli si avvicinò e sistemò il colletto della camicia, stirandola con le mani e lisciandola sulle spalle. Gli sorrise e gli fece cenno di seguirla.

Scesero le scale della villetta e giunsero al piano inferiore.

«Arrivo subito, tu finisci di dare una mano a tua figlia»

Lily era quella più legata alle opere del padre, spesso ne era stata protagonista, altre volte lo aveva aiutato con le luci e con i colori, e – ancora - a scegliere i soggetti migliori. Ci teneva tanto quanto lui, ad ogni singola opera. Aveva lasciato un pezzetto di sé stessa in quelle tele e sperava che qualcuno notasse quella dedizione che si trovava tra una pennellata e l'altra.

Finì di imballare i dipinti e sistemò l'ultimo nella cassa dietro la carrozza.

Richard le si avvicinò con un sorriso e le lasciò un bacio tra i capelli. «Grazie mille, tesoro. Cosa farei senza di te?»

«Probabilmente nulla, papà. Senza di me saresti spacciato», ammise con un sorrisetto divertito.

Dahlia li raggiunse, tra le mani il cappello del marito, e glielo mise sulla testa.

«Cosa posso portarvi dalla città?» Chiese Richard come faceva ogni volta prima di partire.

«Se riesci a trovare la stoffa dell'altra volta sarebbe magnifico», disse la moglie con un sorriso. «Petunia era impegnata con la signora Dursley», spiegò - e non le passò inosservato lo sbuffo scocciato della sua seconda figlia. «Per questo non è qui, altrimenti ti avrebbe chiesto i biscotti da té che le hai portato anche l'anno scorso»

La Bella e la BestiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora