James guardava la neve cadere dalla finestra della sua stanza. Dopo lo spettacolo che aveva visto consumarsi la sera precedente nelle cucine, il principe aveva abbandonato il corridoio prima che qualcuno di loro lo potesse sentire o vedere.
Aveva camminato lentamente per raggiungere la sua camera e in muto silenzio si era messo a letto senza dare un senso, o un nome, a ciò che aveva provato.
Quella Lily sembrava davvero essere la persona più squisita al mondo. Lui l'aveva trattata e risposta male, e non si meritava - ancora una volta - il beneficio del dubbio da parte sua.
Certo, si rendeva conto di come le parole dei suoi amici avessero influenzato non poco l'opinione di lei su di lui, ma era pur vero che Lily aveva acconsentito a provare a conoscere il vero principe. Non riusciva neanche lei - aveva dedotto James - a arrendersi a quella parte rude e animalesca del suo essere.
Sua madre probabilmente, se fosse stata ancora lì, avrebbe finito per rimproverarlo e riempirlo di scappellotti in privato, per ricordargli che lui era un principe, che era cresciuto secondo un codice morale ben preciso, e che quell'atteggiamento che lui invece riservava a chiunque gli rivolgesse la parola non rientrava - nemmeno in minima parte - nei dettami che Euphemia Potter aveva inculcato a suo figlio. Lo avrebbe guardato con le mani sui fianchi e un'aria di rimprovero, la corona sulla testa perfettamente allineata con la sua figura tanto da indurre James a credere che fosse attaccata in maniera permanente al capo.
James amava ricordare i suoi genitori, gli piaceva, lo rallegrava, e sebbene una parte di sé - il suo io fanciullino - avesse ancora gli occhi lucidi al pensiero, al suo io adulto facevano sorridere tutte le espressioni di sua madre.
Euphemia era una donna di grande ilarità e mai nemmeno una volta era riuscita a far capire ad occhio esterno ciò che pensava, solo Fleamont - James riusciva poche volte - era in grado di captare quelle sfumature così lievi nel viso della moglie e capire cosa effettivamente avrebbe detto o fatto.
Nel privato la regina tutta d'un pezzo diventava cara, madre, ironica e le risate di James e dei suoi amici erano sempre all'ordine del giorno. Euphemia - ricordava James con tenerezza - gli diceva sempre di non permettere mai agli altri di comprendere il suo umore, perché per quanto lei si impegnasse - a modo suo e nei limiti delle sue possibilità - a rendere il mondo un posto migliore, c'era sempre qualcuno che nel momento più opportuno si sarebbe approfittato di una qualche debolezza, e lei non poteva permetterlo.
James sapeva con che forza sua madre si battesse, giorno dopo giorno, per permettergli di crescere al sicuro, influenzato dal carattere mite di Fleamont e la serietà - almeno esterna - di Euphemia.
Era anche per questo che il principe, dopo la loro scomparsa, si pentiva amaramente di essere diventato la versione peggiore di sé stesso. Più di una volta si era chiesto come i suoi genitori lo avrebbero guardato se avessero saputo cos'era diventato.
James rimpiangeva ciò che aveva fatto e probabilmente, se il mondo non lo avesse privato della sua mamma e del suo papà, tutto ciò non sarebbe successo. La maledizione non sarebbe stata scagliata, i suoi amici non sarebbero diventati oggetti per arredamento d'interni, e soprattutto lui non sarebbe diventato una bestia.
Perché lui di questo ne era convinto. Lo aveva capito e lo aveva accettato. Per lunghi mesi aveva condannato la strega, credendo di aver subito un'ingiustizia, che lui quella condanna non se la meritava. Ma poi - grazie a Sirius, durante un litigio - aveva compreso di essere interiormente com'era all'esterno.
Non lasciarti ingannare dalle apparenze, perché la vera bellezza si trova nel cuore.
E lei glielo aveva detto.
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La Bella e la Bestia
أدب الهواةJily Retelling! Lily ama vivere, imparare cose nuove e adora stupirsi; in quel villaggio, purtroppo, le possibilità sono limitate. Tra una presentazione di un buon partito da sposare e l'altra, però, si chiede quando comincerà a meravigliarsi di nuo...