XVIII

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La mattina del giorno seguente sono pronti ad abbandonare Las Vegas, per raggiungere finalmente la California: meta, fin dall'inizio, del loro viaggio.

Entrambi sanno che porteranno questa città nel cuore per sempre, perché è vero che si sono trovati ed innamorati nella città eterna, ma è in questo piccolo e strano pezzettino di mondo che hanno avuto la conferma di qualcosa che probabilmente era stato scritto prima ancora che loro venissero messi al mondo, e cioè che resteranno insieme tutta la vita.

«Non sei un po' emozionato Manuel?» domanda Simone, seduto a gambe incrociate sul letto.

È tutto pronto per partire, ad entrambi mancano solo le scarpe.

«Un po' sì» ammette il maggiore.

«Io un po' nel senso che fra poco inizio a piangere e non smetto più Manu, tu in che senso?» ridacchia Simone, inclinando la testa.

«Più o meno, vorrei evità de piagne tutti i giorni, ma se continui così ce riusciamo secondo me eh»

Manuel lo fa ridere, e gliene è grato, perché l'emozione stava davvero prendendo il sopravvento.

Nonostante ciò, vede comunque una lacrima scivolare sul suo volto sorridente, quindi decide di agire.

«Facciamo così Simo, ora tu me racconti qualcosa di ridicolo che hai fatto» comunica all'altro, deciso a liberarlo da qualsiasi pensiero malinconico.

E Simone pensa davvero di aver sposato un pazzo, perché lo vede sedersi accanto a lui, imitandone la posizione, inclinare la testa e fargli cenno di iniziare.

«Cioè Manuel, per tirarmi su il morale hai deciso di deridermi un po'?» chiede, già più sereno, con l'ombra di un sorriso.

«No, se chiama mutua risata questa Simò, tu racconti 'na cosa divertente solo pe me, io rido e tu ridi perché rido io» spiega Manuel, come se quella fosse realmente una valida proposta.

«E chi ti dice che se ridi tu, rido pure io scusa?» domanda Simone, che già sente le labbra tirare per incurvarsi.

Si morde il labbro inferiore per non dargliela vinta.

«Co me funziona» ribatte placidamente Manuel, costringendo lo stomaco di Simone a contorcersi più e più volte su sé stesso, il cuore a fermarsi per qualche secondo di troppo.

«Penso sia la cosa più bella che tu mi abbia mai detto» ridacchia, poi però gli viene in mente qualcosa che Manuel non sa, una specie di segreto, che non pensava gli avrebbe mai rivelato.

«Ora ti racconto una cosa, però tu giura che non ridi» afferma, minacciandolo con un indice all'altezza del naso.

«Ma se sò qui proprio pe quello, io devo ridere, è compito mio, daje muoviti»

«Ti ricordi quando Zucca ti picchiò per il fatto della macchina?» chiede, e Manuel già ride.

«Pe colpa tua, certo che m'o ricordo»

Simone alza gli occhi al cielo sbuffando, poi continua.

«Ti ricordi anche che dormisti da me quella sera?»

«Si»

Simone si gratta la nuca, è in evidente imbarazzo, Manuel se ne accorge, ma non capisce perché.

«Ecco... io ero innamorato di te, ma proprio disperato, e mi sentivo anche morire perché quella era solo colpa mia, e ti guardavo e non riuscivo a dormire» inizia.

«Simò ma doveva esse 'na cosa ridicola, qua fra poco se piagne davvero» ride Manuel.

«Io... io ti ho fatto un video, perché eri bellissimo»

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