11. La fottuta verità

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Era pronta a tornare dentro al Garrison quando una voce la riscosse: "Forse ho capito cos'ha turbato Tommy. Oh sì, Tommy odia le bugie e tu, cara Margaret, ti porti appresso un bagaglio di bugie bello ingombrante."

Arthur emerse dall'oscurità e si espose sotto la luce dell'unico lampione: dall'espressione indignata che esibiva era palese che avesse assistito all'intera scena.



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Margaret non fece una piega e rimase ferma, rigida con ancora la pistola serrata tra le dita ossute.

"Tu, Arthur, non hai visto niente."

L'affermazione di Margaret fu un ordine più che una richiesta, un ordine che risuonò cupo tra le mura del viale desolato.

In tutta risposta le sopracciglia di Arthur saettarono verso l'alto.

"Mi stai suggerendo che non dovrei riferire a Tommy, a mio fratello, che sua moglie è in combutta con gli italiani e che non è affatto la semplice vedova di un miliardario come tutti pensavano?" iniziò a dire lui prima di avanzare di un passo. Si passò la lingua sulle labbra secche alla ricerca dei vocaboli che al momento gli sfuggivano per colpa dell'eccessivo alcol che teneva in corpo. "Non dovrei riferirgli, Margaret, che sua moglie fa parte di un disegno ben più grande e pericoloso di quello che si immaginava?"

Margaret sollevò il mento e chinò il capo di lato: "Puoi anche dirglielo se ci tieni, ma non tutto quello che hai visto poco fa o hai detto corrisponde alla realtà. Ti mancano dei passaggi e l'idea che hai di me è in parte sbagliata."

"E questi passaggi, cara Margaret, non potresti rivelarli tu stessa a Tommy?"

La donna scosse la testa.

"Se glieli rivelassi poi dovrei ucciderlo."

"Mh, addirittura" borbottò Arthur, prima di stropicciarsi gli occhi con una mano. Poi abbassò il braccio e la fissò con insistenza. "Sai, cazzo, perché non mi libero di te in questo fottuto istante piantandoti una pallottola dritta nel cervello?"

"Oltre al fatto che non ci riusciresti?" lo interruppe lei. "Non sopravvalutare le tue abilità. Sei sbronzo e fatto, due cose che non aiutano a prendere bene la mira."

"Non ti pianto una dannata pallottola in fronte" riprese Arthur, fingendo di non averla udita, "Perché quel piacere spetterà a Tommy, se gli avrai taciuto cose davvero importanti, o toccherà magari agli italiani, che mi sembrano abbastanza pericolosi" concluse, alludendo al cadavere che giaceva scomposto vicino al marciapiede.

Margaret sorrise leggermente e fissò a sua volta il corpo sanguinolento in questione.

"Non temere per me" prese a dire con un velo di ironia. "Gli italiani, come puoi ben vedere da quel corpo stecchito, so perfettamente come gestirli. E tuo fratello puoi stare certo che non è peggio di loro."

"Ora sei tu a sopravvalutarti."

"Forse" mormorò lei chiudendosi nelle spalle. "Ora posso andare o hai altri avvertimenti di cui rendermi partecipe?"

Arthur grugnì.

"Dannata ragazza, se non ti ammazzo ora è solo perché non uccido le donne."

"Ti prego Arthur, non frenare i tuoi bassi istinti. Spero che un giorno uomini e donne siano trattati da eguali, quindi trattami come tratteresti un maschio, no? Se vuoi ammazzarmi fallo."

IMPERIVM || Thomas ShelbyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora