3. Il cavaliere oscuro

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La notte era di un buio color petrolio mentre Margaret Wilson percorreva le viuzze desolate di Birmingham.

Correvano le 21 e a quell'ora tarda non vi era anima viva a calpestare i marciapiedi consumati dal tempo, ragion per cui la donna accelerò l'andatura e strinse al petto i viveri che aveva acquistato in una bottega lì affianco.

Era a un passo dalla strada principale quando una figura alta e nerboruta le bloccò letteralmente il passaggio, piazzandosi di fronte a lei con fare minaccioso.

"Eccovi, vedova Wilson" esordì l'uomo, sporgendosi in avanti e mostrando così alle rare luci dei lampioni il viso attraversato da spesse cicatrici biancastre. "La bellezza che tanto decantano in giro è vera. Peccato che dovrò uccidervi lo stesso."

Margaret tentennò presa alla sprovvista e gli occhi smeraldini si spalancarono nell'udire la minaccia.

"E voi chi diamine sareste?" sbottò lei, indietreggiando istintivamente. Inciampò nei suoi stessi piedi ma si rialzò chiudendosi maggiormente nella pelliccia, come se il gesto protettivo potesse salvarla dalla situazione in cui si era cacciata.

"Sono colui che ha partecipato all'omicidio di vostro marito e che ben presto compirà il vostro" mormorò l'uomo, dimezzando la distanza. Ora solo un metro separava i loro corpi frementi di adrenalina. "E lasciatemi dire che egli non vi ha reso giustizia. Charles Wilson ha pianto come un coniglio mentre lo torturavamo, scongiurando che lo lasciassimo in vita. Che illuso."

Margaret all'ennesima provocazione si conficcò le unghie nei palmi e digrignò i denti.

"V-voi, v-oi siete disgustoso..." sibilò lei con ira crescente, sputandogli addosso.

L'uomo non fece una piega e si limitò a pulirsi via la saliva dalla guancia. "Siete proprio una sgualdrina impertinente" disse, poi alzò la pistola che reggeva nella destra e si preparò a premere il grilletto.

Un secondo.

Due secondi.

E uno sparo squarciò la notte di Birmingham.

Margaret spalancò la bocca dalla sorpresa quando vide il corpo dell'omicida di suo marito cadere come un sacco vuoto in avanti, trafitto alla fronte da una pallottola e solo allora si accorse che un'altra presenza aveva fatto fuoco, posta dietro di lui.

L'uomo in questione, il suo salvatore, era niente meno che Thomas Shelby.

Margaret impiegò qualche secondo per comprendere cosa fosse appena accaduto e non appena realizzò di aver rischiato di morire barcollò frastornata ma piena di gratitudine verso il leader dei Peaky Blinders.

"Voi mi avete appena salvato la vita" sussurrò lei, scuotendo la testa tra sé, ancora sotto shock.

Thomas non rispose; si limitò a gettarle un'occhiata di sbieco. Poi le diede le spalle pronto ad andarsene ma la donna gli artigliò il polso per trattenerlo e con un gesto secco lo riavvicinò a lei.

Margaret cercò il suo sguardo e quando finalmente lo incontrò si accorse che un velo di turbamento oscurava le iridi cristalline dell'uomo.

"Signor Shelby, vi prego, permettetemi di ringraziarvi. Io vi devo la vita."

"Voi non mi dovete proprio niente" la corresse lui con tono calmo, tuttavia non strattonò via il polso della dita ossute della donna e i due rimasero fermi per qualche secondo di troppo in quella posizione che richiamava a una sorta di abbraccio.

"Sì invece" riprese Margaret, ostinata. "Ditemi come posso sdebitarmi, o non avrò mai pace."

Thomas nel sentire quelle parole trovò finalmente la forza di sciogliere la presa e mise una notevole distanza dalla donna.

IMPERIVM || Thomas ShelbyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora