10. Fuori controllo

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"E tutto?" chiese quasi ironica, mentre si risistemava le pieghe del vestito e alzava la spallina che non si era accorta fosse scesa.

Rialzò lo sguardo e si accorse che Thomas la stava studiando con gli occhi meno freddi, quasi umani. Ma nonostante l'espressione accondiscendente ciò che disse bruciò come fuoco: "Affatto. Da quando sai sparare, cara?"


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Margaret sbiancò impercettibilmente e arretrò di un passo, rischiando per l'ennesima volta di inciampare. I piedi nudi si ancorarono al pavimento ricoperto di vetri infranti, calpestando qualche coccio appuntito eppure non un singolo lamento fuoriuscì dalle labbra socchiuse.

L'espressione di Thomas la inquietava: si sentiva vulnerabile sotto quell'attenta indagine e presa alla sprovvista.

"Margaret, cosa stai macchinando?"

Lui la spogliava delle sue ferree certezze.

E non era un bene.

Solo in quel preciso istante si ricordò di avere ancora in pugno l'arma e la strinse maggiormente tra le dita, quasi a darsi forza.

Ricordati chi sei e cosa vuoi ottenere, Margaret.

Non è tempo di ripensamenti.

Pregò che la voce non le tremasse quando finalmente si decise ad aprir bocca.

"Un'arma in casa torna sempre utile e poi immaginavo che dopo i nostri trascorsi Edoardo Ceracchi avrebbe presto colpito: non potevo lasciarmi trovare impreparata" decise di dire alla fine, mentendo in parte.

Thomas ridusse gli occhi a due fessure: non l'aveva fregato.

"Basta bugie."

Margaret digrignò i denti e in un gesto impulsivo sollevò la pistola dritta davanti a sé. Thomas rimase per un istante spiazzato ma poi alzò di riflesso la sua.

Ora erano pari.

"Che stai facendo?!" sibilò lui, afferrando anche con l'altra mano la canna della pistola. Un leggero tremolio si intravedeva nella presa fintamente decisa. I suoi occhi erano sorprendentemente penetranti, confusi a tratti, e facevano male come se stessero graffiando sulla pelle, alla ricerca del suo vero io.

Margaret sollevò il mento come a sfidarlo: "Quello che tu internamente, Tommy, ti sei sempre aspettato da me. So che lo immaginavi, quindi eccomi allo scoperto: so impugnare anche io una pistola, e so come fare male."

L'uomo tentennò: era palese che non avesse previsto quel gesto, un gesto folle a tratti.

Quando mai si minaccia di morte il proprio marito?

"Abbassala Margaret, non fare idiozie."

"Non mi dai ordini: nessuno me li ha mai dati" gli rispose piccata lei prima di iniziare a dirigersi verso la porta d'uscita, con tanto di spalle voltate al muro per evitare di perdere di vista il marito. "E ora abbandono questa stanza. Non seguirmi: se ci proverai nulla mi eviterà di premere il grilletto."

Thomas era a dir poco senza parole. Le iridi chiare erano sbarrate. "Te ne vai veramente così, in questo modo? E cioè puntandomi una cazzo di pistola in faccia?"

Margaret sorrise appena, risoluta: "Hai ancora molto da imparare su di me, Tommy Shelby" disse, e senza smettere di tenere la pistola alzata –pronta a fare fuoco- richiuse dietro di sé la porta della camera da letto.

Thomas rimase solo e un sospiro di genuina frustrazione fuoriuscì dai denti serrati.

"Merda. Merda!" sbottò. "Cosa ho fatto di male nella vita precedente per meritarmi questo cazzo di casino?" continuò a bassa voce, più rivolto a Dio che a sé stesso. Poi a sua volta abbassò la maniglia e iniziò a percorrere il corridoio.

IMPERIVM || Thomas ShelbyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora