Thomas ingerì l'ennesimo sorso di whiskey e poi lanciò con rabbia il bicchiere di cristallo contro la parete dell'ufficio, imbrattandola di liquido ambrato. I vetri schizzarono ovunque, rimbalzando dalla scrivania fino al parquet, taglienti come lame scheggiate che penetravano nella tenera carne.
"Thomas, tutto bene?"
Ada abbassò la maniglia e si catapultò nella stanza, ma quando vide le condizioni pietose in cui era ridotta rialzò desolata lo sguardo, incrociando gli occhi privi di vita del fratello.
"Sì."
"Non mi sembra. Da quando spaccare bicchieri significa stare bene?"
"Ada" fu il richiamo roco di Thomas, mentre fingeva di prestare attenzione a un cumulo di scartoffie e atti di compravendita. "Fuori di qui. Non ho tempo, quindi vai ad importunare qualcun altro se hai voglia di chiacchiere del cazzo."
"Ma per disturbare la quiete di Watery Lane hai tempo, vedo" fu la replica di lei, sussurrata con delusione. "Piantala di tenerti tutto dentro e rendimi partecipe, dannazione a te e ai tuoi fottuti melodrammi!"
Thomas strinse le nocche ma non un lamentò fuoriuscì dalle sue labbra: gli era bastato quel gesto liberatorio per riacquistare il controllo.
Nessuno avrebbe dovuto capire l'amarezza che provava.
Nessuno.
"Fuori. Ora."
"Fai come ti pare, và."
Ada non si trattenne oltre e sbatté con violenza la porta, come a rammentargli un'ultima volta di averla fatta arrabbiare.
Thomas rimase quindi nuovamente solo, con l'unica compagnia della frustrazione che covava.
Aveva fatto una colossale cazzata nel sposare Margaret, una cazzata che lo stava lentamente uccidendo dentro, in una lotta tra dolore e piacere mischiati macabramente assieme.
******
La scena si ripeteva oramai identica da giorni.
Thomas rincasava tardi, a mezzanotte passata nella speranza di non incrociare la presenza della moglie –di cui non riusciva al momento nemmeno a sostenere lo sguardo-, e puntualmente il fato sembrava pronto a metterglielo nel culo.
Come quella sera: Margaret lo attendeva in camera da letto, nuda a parte una leggera vestaglia che la copriva dal freddo e succulenta come un fiore proibito con i lunghi capelli bruni che le arrivavano fino a quasi le natiche. Ma lui continuava deciso sulla sua strada: ignorarla.
La ferita inferta era ancora troppo fresca per essere rimarginata con del banale sesso, per quanto ottimo.
Già, Thomas si coricava dalla sua parte del materasso senza dire niente, con ancora l'odore dell'alcol appena ingerito addosso mischiato alla nicotina e così serrava gli occhi, pronto a cadere in un sonno tempestato da incubi.
Poi sentiva quella voce, la voce acuta di Margaret: "Thomas? Sei sveglio?"
Margaret lo chiamava, il tono morbido come il velluto. E lui la ignorava, la ignorava nonostante la piccola mano di lei che scendeva ad accarezzargli le spalle.
"Thomas, ti va di parlare? Non ci confrontiamo da settimane."
Ma lui non cedeva. Perché lui, questa volta, non si sarebbe fatto fottere da due begli occhi.
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IMPERIVM || Thomas Shelby
RomanceBirmingham, 1923. Thomas Shelby ha tutto ciò che si possa desiderare: potere, soldi e lusso. Eppure c'è un particolare che gli manca: una moglie, possibilmente seducente così da poterla sfoggiare come un gioiello privato della sua collezione. Margar...