<Gentili passeggeri stiamo iniziando la manovra di atterraggio, vi preghiamo di rimanere seduti ai vostri posti finché l'aereo non sarà fermo. Vi ringraziamo per la collaborazione e per aver volato con noi>.
Il silenzio che fino a quel momento aveva invaso l'aereo si dissolse.
I viaggiatori dormienti cominciarono a stiracchiarsi e ad aprire gli occhi lasciando il posto a sguardi insonnoliti e sbadigli.
Kuroko si affacciò dall'oblò per godersi le luci della sera, le nuvole grigie che quasi si fondevano col nero della notte e il quadretto di stelle sopra di loro.
In quello spettacolo dal vivo, la star più radiosa era sicuramente l'immenso aeroporto variopinto di luci e di movimento.
<Che meraviglia> la voce di Riko si sollevò estasiata.
Mentre tutti iniziarono a raccogliere gli effetti personali dalle proprie postazioni, Murasakibara si trovava in stato di Shock data l'astinenza da snack per tutto il viaggio.
"Perché non ti sei portato niente?" gli aveva detto Izuki e lui, indignato si limitò a ribattere "credevo che avessero qualcosina sull'aereo! Dove é finito il carrello degli snack? Che barbari".
Izuki avrebbe voluto zittirlo prima che potesse continuare invece si voltò dall'altra parte, a disagio.
In un sedile più avanti Kuroko si trovava in un groviglio di pensieri.
<Ci siamo> si disse riponendo il libro nel borsone.
Non seppe bene come spiegarsela, ma sentiva una sorta di ansia crescergli nello stomaco e di una cosa era sicuro: non era fame.
Scesero dall'aereo ancora un po intontiti dal lungo viaggio ma abbastanza vigili da godersi il capolavoro di architettura che si presentava ai loro occhi.
Un'enorme bandiera degli Stati Uniti d'America ricadeva stilosa sulla parete di marmo nero luccicante e il pavimento sul quale camminavano era stato lucidato talmente tanto da potercisi specchiare.
Dopo aver recuperato le valigie Hyuga volle raccomandarsi con l'intero gruppo prima di perdere qualcuno per strada.
<Ok ragazzi, stiamo tutti uniti. É facile perdersi se non si conosce il po-> ma dovette interrompersi quando notò che: Murasakibara era andato alla ricerca disperata di un distributore di merendine e
Midorima era entrato nel primo negozio che aveva visto per comprare l'oggetto fortunato per l'indomani.
<Miracoli....pff! É un miracolo che non li malmeno!> bofonchiò tra sé irritato.
Izuki che era affianco a lui cercò di calmarlo
<Su su, é stato un lungo viaggio per tutti>.
Hyuga sospirò e, insieme agli altri, seguì Kuroko fuori dall'aereoporto.
Le insegne luminose che irradiavano la città si riflettevano in mille frammenti sull'asfalto inumidita.
Taxi a destra e a manca interrompevano e riprendevano la marcia e si vedeva un gran brulicare di gente per le strade e nei locali.
Poco dopo Midorima e Murasakibara raggiunsero il gruppo fuori dall'aeroporto.
<Che c'é? Non sapevo se dopo avrei avuto il tempo per comprarlo> si giustificò Midorima davanti agli sguardi biechi dei compagni.
<Io avevo solo fame> proferì con scarso interesse Murasakibara che, strada facendo, si era riempito la bocca.
Per fortuna, prima che Hyuga potesse controbattere la loro attenzione fu catturata da una voce che li chiamava.
<Ragazzi!! Sono qui!>.
Era Alexandra che dall'altro lato della strada si sbracciava in punta di piedi per farsi vedere tra il via vai.
Il gruppo si avvicinò.
<Grazie per essere venuta a prenderci Alexandra. Ti chiediamo scusa per l'improvvisata, ecco noi, speriamo di non essere venuti a disturbare> la salutò Kuroko con un inchino.
<Non ci sono problemi!> esclamò esuberante tirando una pacca sulla spalla di Kuroko e raddrizzandolo in un batter d'occhio <Kagami in questo momento starà ultimando l'allenamento al college. Dobbiamo sbrigarci> continuò.
<Ma...se tu sei qui con la macchina chi lo andrà a prendere?>.
Alexandra fece la faccia di chi non aveva minimamente pensato al problema.
<E vabbé. Si farà una passeggiata> asserì sbrigativa.
Nessuno sembrava convinto della risposta ma senza indugiare oltre si sbrigarono a caricare i bagagli nel cofano.
<Starete un po strettini, spero non sia un problema> sorrise dal posto del conducente.
Mentre gli altri dietro si sistemavano come meglio potevano Kuroko cercava di farsi più avanti con il sedile per fargli avere più spazio.
La macchina era omologata per otto quindi era molto spaziosa anche se un po disordinata.
Riko era seduta in braccio a Hyuga e Izuki in braccio a Kyoshi in quanto nessuno degli altri compagni di viaggio voleva scomodarsi.
In men che non si dica, tra convenevoli e chiacchiere di circostanza erano arrivati all'appartamento di Alexandra.
A meno che Taiga non si fosse addormentato a luci spente, non vi era nessuno.
Alex aprì la porta e diede un'occhiata all'interno.
<Prego, entrate pure>.
Si scostò per far avanzare tutti nel corridoio e chiudersi la porta alle spalle.
Un telefono squillò.
Alex prese dalla tasca il cellulare e lo portò all'orecchio.
<Pronto?>.
Mentre parlava con il suo interlocutore ex Seirin ed ex Teiko si guardarono in giro.
Il suo appartamento era molto spazioso: davanti a loro, alla fine del corridoio c'era il bagno, poi, due a destra e due a sinistra di esso, altre quattro porte aperte.
Era stato pulito tutto con meticolosità, lo si capiva dalle superfici lustrate e dal profumo floreale che si respirava nell'aria.
<Si si, hai ragione, ma dovevo fare una cosa. Suvvia arrabbiarti dopo una partita così estenuante non ti farà certo bene, devi rilassarsi>.
Kagami dall'altro lato della cornetta doveva essere furibondo.
<Beh, si da il caso che non ti farebbe male tornare a piedi...Favorisce la circolazione e aiuta la ripresa...Come sarebbe a dire? Non ti fidi più del mio genio da allenatrice?...Ecco infatti, allora prendi le tue belle gambine e assapora a pieni polmoni l'aria fresca di stasera, io preparerò una cenetta squisita> fece un occhiolino ai presenti insicuri sul da farsi in quel momento: iniziare a sistemare le valigie nelle stanze o aspettare il suo permesso?
Optarono per la seconda scelta.
<ah non ceni qui? D'accordo come preferisci basta che non ti arrabbi più così con me, conserva queste energie per i tuoi avversari> concluse con voce languida.
Riattaccò soddisfatta del suo operato poi rivolse di nuovo l'attenzione ai suoi ospiti.
<Allora? Che aspettate? Sistemate pure le vostre cose nelle camere! Vi chiedo scusa, ci sono solo tre stanze quindi dovremo dormire in gruppi da quattro>.
<Nessun problema! Anzi siamo noi a doverla ringraziare per la sua ospitalità, se c'é qualcosa che possiamo fare per aiutarla in casa ce lo dica senza indugi> si affrettò a rispondere Hyuga che, nel caso non si fosse capito, si sentiva come il responsabile del gruppo.
Alexandra gli rispose con un sorriso, guardò riluttante i fornelli e contrariamente a quanto aveva annunciato prima al telefono decise che quella sera non li avrebbe nemmeno sfiorati.
<Stasera ordiniamo d'asporto, vi va?>.
Dopo il consenso generale si distribuirono per le stanze.
L'allenatrice aveva ragione: stava davvero martoriando Kagami ma erano tutti consapevoli che lo faceva per un suo bene maggiore.
D'altra parte nessuno quel giorno gli invidiò gli sforzi fisici.
La cena passò in fretta, Hyuga e Riko malgrado la preoccupazione di un eventuale imbarazzo, invece parlarono con scioltezza.
Alexandra si divertiva a dare consigli di cucina a Riko, con grande gratitudine di Hyuga, Kuroko, Izuki e Kyoshi che avevano già avuto modo di assaggiare i piatti, dalla dubbia commestibilità, cucinati dalla ragazza.
Kise, Midorima e Aomine discutevano su chi di loro tre sarebbe stato quello a realizzare più punti nell'amichevole che si stavano già premeditando di organizzare.
Avevano chiesto poi ad Alexandra di mostrarli campi da basket in zona per poter giocare e la donna aveva acconsentito sorridente.
Per quanto riguardava Tetsuya anche se era lì fisicamente, la sua testa era altrove. Precisamente a porsi dubbi sulla validità del regalo al quale aveva pensato per Kagami, per fortuna, prima che potesse colpirlo un mal di testa lancinante Akashi lo richiamò al tempo presente, a tavola, davanti al piatto di involtini primavera che inebriavano l'intero appartamento.
Così non ci pensò più finché non si trovò nel suo morbido futon ai piedi del letto di Kagami.
STAI LEGGENDO
All'Ombra Dei Ciliegi
Fanfiction"Non farlo" gli intimò una vocina dentro di lui. "Sarebbe ingiusto e forse anche da prepotenti". Ma Kagami la ignorò, pensando solo a cosa sarebbe successo se e quando le loro labbra si sarebbero incontrate. Il desiderio distrusse ogni forma di razi...