<Non dovevate incontrarvi dieci minuti fa???>.
<Beh si, ma volevo aiutarti a mettere a posto la spesa>.
Kuroko era perplesso: sua madre aveva fatto un lungo viaggio per andare a trovarlo eppure quella mattina sembrava volerlo cacciare di casa, casa che peraltro neanche era di sua proprietà.
La vide assumere uno sguardo serio, quasi minaccioso, e portare le mani sui fianchi.
<Kuroko Tetuya, esci da quella porta e raggiungi subito Taiga Kagami oppure giuro che ti riporto con me in Giappone seduta stante> cantilenò.
Il ragazzo non se lo fece ripetere una seconda volta e, mentre si avviava verso la porta, sentì alle proprie spalle la voce di Alexandra tranquillizzarlo.
<Non preoccuparti, aiuto io tua madre>.
Era appena stata dimessa dall'ospedale: la ferita non si era ancora rimarginata del tutto ma, a detta dei medici, poteva alzarsi dal letto purché senza strafare.
Mentre si chiudeva la porta alle spalle Kuroko rispose con un "grazie" affrettato.
Guardò il telefono.
"Cavoli, é proprio tardi".
Si precipitò giù dalle scale e uscì in strada.
La New York frenetica che aveva imparato ad apprezzare lo salutava col rombo dei motori di taxi affrettati.
Indianapolis era spettacolare; luminosa, elegante e moderna ma nulla poteva competere con l'iconografia di New York.
Ormai era avvezzo a prendere i mezzi e a muoversi in città per cui non ci volle molto per raggiungere il parco.
Cominciò a camminare sul prato verde e a guardarsi intorno.
Anche se lo aveva già visto, ogni volta che ci tornava qualcosa lo colpiva come se si trattasse della prima volta.
Era una sensazione impagabile.
Chiamò Kagami al telefono per farsi dire la posizione esatta in cui trovarlo ma proprio quando stava appoggiando il dispositivo all'orecchio riconobbe in lontananza una chioma rosso fuoco che si muoveva alla cadenza del vento.
Eh si, il tempo era ideale per un picnic.
Quando lo raggiunse tuttavia si accorse che stava dormendo, russando come un orso tra l'altro.
Si sedette accanto a lui e lo guardò ronfare beato.
Tenne a freno il desiderio di svegliarlo e decise di farlo dormire ancora qualche minuto.
Si chinò su di lui con l'intento di baciarlo e quando fu a pochi centimetri dalla sua guancia poté riconoscere ancora una volta il suo profumo: pino silvestre.
Quello stimolo sensitivo gli riportò alla mente il ricordo della notte in cui Kagami aveva dormito abbracciato a lui, e insieme ad esso, tutte le emozioni che aveva sentito.
Il pensiero lo fece ridere, istintivamente.
Si avvicinò ancora un pò fino a sfiorargli le labbra e a sussurrargli "ti amo" ma come se si trattasse di un proiettile, il corpo di Kagami si mosse all'improvviso poi con le braccia lo trascinò sulla tovaglia del picnic.
Era sopra di lui e non gli lasciava alcuna via di scampo.
<Ti avvicini di soppiatto, mi dici ti amo e poi mi baci mentre dormo?> lo squadrò con bramosia.
Spostò un braccio sopra il suo capo per avvicinarsi.
<Così mi togli tutto il divertimento> contestò prima di baciarlo.
Si capisce che la persona che ti bacia é quella giusta quando questa riesce a farti estraniare dal resto e a portarti in una dimensione a parte.
Ecco, era la magia che, in quell'esatto momento, Kagami era riuscito a instaurare.
E mentre Kuroko gli cingeva il collo con le mani si convinceva sempre di più che era meglio di qualsiasi schiacciata avesse realizzato.
Quando Kagami allontanò lentamente le labbra dalle sue, Kuroko riaprì gli occhi.
<Tua madre ha detto che resterà ancora per qualche giorno, giusto?> chiese Kagami mentre iniziava a tirare fuori pietanze a dir poco invitanti.
Kuroko si mise a sedere.
<Esatto. Vorrebbe restare a supportarmi fino alla mia prossima partita>.
Kagami si mise su un fiaco sorreggendo pigramente la testa col braccio piegato.
<Sei fortunato ad averla>.
Kuroko annuì.
<Sono un pò agitato>.
Kagami sbarrò gli occhi.
<Per cosa?>.
<Per la prossima partita, dobbiamo giocare l'uno contro l'altro...non...non sei un pò teso?>.
<In effetti si, per la brutta figura che farete quando vi batteremo> scherzò lanciandogli un pugno su una spalla.
<Non penserai davvero che sarà così facile, spero> controbatté Kuroko ironico.
Respirarono entrambi la leggerezza di quel momento finché Kagami non divenne più serio.
<Non importa quello che succederà, non ho intenzione di rinunciare a te Kuroko> affermò mentre gli prendeva il mento tra le dita.
Anche se era abituato alla sua intraprendenza, alla sua attenzione e gentilezza Kuroko arrossiva sempre come se si trattasse del primo bacio, della prima carezza, del primo contatto.
Lo guardò in silenzio mentre frugava nella tasca in cerca di qualcosa poi, un secondo dopo riconobbe l'anello che credeva disperso.
<Se anche tu lo vorrai, é ovvio> aggiunse Kagami arrossendo leggermente.
<Kagami-Kun, cosa...?>.<Oggi, Kuroko, sotto questi ciliegi vorrei chiederti...>.
Come se fossero l'unico suono attorno a loro, quelle parole acquisirono, nella mente di Kuroko un eco unico e armonico.
Un eco che sicuramente avrebbe portato quelle esatte parole nel suo sé più profondo, per custodirle.<...di passare il resto della vita al mio fianco>.
Si bloccò.
Niente di lui si muoveva, eccezion fatta per le palpebre che di tanto in tanto scattavano come grilletti.
<Kuroko?>.
<Tutta la vita é troppo>.
Prima di sperimentare che un macigno avrebbe pesato meno in confronto a quella frase, pronunciata con tono piatto, Kagami cercava di comprendere se il ragazzo che aveva davanti stesse scherzando o meno.
Vide una gocciolina cadere sulla tovaglia ma non stava piovendo anzi il cielo era aperto e limpido.
<Non so se riuscirei a tenere a bada la testa calda che sei per così tanto tempo> ridacchiò mentre con i polsi si asciugava una lacrima dopo l'altra.
Sperava che la sua voce risultasse sicura ed eloquiente, invece tremava di felicità e al tempo stesso di paura.
Perché una cosa ignota come il futuro spaventa chiunque ci pensi.
<Certo che lo voglio!> concluse mentre un singhiozzo lo interrompeva.
Kagami si alzò in piedi prendendogli le mani.
<Stupido> disse sorridendo.
Gli infilò l'anello e gli diede un delicato bacio sulle labbra.
Restarono lì, senza contare i minuti, o le ore, a guardare la fioritura dei ciliegi e i petali volteggiare come coriandoli.
Il cuore e la mente di Kagami si erano riappacificati: Alexandra stava bene, Waylen aveva avuto quel che meritava e tutti i nodi erano venuti al pettine.
Quanto a Kuroko, beh, arrivò alla conclusione che, tra la paura di aprire il cuore all'amore e il coraggio di immergersi in un sentimento così travolgente, molto probabilmente...aveva vinto il coraggio.
STAI LEGGENDO
All'Ombra Dei Ciliegi
Fanfic"Non farlo" gli intimò una vocina dentro di lui. "Sarebbe ingiusto e forse anche da prepotenti". Ma Kagami la ignorò, pensando solo a cosa sarebbe successo se e quando le loro labbra si sarebbero incontrate. Il desiderio distrusse ogni forma di razi...