Capitolo 14: Verità

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La via del ritorno sembrava interminabile e il malumore che attanagliava Kuroko, così come Kagami, aveva contagiato tutti.
<Si può sapere cosa sono quei musi lunghi?>.
Riko non era più riuscita a trattenere la sua curiosità.
La sua domanda risvegliò Hiyuga dai suoi pensieri quindi staccò gli occhi dal finestrino e si voltò verso di lei.
<Stanchezza, suppongo> replicò a nome di tutti.
In effetti vigeva una spossatezza generale, ma, dallo sguardo insistente con il quale Riko importunò Kuroko e Kagami, Hiyuga capì semplicemente che, quella risposta l'aveva convinta a risalire all'origine di quel malessere generale.
<Voi due!> li indicò <é da ieri sera che non aprite bocca, dovrei essere informata di qualcosa?>.
Come unico aiuto Hiyuga lanciò loro una fugace occhiata che voleva significare "perdonatela, sapete com'é fatta".
Kagami, che era seduto davanti, anche se si irrigidì parlò con voce ferma.
<Ho dormito male>.
Gli era bastato un attimo per accorgersi che Kuroko, nello stesso momento, aveva usato le sue identiche parole.
Data la sua risposta pronta, Kagami si chiese se non avesse passato anche lui la notte a rimuginare sulla loro ultima conversazione.
Nella sua mente era tutto così ingarbugliato che approfittò del silenzio generale per meditare.
Lui finalmente era riuscito a dichiararsi, ma era stato tutto inutile, se non controproducente.
Aveva ripetuto a se stesso che era un bene, che in caso di un rifiuto avrebbe comunque proseguito per la sua strada, ma il problema era solo uno: Kuroko non aveva rifiutato lui, ma la possibilità di una relazione a distanza, portando ancora più caos nella sua testa.
Che sciocco, neanche aveva valutato un simile risvolto.
Ad ogni modo, Kuroko o non Kuroko, doveva riuscire a metter da parte quel guazzabuglio o avrebbe mandato all'aria la sua possibilità per accedere al draft dell'NBA.
<Joseph é stato davvero gentile a permetterci di soggiornare nel suo cottage> osservò riconoscente Akashi.
<Concordo, temo di non averlo ringraziato come si deve> aggiunse Kagami.
<É vero! E poi...vogliamo parlare di quel fantastico campetto? Cavoli! É stata una favola giocarci> proruppe Kise, con gli occhi teatralmente lucidi <ne sentirò la mancanza>.
A tal proposito, era opinione di tutti che non potevano certo tornare in Giappone senza salutarsi come si deve, ovvero con un'ultima partita.
Quel pomeriggio non mancava niente, dal sole sfolgorante al campetto sgomberato.
<Si é smarcato!>.
<Tira!!!>.
<Fermalo Murasakibara!>.
<Non ho bisogno di un tuo promemoria per difendere il canestro> rispose il pivot, rude, a Midorima.
Kuroko da metà campo, voltandosi fece in tempo a vedere il compagno di squadra bloccare, con uno schiaffone, il tiro libero di Aomine.
<Maledizione> sbottò quello, cadendo a terra.
<Dovresti sapere che non é così facile battermi>.
Aomine sorrise, anche se non per le parole di sfida del suo avversario ma perché, un istante dopo, Kagami saltó verso il canestro per mettere a segno una portentosa schiacciata.
Aveva lasciato di sasso tutti, persino Murasakibara, ma Kuroko che si avvicinava al canestro per prendere parte al contropiede, fece finta di non averlo visto.
Le loro spalle si sfiorarono ma non si guardarono nemmeno.
Da quando era iniziata l'amichevole Kagami aveva giocato senza remore, soprattutto nei suoi confronti e così doveva essere.
Ma Kuroko leggeva nei suoi movimenti una rabbia a stento controllabile e gli era ben nota la ragione di una simile furia.
Osservava la maglia rossa che correva verso di lui e sembrava pronto a tutto pur di fermarlo.
<Cosa fai??? Rientra in area idiota!> sbraitò Hiyuga mentre la zona sotto il canestro restava indifesa, Kagami non sembrava nemmeno averlo sentito, dimenticandosi che era compito di Aomine marcare Kuroko.
Questi d'altro canto sapeva esattamente quello che doveva fare, ossia passare la palla.
Ma una scintilla di ribellione lo portò ad avanzare, deciso, per avere la meglio in un confronto al di sopra della partita stessa: un gioco di potere psicologico esercitato da sguardi severi.
Kagami non si aspettava un simile impeto da parte sua; non quel giorno, non in quel momento; tanto che quella visione gli fece provare un fremito.
<Kagami!!!>
Quando l'incitazione di Hiyuga riportò la sua mente sul campo era troppo tardi: Kuroko l'aveva superato.

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