Quella notte il vento si era calmato.
Le stelle, lanterne notturne sparse nel firmamento, avevano il solo scopo di rincuorare chi ancora non era stato avvolto dall'abbraccio del re sonno; Kuroko era uno di questi.
Era stata la voce sbiascicata di Kagami a svegliarlo, per via di lamenti sempre più frequenti.
<Kagami-kun> lo chiamò.
I lamenti non cessavano ma Kuroko si rese conto che doveva sognare qualcosa perché dormiva profondamente.
Gli strinse una mano nella sua nonostante la difficoltà date le sue mani così piccole e indichi secondi il dormiente si calmò.
Kuroko sorrise, gli diede un bacio sulla fronte, delicato e leggero affinché continuasse a dormire placido e si diresse verso il bagno.
Al suo ritorno sul comodino spiccava una luce blu che dopo qualche secondo si affievolì.
Istintivamente gli si avvicinò quanto bastasse a capire che si trattava del telefono del fidanzato, così, istintivamente, rivolse lo sguardo su di essa e il suo cuore ebbe un sussulto.
Là, sullo schermo, appena sopra la finestra di una notifica lesse a caratteri cubitali un nome particolare: "Waylen Bryce".
Incuriosito prese tra le mani il telefono e lesse il testo del messaggio aiuntandosi a comprenderne il significato con il traduttore.
Era vago ma intriso di un tono così colloquiale che quello non poteva essere il primo messaggio che gli inviava.
Per l'esattezza il contenuto del messaggio era pressappoco il seguente: "É stata decisa la data di inizio del torneo Basketball NCAA".
Sorvolò sulle domande riguardanti il perché quei due si tenessero in contatto quando giunse un secondo messaggio poco dopo, che, tradotto diventava "ricorda il nostro patto".
Kuroko era immobilizzato.
Patto?
Che genere di patto?
Ma soprattutto, perché Kagami non ne aveva fatto parola con lui?
Lesse un'altra volta il messaggio, sicurissimo di aver frainteso qualche parola ma, traducendo nuovamente il testo, il significato non cambiava.
Si lasciò cadere sul letto riconoscendo che avrebbe dato qualunque cosa per sbloccare il telefono e leggere l'intera conversazione.
"Ormai é tardi per porsi il problema, domattina gli chiederò spiegazioni e sono sicuro che mi dirà la verità...sicuramente" pensò.
Sfortunatamente non riuscì a prendere sonno, talmente era disorientato dall'insolito messaggio che Kagami aveva ricevuto.
E poi perché gli aveva scritto a quell'ora?
All'improvviso un'idea fulminò Kuroko da capo a piedi.
Con uno scatto si mise seduto sul letto.
Il battito del cuore accelerato e gli occhi sbarrati: per avergli scritto, Waylen doveva essere sveglio e...al momento era l'unico in grado di dargli le risposte di cui aveva bisogno.
Abbandonò definitivamente ogni tentativo di riaddormentarsi e chiamò l'allenatore tentando di mantenere il pieno controllo sulle sue emozioni.
La voce di Waylen risuonò dall'altra parte della cornetta.
<Kuroko, che succede?>.
Sembrava sinceramente sorpreso dalla chiamata ma Kuroko cercò di rimanere centrato sul suo obiettivo.
<Dobbiamo parlare> disse con tono grave.
<Tetsuya...sono le> l'uomo si bloccò probabilmente per leggere l'orario sullo schermo <sono le cinque di mattina, non potremmo->.
<So dell'accordo tra lei e Kagami Taiga> tagliò corto senza dargli il tempo di finire di parlare.
Forse non era prudente accennarlo al telefono ma era agitato e disorientato pertanto l'istinto prevalse facilmente sulla razionalità.
<Oh...>.
Waylen non appariva né turbato né angosciato, si era semplicemente limitato a dargli appuntamento dopo mezz'ora in un locale aperto tutta la notte all'angolo della strada.
Una volta capita la locazione Kuroko terminò di vestirsi e uscì sotto le prime luci dell'alba.*
Bisogna ammettere che Kagami Taiga é alquanto lesto quando si tratta di corsa; che sia durante una partita ufficiale o semplicemente per riscaldamento; ma mai, proprio mai, aveva corso veloce come quella mattina di ottobre.
A pochi passi dall'ospedale schivava giusto in tempo le persone per evitare di travolgerle tanta era la fretta che lo sopraffava.
Quando mise piede nella struttura trovare Kuroko fu tutta un'altra questione: il fiatone e lo stato di ansia in cui si trovava alteravano la sua capacità di esprimersi chiaramente.
Le incomprensioni andarono avanti finché l'infermiera con la quale aveva conversato al telefono non lo raggiunse.
<Prego, mi segua> lo incoraggiò mentre gli indicava un lungo corridoio.
Kagami fece come gli era stato detto, la prima cosa che arrivò al suo naso, avanzando nell'asettica corsia, fu l'odore intenso di disinfettante e lattice.
Capì che erano arrivati nella stanza in cui stava Kuroko quando, da una porta bianca vide uscire Waylen.
Mosso dal timore di quel che poteva essere accaduto corse verso di lui.
<Waylen! Cos'é successo???>.
L'uomo alzò lo sguardo sorpreso e quando fece segno al ragazzo di abbassare la voce questi era già davanti a lui, con entrambe le braccia appoggiate alle sue spalle.
<Devo vederlo> si impuntò con voce ferma.
Ma Waylen lo bloccò prima che la sua mano potesse impugnare la maniglia.
<Taiga, aspetta. Adesso é in stato di incoscienza, ha bisogno di riposare>.
<Ha bisogno di vedermi> lo corresse turbato ancora di più da quella rivelazione.
<Per favore, si calmi>.
Era la voce dell'infermiera che li aveva raggiunti.
Kagami cercò di respirare profondamente.
<Starò in silenzio, non emetterò un fiato ma vi prego...ho bisogno di vederlo>.
L'infermiera e Waylen si scambiarono un'occhiata poi si fecero da parte per consentirgli di entrare.
Nulla quel giorno fu in grado di spezzargli il cuore quanto quello che videro i suoi occhi: Kuroko era sdraiato su una brandina, il suo corpo era coperto da un lenzuolo bianco, tirato fino al collo; aveva il capo fasciato da diversi giri di garza e ferite dal sangue incrostato sulla parte destra del viso.
Come erano arrivati a quel punto?
La sera prima era avvenuto qualcosa di magico tra di loro, un meraviglioso incantesimo ma in quel momento Kagami si sentì soltanto vittima di un crudele sogno.
<Kuroko...> boccheggiò, incapace di discernere la rabbia e la disperazione che provava.
<L'ambulanza ha riferito la probabilità di un trauma cranico in seguito a un incidente stradale> accennò l'infermiera <quando sono giunti sul posto aveva già perso conoscenza>.
<Come é potuto succedere?>.
<É una fortuna in questo caso che il conducente del veicolo non abbia commesso omissione di soccorso, Kuroko rischiava danni più gravi> spiegò Waylen squadrando l'infermiera, la quale in seguito tentò di condurre fuori Kagami.
<Adesso però devo chiederle di lasciar riposare il paziente>.
<Aspetti, per favore. Mi faccia rimanere con lui> la supplico.
<Potrà venire a trovarlo nel pomeriggio, non si preoccupi: é in buone mani>.
Uno strano guizzo affiorò dalle labbra di Waylen.
<Non preoccuparti Kagami, adesso ci sono anche io> sussurrò con una voce irriconoscibile mentre l'infermiera riusciva a chiudersi la porta alle spalle.
Waylen si sistemò i capelli brizzolati poi con uno sguardo sinistro squadrò le ferite che arrossavano l'incarnato biancastro di Kuroko.
<Io non volevo ma tu mi hai costretto a farlo...> ringhiò tra i denti.
Si guardò l'orologio ripensando alla facilità con cui le cose erano precipitate e inevitabilmente tornò con la mente alla conversazione che aveva avuto con lui all'alba.
Tornò al bar dove aveva dato appuntamento a Kuroko e al momento esatto in cui iniziava a perdere il senno...
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All'Ombra Dei Ciliegi
Fanfiction"Non farlo" gli intimò una vocina dentro di lui. "Sarebbe ingiusto e forse anche da prepotenti". Ma Kagami la ignorò, pensando solo a cosa sarebbe successo se e quando le loro labbra si sarebbero incontrate. Il desiderio distrusse ogni forma di razi...