Capitolo 17: Proteggerti

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Nello spogliatoio non volava una mosca; nessuno si azzardava a emettere un suono.
<Allora? Mi avete sentito oppure no!?>.
Ad interrompere il silenzio fu la voce autoritaria di Waylen; Tyler ritrasse lama nonostante fosse stato beccato con le mani nel sacco.
Kuroko osservò Waylen, non lo aveva mai visto così fuori di sé.
Si mosse per avanzare di un passo ma fu bloccato dalla mano di Kagami.
<Signore, mi sono trovato costretto a intervenire> spiegò.
Senza alcuna paura o esitazione avvicinò a sé Kuroko il quale, anche se circondato da sguardi taglienti, si sentiva al sicuro, intoccabile ed effettivamente era proprio così.
<Dopo aver udito un forte rumore sono entrato e ho visto un suo compagno di squadra prendere Kuroko per il colletto della maglia>.
Waylen si accigliò.
<Allora suppongo che tu sappia dirmi chi é stato> constatò setacciando la stanza e scrutando ogni giocatore.
Kagami guardò dritto negli occhi il colpevole con tutta la rabbia che gli era rimasta.
Waylen non parve affatto sconcertato dalla rivelazione, anzi, alzò gli occhi al cielo.
<Come sospettavo>.
La sua voce era delusa e irritata allo stesso tempo.
Tyler cercò immediatamente di scagionarsi.
<Lei non capisce, coach! Questo ragazzo sta disgregando la squadra, non é neanche lontanamente al nostro livello!> sbraitò accennando a Kuroko con un movimento del braccio.
<Eppure mi sembra che vi abbia dato del filo da torcere>.
Alexandra aveva parlato senza riuscire a frenarsi.
Il viso di Tyler si contrasse ma non fu così intimidatorio da far tentennare l'espressione decisa dell'allenatrice così si voltò e si avviò verso la porta.
<Tyler! Non ti ho dato il permesso di uscire!>.
Se prima Kuroko pensava che Waylen aveva raggiunto l'apice della rabbia, capì in quel momento che si sbagliava.
L'interpellato procedeva spedito verso la porta senza alcuna intenzione di fermarsi.
Allora Waylen tornò a discorrere con lui.
<Se esci da quella porta puoi considerarti fuori dalla squadra> gli intimò.
Ci fu un attimo di tensione poi il capitano, un secondo dopo, divenne ex capitano.
Waylen non diede al silenzio il tempo di ricompattarsi.
<Se qualcuno ha intenzione di seguirlo che lo faccia adesso> sentenziò.
La fiducia dell'uomo in Kuroko si spingeva fino a rinunciare ad altri membri della squadra.
I giocatori rimasti si lanciarono sguardi contrariati e pensierosi ma non si mossero di un millimetro.
<Bene. É tutto> commentó asciutto l'allenatore scansandosi di qualche centimentro dall'ingresso, per consentire a tutti i giocatori di uscire.
Quando anche Alexandra condusse fuori Kagami si voltò verso Kuroko, che sopraffatto per come erano precipitate le cose accennò un rispettoso inchino.
<Mi dispiace signore, davvero>.
Più che essere un carnefice era la parte lesa, ciononostante gli venne istintivo porgere le proprie scuse.
<Sono io a dovermi scusare ragazzo> rispose guardandolo radrizzarsi <non era mia intenzione metterti in una situazione simile>.
<Avrei voluto essere più forte, forse mi avrebbero accettato in squadra>.
Waylen lo squadrò senza capire come Kuroko non si fosse reso conto del grande passo avanti che aveva fatto quel giorno.
<Vedrai, il peggio é passato. Tyler era il più problematico e indisciplinato tra tutti, sono certo che con il suo ritiro gli altri si calmeranno>.
Kuroko era comunque dispiaciuto, si trattava pur sempre di un suo coetaneo che come lui amava il basket.
<Spero di essere all'altezza delle aspettative>.
<Lo sarai, oggi ne ho avuto la conferma> replicò l'uomo posandogli una mano sulla spalla e si avviò verso la porta.
<Ah quasi dimenticavo!> esclamó arrestandosi.
Si voltò e cercò frettolosamente dal taschino della giacca qualcosa che si riveló essere il portafoglio.
"Non vorrà mica darmi dei soldi!??" pensò Kuroko già intento a fare congetture sul come rifiutarli cortesemente.
In realtà Waylen ne estrasse due pezzi di carta che non avevano l'aspetto di banconote.
<Vorrei che tu mi permettessi di rimediare accettando questi> spiegò porgendoli con calma verso di lui.
Kuroko scosse il capo e agitó le mani.
<Non ce n'é davvero bisogno signore>.
Non aveva nemmeno capito che cosa fossero ma sapeva già quello che era giusto fare.
Si sentiva diverso dai suoi compagni di squadra e l'occhio di riguardo che Waylen talvolta aveva per lui presto o tardi gli avrebbe portato altri problemi, pensò.
Ma Waylen non volle sentire ragioni.
<Sciocchezze! Bada che non accetterò un "no" come risposta>.
<Ma>.
<E ovviamente neanche un "ma"> affermò ridacchiando.
Vedendo che Kuroko non accennava ad agguantarli insistette un'altra volta.
<É il minimo che possa fare>.
Kuroko fece un passo in avanti per prenderli e quando si fu avvicinato capì che si trattava di due biglietti anche se ignorava per cosa.
<Ma c'é un biglietto in più...>.
<Ne avevo preso uno anche per mia moglie ma preferisco che ne usufruisca tu. Potresti portare con te quel tuo amico che ha preso le tue difese prima, almeno così avrei modo di sdebitarmi anche con lui>.
<Ma...ne é sicuro?>.
<Assolutamente!!!> esclamò ad alta voce, chiudendo la mano di Kuroko a pugno affinché tenesse i biglietti.
Kuroko non aspettandosi di essere interrotto una seconda volta e per di più con una tale foga fu sopraffatto dallo stupore.
<Allora la ringrazio>.
Fu chiusa così la conversazione; Kuroko raggiunse Alexandra e Kagami, i tre tornarono dunque all'appartamento, le ferite di Kagami furono medicate; sullo zigomo e sul mento la pelle iniziava chiaramente ad arrossarsi, segno di due contusioni; dopodiché Kuroko parlò del generoso regalo che Waylen gli aveva fatto.
A definirlo generoso fu Kagami il quale riconoscendoli si entusiasmò.
<E te ne ha dato addirittura due!>.
<Infatti, per che cosa sono?>.
<Oh, solo per una delle tappe più gettonate di New York!> esclamò fissando i due ticket stampati lasciati sul tavolo.
Forse Alexandra aveva notato l'aria interrogativa di Kuroko perché intervenne.
<Si tratta dell'Edge Hurdson Yards. É un osservatorio panoramico qui a New York. Essendoci stata una volta vi consiglio di andarci adesso se volete godervi la vista più bella della giornata>.
Ebbe giusto il tempo di finire la frase che Kagami e Kuroko non se lo fecero ripetere due volte.
La salutarono dopodiché indossarono giacche e sciarpe per uscire in strada.
Se c'é una cosa che un newyorkese sa é che esistono due modi efficienti per muoversi nella grande città statunitense: la metropolitana o...il taxi!
Detto fatto, Kagami chiamò con il braccio un'autovettura gialla, con una bella insegna bianca luminosa, appena la addocchiò.
<Ricordami di ringraziare Waylen> disse mentre, con una galanteria sospetta, apriva la portiera a Kuroko.
<Tu non ci sei mai stato prima?> chiese l'altro quando furono saliti entrambi.
<Macché, pensa che con tutto il da fare che avevo non ne ho avuto il tempo> chiarì e se non fosse stato intento a spiegare all'autista dove volevano andare avrebbe scorto un sorriso fugace illuminare il volto di Kuroko.
"Quindi ci va per la prima volta con me".
Quell'osservazione gli riscaldò il cuore, stavano cominciando a costruire qualcosa insieme e forse quella volta sarebbe stato un "insieme" permanente.
Era così no?
Dopotutto erano...fidanzati? Si potevano definire così anche se non lo avevano mai concordato in modo ufficiale?
In effetti, dopo il loro ultimo momento di intimità non ne avevano avuti granché.
Con Alexandra sempre in casa e entrambi impegnati con le loro emergenti carriere il tempo per loro scarseggiava.
Per questo Kuroko era più che felice di potersi ritagliare un pó di tempo da solo con lui.
Bastava la sua presenza per pensare che qualunque problema si potesse risolvere, Kagami riusciva a trasmettergli un senso di sicurezza e di tranquillità senza mai smentirsi.
L'auto lasciò la zona residenziale per immettersi in strade più affollate.
Passarono per time square, uno dei quartieri più iconici di New York mai tanto per i suoi colori quanto per il suo traffico che li stava rallentando.
<Alexandra ha ragione, guarda che spettacolo> commentó Kuroko sporgendo la testa dal finestrino per guardare il cielo.
<Vedrai che riusciremo ad ammirarlo prima che svanisca> rispose Kagami quando la fila di macchine diventò più scorrevole.
Quando arrivarono a destinazione, anche se Kuroko non lo aveva mai visto, nemmeno in foto, non fu difficile distinguere l'Edge Hudson Yards nel complesso di grattacieli.

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