Capitolo 22: Sparo

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Era una domenica tranquilla quando qualcuno bussò alla porta di Alexandra, Kagami era uscito per fare due tiri con Joseph (anche se inizialmente aveva intenzione di andare all'ospedale).
Joseph aveva tentato di dissuaderlo
"Non servirà a nulla. Quello ti caccerà via come ha fatto tutte le altre innumerevoli volte..." ma non era bastato a fermare il ragazzo che, senza arrendersi, ogni settimana tentava un nuovo modo per andare da Kuroko e sperare di non trovare lì il suo allenatore.
Poi però, aveva smesso di tentare ed era rimasto ancora più allarmato nel constatare che Kuroko, giorno dopo giorno, non tornava più all'appartamento.
"Dove diavolo sarà?" continuava a tormentarsi mentre tentava inesorabilmente di chiamarlo.
Quando dall'altra parte del telefono una voce robotica annunciava "il numero da lei chiamato é inesistente" si decise a rimanere sveglio un'intera notte.
Era convinto che Kuroko scegliesse quel momento per entrare senza farsi vedere e poi andarsene prima che si svegliassero.
Ma quando anche la notte trascorse senza alcun rumore Kagami dovette rassegnarsi.
Probabilmente era andato a stare da Waylen, era l'unica spiegazione plausibile.
Ciononostante detestava l'idea che Kuroko preferisse aggrapparsi a quell'infimo essere, piuttosto che tornare sui suo passi e quantomento provare a chiarirsi con lui.
Che aveva sbagliato ormai lo aveva appurato ma non poteva certo irrompere nel domicilio di Waylen...
"Non posso fare una cosa del genere...giusto?" pensò decisamente con scarsa convinzione.
Aveva chiesto l'indirizzo di Waylen ad Alex ma la donna temendo che avrebbe potuto fare qualche sciocchezza si era rifiutato di darglielo costringendolo al gesto estremo: estrapolare quell'informazione dal suo telefono.
Ad ogni modo, tornando al tempo presente, Alex si avviò verso il portone per chiedere chi fosse.
Quel qualcuno bussò ancora più insistentemente.
<Chi é?>.
Silenzio.
Alex andò in cucina e prese una delle padelle più vecchie che aveva e tornò davanti al portone.
Guardò dallo spioncino ma non vi era nessuno.
Poi però sentì di nuovo bussare.
<Devo chiamare la polizia?> minacciò infastidita.
Se erano ragazzini che volevano solo scherzare sarebbero scappati via...ma avrebbe fatto lo stesso anche un mal intenzionato?
<Alexandra? Sono Kuroko. Scusa se ti disturbo a quest'ora>.
Alex lasciò cadere a terra la pentola e per poco non si sentì mancare.
Aprì di scatto la porta e lo trascinò dentro.
<KUROKO! SEI TORNATO, CI HAI FATTO STARE IN PENSIERO!!!> esclamò senza riuscire a trattenere la gioia.
Lo abbracciò talmente forte che il ragazzo dovette chiederle di lasciarlo respirare.
<Mi dispiace Alexandra, sei sola?> chiese con una nota di incertezza.
<Si, Taiga é uscito da poco. Aspetta, ora lo chiamo. Non sai quante volte ha cercato di mettersi in contatto con t->.
<Non sarà necessario>.
Kuroko l'aveva interrotta con fermezza.
<Che ti é successo?> chiese la donna che per un attimo non lo aveva riconosciuto.
Kuroko sembrò destarsi da un tetro stato d'animo e abbozzò un sorriso.
<Non voglio disturbare. Sono solo venuto a prendere le mie cose>.
<Cosa? Le tue cose? Ma come?>.
Il giovane cominciò ad attorcigliarsi le mani poi tentò di spiegarsi.
<Si. Per un pò andrò a stare da Waylen, casa sua é più vicina al college, inoltre vuole personalmente essere sicuro che io non abbia ricadute dopo l'incidente>.
Alex che nel frattempo aveva raccolto da terra la padella la scaraventò il più lontano possibile causando un fracasso assurdo.
<Non prendermi in giro Kuroko, so che vuoi lasciare l'appartamento per via di quel che é successo tra te e Kagami>.
Kuroko abbassò lo sguardo consapevole di essere stato colpito e affondato.
<Perché non sei disposto a dargli un'altra possibilità, lui é veramente dispiaciuto per...no...sai che c'é? Dovete parlarne voi due, ora lo chiamo subito> ripeté, più convinta di prima.
Kuroko non voleva arrabbiarsi con lei, era sempre stata gentile ma le sue mani si mossero da sole e afferrarono quelle della donna bloccandola.
Alexandra, sopraffatta lo guardò senza parole alimentando il disagio di Kuroko stesso.
<Ti ringrazio per tutto quello che hai fatto per me Alexandra, non lo dimenticherò> ciò detto si avvió verso la stanza di Kagami, preparandosi ad entrare in un mare di sensazioni e ricordi.
Prese tutti i suoi vestiti e il paio di scarpe in più che aveva portato, il tutto sotto lo sguardo triste e impotente di Alexandra.
<Ci vedremo sicuramente agli NCAA> riferì mentre si impegnava a mantenere un tono caloroso, con scarso successo.
Alex allungò una mano, per trattenerlo, per impedirgli di uscire da quella porta ma si sentì bloccata.
Temeva che il ragazzo, andato a farle visita, non fosse affatto Kuroko.
Quando Kagami tornò all'appartamento non fu difficile per lui cogliere che c'era qualcosa che non quadrava...a cominciare dal mazzo di chiavi in più all'ingresso.
Si avvicinò per esaminarlo: era il mazzo di chiavi che avevano dato a Kuroko.
<No...>.
Guardò Alexandra che di rimando si limitò a un'espressione dispiaciuta.
Fece una corsa in camera sua solo per trovare una stanza non più caotica.
Non c'era più nulla che appartenesse a Kuroko...fatta eccezione per qualcosa di molto speciale o che, quantomeno, poteva esserlo stato.
Là, sul comodino, la luce del sole rivelava un luccichio piuttosto familiare.
Kagami lo riconobbe subito, anche se voleva imporsi di non farlo e con un lungo sospiro prese tra le mani l'anello che gli aveva regalato.
Alex si affacciò dalla porta.
<Mi dispiace Taiga. Gli avevo detto di aspettare che tornassi ma...>.
Non riuscì a completare la frase; forse era inutile o comunque non era giusto.
Alex sentiva crescere la preoccupazione dentro di sé.
E se avesse rinunciato?
Se fosse rimasto talmente distrutto da quel gesto da non riprendersi più?
Sarebbe riuscito là dove in molti avevano fallito?
Per quanto la sua presa era salda il borsone scivolò a terra e Alexandra guardò le sue spalle irrigidirsi fino all'immobilità.
La sua mano stringeva talmente forte l'anello da tremare.
<Taiga?> lo chiamó con crescente preoccupazione.
Lasciando tutto lì, Kagami si avviò verso la porta sospinto da una furia che anche lui non riconosceva.
Era velocissimo.
<Se ha intenzione di finirla dovrà dirmelo in faccia> mormorò mentre spalancava la porta d'ingresso.
Alex, al culmine dell'ansia, si infilò un paio di pantaloni e con le infradito lo seguì.
Una tigre, affamata, avrebbe fatto meno paura.

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