Capitolo 9: Una nuova luce

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Ed eccolo lì.
Lo sentiva premere nel petto.
Quell'orribile senso di impotenza che, prima di lui, aveva sperimentato anche Akashi.
Anche se era consapevole di non essere l'unico ad averlo provato sulla pelle era comunque un'esperienza disarmante.
Il povero malcapitato sentì la tensione dei muscoli nei polpacci intensificarsi.
Non sapeva dire che cosa lo faceva sentire più umiliato: se lo sguardo di superiorità di Nash o la consapevolezza che Kagami stava assistendo a tutta la scena.
Le gambe non lo ressero più e cadde a terra mentre Nash palleggiava verso il tabellone e segnava un altro punto.
<KUROKO!!>.
Kagami corse verso di lui nello stesso momento in cui, col suo latrato, Numero Due sembrava obiettare sul secondo canestro di Nash.
<Stai bene?> gli domandò l'amico inginocchiandosi di fianco a lui.
Kuroko annuì, la frustrazione del colpo appena subito si leggeva chiaramente sul suo viso, ma nonostante la vergogna si rialzò in piedi guardando il suo sfidante.
<Nash!>.
I JabberWock al completo erano dietro la rete di metallo che circondava il campo e con i loro sguardi taglienti squadravano Kuroko da testa a piedi.
<Sbrigati, il coach ci sta aspettando>.
Stranamente, per loro, Kagami non sembrava nemmeno essere sul campo.
Era cambiato qualcosa, lo si capiva dalle loro espressioni e dai loro modi.
Nessuno osava dare a qualcun altro della scimmia e già questo, senz'altro, era un gran passo avanti.
Kuroko e Kagami si guardarono interdetti: I JabberWock avevano richiesto un coach?
<Pazientate ancora un attimo, non vorrete certo interrompere una partita che attualmente risulta in un pareggio?> disse sarcastico come a suggerire che a breve avrebbe distanziato Kuroko.
I compagni di squadra ridacchiarono e si sedettero sui gradini degli spalti, dove mano a mano ormai stavano cominciando ad affluire diverse persone.
Nash si voltò verso Kuroko.
<Allora nanerottolo, sei pronto per l'ultima giocata?>.
Il suono del palleggio ricominciò a battere un tempo costante.
Kuroko non lo aveva neanche sentito, preso dalla bufera di preoccupazioni che annebbiava il suo pensiero lucido.
Come poteva fermare Nash? Forse non guardandolo? Ma se non lo avrebbe guardato come avrebbe fatto a capire le sue mosse e quindi dove si sarebbe spostato?
No...il contatto visivo non c'entrava niente.
Si portò di nuovo dentro la linea dei tre punti seguendo Nash, pronto a cercare di marcarlo come si deve.
Anche se cercava di stabilire un baricentro solido, allargando le braccia, la presa dei suoi piedi sull'asfalto si fece meno salda. Si sentiva come una foglia in balia del vento, insomma di qualcosa più grande di lui, qualcosa che...non poteva gestire.
"Maledizione, é troppo veloce" pensò osservando le sue formidabili giocate lampo.
Sentiva i nervi tendersi come corde di un violino accordato, il calore imperversare in tutto il suo corpo e il sudore rigargli il viso.
Ebbe per un attimo la sensazione di cadere a terra ma si impose di non farlo.
Non lì.
Non davanti a Kagami, la sua luce.
Si impegnò in una corsa frenetica e quasi riuscì a raggiungere Nash.
Sfortunatamente per lui l'avversario ricorse nuovamente al demon eye.
<Ti schiaccerò come una formica> i suoi occhi incandescenti incontrarono quelli di Kuroko e questi si sentì pesante, sempre più pesante.
Il demon eye sembrò non avere scrupoli per lui.
Digrignò i denti.
Si sentì contemporaneamente più pesante e stanco, la sua mente non era abbastanza reattiva a quel che stava accadendo intorno a lui.
Brancolando in quello stato di immobilità la sua mano si mosse in cerca della palla e lì per lì parve una mossa del tutto azzardata e sconnessa.
In realtà se c'era un momento perfetto per reagire era quello dato che Nash lo stava superando perciò ormai si trovava in uno dei suoi pochi punti ciechi.
Non sarebbe mai stato in grado di notarlo rivolto verso il tabellone.
Sbarrò gli occhi quando riuscì a portargli via la palla con un solo dito.
<Merda!> imprecò mentre la palla rotolava dalla parte destra del canestro.
Nonostante la fatica e nonostante l'intorpimento delle gambe Kuroko si rialzò, seppur a fatica.
Riuscì a posizionarsi nuovamente davanti al suo avversario.
Nash aveva una potenza disarmante, una stazza praticamente identica a quella di Murasakibara e utilizzava movimenti veloci quasi come quelli di Aomine e Kise.
Era come se davanti a lui avesse un insieme di tutti i suoi vecchi compagni della Teiko.
Non era una considerazione da fare per aiutarsi a mantenere la calma.
Da quando era cominciata la partita neanche una volta era riuscito a giocare da ombra.
Giocare da luce era molto più impegnativo e sfiancante, lo riconobbe senza "se" e senza "ma".
Cominciò inevitabilmente a chiedersi cosa avrebbe fatto Kagami, o Aomine, o Kise, o Himuro, o chiunque altro avesse dimostrato incredibili capacità agonistiche all'interscolastico.
"Io non sono nulla di tutto ciò" concluse a denti stretti.
"Hai ragione. Tu sei Kuroko" sentì una voce echeggiargli nella mente.
"Nash sembra aver trovato il suo basket, perciò...qual é il tuo?".
"Il mio basket..." rifletté guardando la palla toccare una volta si e anche l'altra l'asfalto rovente del campetto.
Nash si stava divertendo ad osservarlo sbilanciarsi da una parte all'altra per marcarlo, continuò così per diversi secondi poi si decise ad agire.
Palleggiando sotto la gamba riuscì a portare la palla fuori dal campo visivo di Kuroko ma questi lo inseguì.
<Non vuoi proprio darti per vinto, eh?>.
<Gioca invece di blaterare>.
<Ti accontento subito>.
Detto fatto Nash piombò su Kuroko pericolosamente come un falco sulla sua preda.
Se non si fosse spostato in tempo probabilmente lo avrebbe travolto con la sua forza.
Ma Nash non aveva ancora fatto i conti con la prontezza di riflessi di Kuroko.
Come se stesse tagliando l'aria, la sua mano portò dalla sua parte la palla.
I JabberWock rimasero sorpresi dalla performante azione di difesa di Kuroko tanto da riversare la propria incredulità sul capitano.
<Ma che fai Nash? Ti fai battere di nuovo da questo pivellino?> urlarono alcuni.
<State zitti!> intimò Nash mentre inseguiva la palla.
La sua voce era mossa da una crescente ira.
Kuroko lo precedeva ma sapeva di non poter competere con la sua velocità.
Si apprestò a tirare dalla linea da tre punti ma Nash lo intercettò.
<Non ci casco una seconda volta> ruggì saltando in alto e buttando a terra la palla con uno schiaffone.
Con quella azione veloce Nash tornò in possesso di palla.
In quel momento Kuroko capì.
C'era solo un momento in cui poteva interferire con i suoi movimenti e bloccare la palla: quel breve attimo in cui i suoi piedi si riassestavano a terra e, insieme a muscoli e legamenti si apprestavano a correre verso il tabellone.
Perché? Beh, principalmente perché la forza era concentrata nella parte inferiore del corpo, per consentire un atterraggio corretto ed evitare infortuni.
E se la forza di Nash si trovava per lo più nelle sue gambe poteva significare che, forse, ma un "forse" proprio bello grande...la palla sarebbe stata a portata di mano.
"Quando Nash avrà cominciato a correre non ci sarà più speranza per me di raggiungerlo" rifletté.
Così con la mano aperta premette la palla per fargli prendere una direzione diversa, tanto da uscire fuori dal campo.
<Riesci a fare qualcos'altro oltre a buttar fuori la palla!?> Nash ormai era esasperato.
Non solo per le toccate e fughe di Kuroko ma anche perché lui non riusciva a vederle nel momento in cui stavano per avvenire.
Kuroko lo ignorò troppo impegnato a pensare alla sua prossima mossa.
Era proprio l'intervento veloce con una mano sola che permetteva di passare piuttosto "inosservato" agli occhi di Nash.
Se avesse usato entrambe le mani non solo si sarebbe sbilanciato troppo in una direzione ma avrebbe anche palesato le sue intenzioni, e, nel basket, si tratta di uno degli errori più deleteri.
Se non altro quel cambio di rotta gli aveva concesso di riprendere un po più di fiato.
"Ancora un punto...".
"Manca solo un punto..." consideró tra un respiro e l'altro.
<Vai Kuroko!>.
Kagami lo incitava dal bordo campo, agitando i pugni in aria.
Kuroko sorrise.
<Smettila di sprecare il mio tempo!> tuonò Nash.
Scattò in avanti con la palla anche se Kuroko non era ancora in posizione di difesa.
Invece di provare a fermarlo, dato che sapeva che sarebbe stato del tutto inutile, lo seguì in quella frenetica corsa verso il canestro.
Immaginando che volesse tentare di prendere un possibile rimbalzo Nash sogghignò ripetendo a se stesso che non sarebbe finito in quella trappola.
Ma Kuroko fece qualcosa di ancora più sorprendente.
Saltò.
Saltò così in alto che Nash rimase spiazzato.
Kuroko aveva steso le braccia in alto, tese e parallele fra loro.
Era addirittura riuscito a raggiungerlo.
<Il mio basket...>.
Nash avvicinò la palla nel canestro caricando la sua poderosa presa di tutta la forza rimastagli in corpo.
<é quello che ti spinge a superare i tuoi limiti!!> così dicendo con uno schiaffo scaraventò al suolo il pallone.
Con tutta la potenza che aveva trasferito nei suoi quadricipiti non sarebbe mai riuscito a trattenere la palla in mano, non in maniera persistente.
<IMPOSSIBILE!> gridò Nash fuori di sé <come diavolo hai fatto??>.
Atterrò malamente a terra e volse lo sguardo al pallone che Kuroko ora impugnava con la mano destra. Non solo aveva intercettato la palla ma gli aveva dato proprio la traiettoria per essere nella frazione di campo giusta nel momento giusto.
Con un pò di attenzione in più il difensore era riuscito ad atterrare nel modo corretto e a correre fuori dalla linea da tre.
<MERDA!>.
Nash aveva impiegato troppo tempo a riprendere l'equilibrio ed era partito in svantaggio.
Doveva tirare, Kuroko lo sapeva.
Non sarebbe mai riuscito a ripetere quel salto, non quel giorno.
Piantò i piedi bene per terra, distanziò le gambe quanto la larghezza delle spalle, impugnò la palla per dargli la giusta direzione.
"Ti prego".
Fletté le ginocchia e volse lo sguardo al tabellone che in quel momento sembrava non voler smettere di muoversi e lasciò andare la palla.
"Ti prego fa che entri".
Nash saltò anche se con una postura piuttosto scorretta, un braccio verso il cielo, gli occhi sbarrati per l'incredulità e le dita tremanti di angoscia.
Fu impercettibile dagli spalti ma l'indice di Nash toccò il pallone andando ad interferire con la sua parabola in salita.
Il pubblico era appeso a quel tiro.
Ci fu un rumore metallico: la palla aveva colpito l'anello e, sul bordo, esitava ad entrare.
Dopo un istante, che a tutti i presenti sembrò un'eternità, il pallone...scivolò nella rete dell'anello.
<CANESTROOO!!> Kagami saltava per l'emozione e in un attimo di euforia sollevò Numero Due in aria per poi riappoggiarlo a terra, sbiancato dalla paura.
Sugli spalti qualcuno applaudiva, altri erano in trepida attesa del continuo di quell'appassionante spettacolo.
Kuroko sorrideva, sorrideva come non mai e, se le gambe glielo avessero concesso avrebbe saltato emulando il piccolo cagnolino che lo guardava a bordo campo.
Nessuno poteva cancellare quel sorriso dal suo viso, né Nash con le sue imprecazioni, né i JabberWock che lo guardavano sorpresi ma anche furenti.
Si voltò per sorridere a Kagami ma non lo vide più di fianco a Numero Due.
"Ma come? Se n'é andato?" pensò incredulo e un po deluso.
Ma senza dargli il tempo di formulare altri pensieri un braccio lo afferrò.
Kagami lo aveva raggiunto in un lampo e lo stava affettuosamente sollevando in aria sorreggendolo con le sue braccia, proprio come aveva fatto un attimo prima con il piccolo husky.
Kuroko rimase spiazzato da quel gesto inaspettato.
<Ce l'hai fatta Kuroko! Sei stato incredibile!> esclamò raggiante in volto con gli occhi ancor più accesi dall'emozione che gli aveva dato vedere l'amico realizzare quel canestro decisivo.
Kuroko sentì qualcosa pizzicargli un po gli occhi ma non si curò di quel piccolo fastidio.
<Si> rispose sorridendo, con la voce tremante di emozione e fatica.
Quando i suoi piedi toccarono di nuovo terra si accasciò al suolo senza opporre resistenza.
Era proprio allo streduo delle forze.
<K-kuroko!?> lo chiamò allarmato Kagami.
<Tranquillo, ho solo bisogno di riposarmi per qualche minuto> lo rassicurò ancora un pò affannato per il grande sforzo a cui lo aveva sottoposto Nash.
Ancora non poteva credere di essere riuscito a provare in quella stessa partita il salto al quale stava lavorando con il nuovo club di basket, era così fiero che in quel momento ignorava la fatica.
E la sorpresa sul volto di Kagami era una ricompensa sufficiente a ripagarne l'attesa.
<Rialzati! La partita non é ancora finita> sbraitò lo sconfitto fuori di sé per la rabbia.
Kuroko e Kagami si voltarono a guardare Nash che li raggiungeva a grandi passi.
I suoi occhi sbarrati e colmi di furore gli conferivano un'aria da pazzo e, vedendo come si avvicinava a Kuroko, Kagami d'istinto gli si parò davanti.
<Levati di mezzo!!> ruggì Nash riversando i suoi occhi incandescenti su di lui, che d'altro canto non batté ciglio.
<Sei stato tu a dire che quello sarebbe stato il punto decisivo e adesso ti rimangi le tue stesse parole?> osservò ragionevole.
Era consapevole del fatto che Kuroko non sarebbe mai stato in grado di continuare la partita da quel punto, però, la sua obiezione riguardava effettivamente il suo atteggiamento di superiorità con il quale aveva ribadito "ultima giocata".
La sua rabbia sarebbe esplosa solo qualora avesse alzato anche un solo dito su Kuroko.
Nash non seppe cosa rispondere lì per lì, e, poiché dove non può arrivare la parola, per le menti più semplici, arriva la violenza sollevò il pugno chiuso esitante ma minaccioso contro Kagami.
Alla vista di quel gesto dalla dubbia sportività alcuni ragazzi dagli spalti si alzarono e si avvicinarono alla scena, per essere pronti a fermare il trio qualora il tutto sarebbe sfociato in una rissa.
Kuroko si pose subito davanti a lui, pronto a incassare il colpo al posto suo.
Kagami voleva afferrargli il braccio per "rigettarlo" di nuovo dietro di sé preso alla sprovvista da un senso di protezione crescente ma non fece in tempo a fare nulla perché furono i JabberWock a parlare.
<Lascia perdere Nash. Non ne vale la pena>.
In realtà il punto focale della questione erano tutti i presenti che, in quella situazione, potevano trasformarsi da un momento all'altro, in testimoni.
Molti testimoni.
Nash imprecò poi abbassò il pugno tremante per la rabbia.
Solo quando si fu allontanato del tutto, insieme ai JabberWock, Kuroko tornò a respirare.
<Dì un pò eri forse impazzito? Volevi beccarti un gancio destro dritto in faccia?> lo rimproverò Kagami prendendogli un braccio.
Kuroko si era seduto nuovamente sul pavimento per mettere a tacere i muscoli doloranti, anche quando si era alzato dal suolo in difesa di Kagami si era sentito tirare in tutto il corpo.
<E tu?> controbatté subito.
Kagami abbassò lo sguardo imbarazzato.
<Mi sarebbe andato bene se, così, avrei evitato che colpisse te> ammise tornando a guardarlo.
Le guance di Kuroko si colorirono di un rosso delicato.
<Stupido...>.
<CHE HAI DETTO??> chiese Kagami, ma la sua irritazione svanì quando Kuroko scoppio in una risata fragorosa.
Gli tese la mano.
Kuroko rimase impassibile a fissarla poi gli batté un bel cinque.
Kagami ridacchiò per quel gesto.
<Intendevo aiutarti ad alzarti> spiegò piegando la testa.
<Lasciami qui ancora per qualche minuto, d'accordo?> rispose mentre chiudeva gli occhi.
Kagami continuò a fissarlo con interesse e si sedette di fianco a lui.
<E così...sembra essere nata una nuova luce oggi> accennò con fierezza.
Gli occhi di Kuroko si riaprirono.
<Cosa?>.
<Dico sul serio, non hai giocato mica come il sesto uomo fantasma, spero che tu te ne sia accorto>.
Kuroko lo ascoltava pazientemente.
<E poi quel salto...cavoli stavi volando> lo elogiò.
<Grazie...mi sono divertito> ammise <anche se temo di non poter dire lo stesso per Nash>.
Guardò le foglie degli alberi che ondeggiavano spinte dal piacevole venticello caldo.
Kagami comprendeva ciò che intendeva dire ma comunque parló
<Non pensarci più. É un problema solo ed esclusivamente di quello lì> obiettò.
<Si, finché non diventa violento con altri> controbatté Kuroko alludendo a lui con un cenno del capo.
Quella risposta zittì Kagami, dopo pochi secondi Kuroko distolse lo sguardo incapace di reggere l'imbarazzante silenzio.
<Sai che ti dico? Adesso andiamo a berci un bel frappé!> decise Kagami alzandosi in piedi di scatto.
Forse fu perché Kuroko non accennò a volersi alzare che lo sollevò come un sacco di farina.
<Kagami-kun!>.
<Andiamo, conosco un ottimo locale>.
<Ma...Numero Due può entrare?> chiese titubante l'altro.
Kagami si pietrificò.
<Ad essere sincero non lo so> meditò sfregandosi il mento <vabbé chiederemo di fare un eccezione, solo per questa volta> concluse lanciando un'occhiolino all'amico alle sue spalle che intanto per non cadere aveva avvolto il suo collo con le braccia e si reggeva come un Koala.
<Dobbiamo festeggiare no?>.
Quella era una domanda, certo, ma una domanda che non ammetteva alcun "no" come risposta; pertanto, era da considerarsi più come un ordine.
Quello che Kagami implicitamente stava comunicando a Kuroko era "voglio passare un po di tempo da solo con te".
Insomma, in ogni caso Kuroko era lieto di quell'ordine.
Con un sospiro posò il capo proprio nell'incavo tra collo e spalla e un brivido salì lungo la colonna vertebrale di Kagami.
Si morse un labbro per tenere sotto controllo i pensieri anche se nel minuto successivo riconobbe che era un gesto piuttosto vano.
Si immaginava un bacio sul collo, la lingua calda di Kuroko che esplorava ogni suo centimetro, poi scendeva più giù, ancora più giù fino ad arrivare...
<NUMERO DUE!> esclamò Kagami osservando il cagnolino che lo tirava prima da una parte e poi dall'altra.
<non capisco davvero perché fa così> bofonchiò irritato.
<É perché é sopraffatto da tutti gli odori diversi che sente> riferì pacatamente.
Improvvisamente Kagami fece caso all'odore di Kuroko.
Un particolare miscuglio di fragranze che ormai, nella sua mente, aveva collegato a lui, solo e soltanto a lui.
Si chiese come sarebbe stato sentirne inebriato il cuscino del suo letto, o sentirlo ogni mattina accanto a sé.
"Ma che cosa mi prende oggi?" si trovò a chiedersi.
La vicinanza con Kuroko gli stava facendo dei brutti scherzi.
Ok, non così brutti.
Ma lo stavano portando a meandri della sua mente che non percorreva mai col pensiero, almeno non nell'ultimo periodo.
Si trovò a chiedersi inevitabilmente come sarebbero andate le cose quando Kuroko sarebbe tornato in Giappone.
Avrebbe sofferto come nel loro primo "arrivederci"?
Quei pensieri sarebbero spariti con lui o avrebbero continuato a tormentarlo anche durante le sue giornate?
In quel momento non voleva saperlo, era sempre facile temere il "peggio".
Ma una cosa la sapeva, senz'altro non sarebbe riuscito a concentrarsi come si deve durante le partite se si trovava costantemente a pensare a quel piccolo ragazzo dai capelli azzurri che era piombato nella sua vita e gliel'aveva messa a soqquadro senza rimettere in ordine.
Forse non spettava a lui ma a se stesso farlo perché forse Kuroko non avrebbe mai riordinato le cose perché fondamentalmente non spettava a lui.
Era lui che doveva agire, che doveva riordinare le cose nella sua vita.
Durante quell'introspezione Numero Due si stava beando delle coccole piuttosto prolungate delle cameriere del locale e Kuroko assaporava il suo frappé come se fosse il primo che avesse mai assaggiato.
Colto uno strano luccichio negli occhi ridenti di Kuroko gli fu tutto molto più chiaro.

"Devo dichiararmi...o un'occasione così potrebbe non ricapitarmi più".










*Angolo autrice*

Salve compari!
Sono davvero contenta di riuscire a pubblicare ogni tanto nonostante l'università.
Ho pensato di dividere in due capitoli lo scontro uno contro uno tra Nash e Kuroko perché ho pensato che, racchiudendolo in un unico capitolo, sarebbe risultato lungo e pesante.
Fatemi sapere la vostra scena preferita e se avete considerazioni, consigli, critiche costruttive e/o domande da pormi! Il confronto é più che apprezzato😊
Io come sempre ringrazio tutti quelli che continuano a seguire questa storia e che votano i capitoli, é solo grazie a voi che questa fanfiction ha un pubblico a cui parlare e quindi esistere♥

GRAZIE DI CUORE eeeee al prossimo capitolo!!!😍

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