17.

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Era ormai una settimana che Mattia non si faceva sentire. Nessuna chiamata, nessun messaggio, nessuna apparizione sui social, nessuna videochiamata. Niente di niente. E Christian stava impazzendo. Non capiva perché Mattia non si facesse vivo, pensava di aver fatto qualcosa di sbagliato. Pensava di aver detto o fatto qualcosa che avesse infastidito il suo migliore amico.

Ci pensava tutti i giorni, ventiquattrore su ventiquattro, ed era arrivato alla conclusione che lui non aveva colpe. Si era comportato come sempre, aveva anche evitato di percularlo per non farlo arrabbiare. Ma non riusciva proprio a capire perché Mattia non si facesse sentire.

Così prese la decisione di andare direttamente a Bari, e parlare con il biondino. Sperava solamente che non fosse successo nulla di male.

Prese il primo treno disponibile e dopo un lungo viaggio arrivò nella città pugliese. Chiamò un taxi e si fece portare sotto casa di Mattia. L'ansia lo stava mangiando vivo, sperava vivamente che fosse tutto apposto, che non fosse accaduto nulla di grave a Mattia.

Bussò alla porta di casa e dopo alcuni minuti questa venne aperta.

"Christian tesoro, che ci fai qui? Vieni entra!" esclamò mamma Giulia quando vide il moro davanti la porta di casa.

Christian entrò e venne immediatamente accolto dalle braccia di Giulia. "Ciao mamma Giulia, sono venuto qui per Matti. È da una settimana che non si fa sentire, e sono preoccupato per lui."

"È in camera sua." rispose mamma Giulia sorridendo dolcemente.

Christian ricambiò il sorriso e poi si diresse verso camera di Mattia. Arrivato davanti la sua camera bussò alla porta. "Mamma sto studiando!"

Christian scosse la testa sorridendo, divertito dal fatto che Mattia lo scambiò per sua madre, ma d'altronde non poteva sapere che dietro la porta ci fosse lui e non sua madre. Entrò in camera, si chiuse la porta alle sue spalle e si appoggiò ad essa. Osservò Mattia seduto alla scrivania, intento a leggere qualcosa sui libri di scuola. Non si accorse nemmeno che qualcuno era entrato nella sua camera.

"Va bene che sono più grande di te, ma non pensavo così tanto." disse Christian divertito.

Mattia girò di scatto la testa. "Cosa ci fai tu qui?" chiese incredulo.

"Sono venuto qua perché è da una settimana che non ti fai sentire. Pensavo di aver fatto qualcosa di male, pensavo di aver detto qualcosa che potesse averti ferito e ho preferito lasciarti i tuoi spazi e non essere appicoso. Ma poi mi sono reso conto  di non aver detto o fatto nulla di così grave da farti stare male. Perciò... Che succede Matti?"

Mattia lo osservò per qualche secondo, per poi abbassare lo sguardo. "Nulla." un debole sussurro uscì dalla sua bocca.

"No Matti. Puoi ingannare chiunque ma non me. Lo sai. So che c'è qualcosa che non va. Non puoi sparire nel nulla da un momento all'altro." Christian si staccò dalla porta e fece qualche passo verso Mattia, fermandosi al centro della stanza.

"Christian davvero, è tutto apposto."

"Oh no, non mi sono fatto 900km solo per sentirmi dire che è tutto apposto, quando i tuoi occhi e la tua voce dicono il contrario. Te lo ripeto, a me non puoi mentire."

Mattia si alzò dalla sedia e iniziò a fare avanti e indietro per la stanza. Sentiva un nodo alla gola, voleva piangere, non era un bel periodo per lui, ma non voleva fare ricadere i suoi problemi su Christian. Non voleva essere un peso.

"Chri non è succ-" Mattia venne fermato da Christian. Quest'ultimo si era avvicinato a lui e lo aveva preso dalle spalle, arrestando la sua camminata. Alzò lo sguardo, e puntò i suoi occhi azzurri in quelli verdi del suo migliore amico.

"Matti, io sono qui. Parlami, sfogati, picchiami, prendimi a pugni o calci. Ma fai qualcosa, non stai bene. Hai gli occhi lucidi, e lo so che vorresti piangere, perciò fallo. Sono io. Sono Christian." disse addolcendo il tono di voce.

E Mattia non se lo fece ripetere due volte. Scoppiò a piangere e iniziò a buttare fuori ciò che teneva dentro da più di una settimana.

"I-io sono stanco Chri. Questa maturità mi sta s-sfinendo. Vorrei che arrivasse quel giorno e finire tutto. Passo giorno e notte sui libri, e ogni volta mi ritrovo con un mal di testa allucinante, ogni volta che finisco di studiare sento che la testa potrebbe esplodermi da un momento all'altro da quanto studio. M-mi manca ballare, ma questo stupido piede non ci pensa nemmeno a g-guarire. E lo sai che p-per me ballare è tutto. Ogni volta che v-vedo qualcuno ballare penso al fatto che una volta b-ballavo anche io. Una volta potevo staccare la spina dalla realtà, mettere una canzone a caso e i-iniziare a ballare, senza pensare a nulla. E-e poi io e te è da più di un m-mese che non ci vediamo e mi manchi da morire. Mi manca svegliarmi con te al mio f-fianco, mi manca brindare con il succo all'a-ace, mi manca sgridarti perché prendi sempre i m-miei vestiti senza chiedermi il p-permesso, m-mi manca andare in giro con te in macchina e c-cantare le canzoni dei nostri amici a sguarciagola. Vorrei solamente sparire dal mondo e m-mettere fine a tutto questo."

Christian odiava vedere Mattia in quello stato. Gli occhi azzurri rossi e gonfi per via delle lacrime, la voce che singhiozzava, i capelli arruffati da quante volte vennero tirati.

"Matti, ehi, io sono qua. Affronteremo tutto insieme, non sei solo." gli afferrò le guance e gli asciugò le lacrime con i pollici. "Rimarrò qua da te fino a quando non starai di nuovo bene. Ora ti aiuterò a studiare un po' e poi ti riposerai, per quanto riguarda il piede so che sei stanco, ma devi avere un po' di pazienza e con il tempo vedrai che guarirà e tornerai a ballare. E per quanto riguarda me, io sono qui e non ti lascerò mai da solo." lo rassicurò.

Si osservano per un po' negli occhi, successivamente Mattia si buttò tra le sue braccia. Christian lo strinse forte a sé, accarezzandogli con una mano la schiena e con l'altra gli accarezzava i capelli.

Christian non lo avrebbe mai lasciato da solo, per nessun motivo al mondo e Mattia era grato di avere una persona come lui nella sua vita.

Come Nelle Favole- Os||ZenzonelliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora