Il viaggio di ritorno fu silenzioso, o per meglio dire, Steve non sentiva una sola parola pronunciata dai suoi amici, troppo occupato a metabolizzare ciò che quella sera era successo, e a contenere i suoi istinti ormonali. Aveva una smisurata voglia di rivedere Eddie, di poterci parlare, ma soprattutto di avere del contatto fisico con lui. Aveva il desiderio di passare tutto il tempo possibile assieme a quello strambo,sexy e provocante ragazzo.
Il giorno successivo si rivelò essere piatto, senza alcunché di particolare. Dopo aver accompagnato tutti a casa, si era diretto alla sua abitazione constatando che i suoi genitori non avevano sospettato di nulla, non gli fecero nessuna domanda e non dissero nulla, troppo occupati a prepararsi per la messa della mattina. Steve si chiuse in camera.
Nel nascondere la maglietta del concerto si soffermò a guardare una delle poche foto che aveva di Eddie, si sentì bollente, felice di aver potuto passare del tempo con lui, ma malinconico, sapeva che per lui sarebbe stato difficile poterlo vedere dati i suoi impegni e i problemi legati al doversi nascondere dai suoi genitori per qualsiasi cosa facesse un po' fuori dalle righe.
Si fece cadere a peso morto sulla sedia davanti alla scrivania e passò la giornata ad organizzare la settimana successiva e a concludere alcuni compiti assegnatogli, evitò di uscire dalla sua camera, non voleva avere relazioni di alcun tipo.Il lunedì mattina arrivò troppo repentinamente. Si preparò al meglio, con i suoi capelli perfetti e i suoi vestiti non rispecchianti la sua vera natura, ma ormai non ci faceva più caso, voleva evitare qualsiasi conflitto con chiunque. Non fece colazione, con la scusa di un impegno mattutino evitò di doversi mangiare dei cereali tristi, aveva voglia di un bel caffè latte e di qualcosa di veramente dolce.
All'entrata della scuola, assonnato e con il bicchiere in mano, lasciò l'auto al suo solito parcheggio."Steve!"
Sentì la voce, troppo forte per i suoi gusti, di Dustin. Si voltò con espressione inacidita.
"Ciao. Senti oggi potresti, finito al club di D&D, darmi uno strappo a casa?"
Chiese il più piccolo,cercando di fare gli occhioni dolci.
"Non puoi tornare a casa con Mike come sempre?"
Dustin mosse la testa negativamente.
"Mike torna a casa con Will, e io devo arrivare velocemente a casa che sta sera, quella svalvolata di mia mamma, ha invitato dei parenti"
Steve sbuffò, e annuì sconfitto. Gli faceva piacere aiutare i suoi amici, se gli avessero chiesto le cose ad orari più inoltrati e non alle prime luci dell'alba. Dustin lo stritolò in un abbraccio, tutto contento della risposta positiva. I due si salutarono e il più piccolo corse verso la sua scuola.Arrivato al suo armadietto, Steve, poggiò al su interno alcuni libri e ne tirò fuori altrettanti, non capiva, anche dopo cinque anni di liceo, come potessero mettergli tutte quelle lezioni il primo e doloroso giorno della settimana.
"Ne stanno parlando in molti..."
Sentì la voce di Robin arrivagli da dietro l'anta.
"Vuoi mettere i soggetti alle frasi?"
La voce di lui era inacidita e stanca.
"Del concerto metal"
A quella sua affermazione chiuse rumorosamente lo scomparto, prese Robin per un braccio e attraversò velocemente il corridoio sorridendo affabilmente a tutti coloro che lo guardavano e salutavano.
Si chiuse la porta della sala del consiglio alle spalle.
"Cosa vuol dire?"
Chiese sulle spine il King.
"Mi hai fatto male al braccio"
Disse lei massaggiandosi la parte fintamente lesa. Steve la fulminò.
"Ho sentito il club del giornale parlare del concerto. Da quello che ho capito nessuno della scuola ha partecipato, ma gira voce che il cantante satanista della band si sia fermato in città, credo lo vogliano intervistare. Credo! Mi sembravano troppo spaventati"
Disse lei ridacchiando. Steve era una statua di ghiaccio. E se intervistassero Eddie, e facesse il suo nome? Se Eddie avesse detto della presenza dei quattro al concerto? La paura lo stava divorando, non sapeva cosa fare...magari convincere il club che sarebbe stata una pessima idea e una pessima pubblicità mettere un'articolo del genere nel giornale di una scuola così rinomata.
"Terra chiama Steve"
Robin schioccò le dita davanti al volto dell'amico.
"Erano solo supposizioni le mie. Stai sereno, nel caso troviamo una soluzione, come andare da Eddie e chiedergli di non dire nulla"
Robin aveva scelto le parole giuste. Steve appena realizzò quello che le aveva appena detto l'amica divenne rosso in viso, poteva effettivamente parlare con Eddie, perchè Eddie era rimasto in città.
"Abbi un minimo di contegno, siamo in un luogo pubblico, Harrington"
Rise fragorosamente Robin alla vista dell'amico in preda agli ormoni al solo pensiero di Eddie. Il castano si ricompose.
"Si hai ragione, non c'è nulla di cui preoccuparsi"
Affermò facendo finta di nulla, cosa che provocò un'ulteriore risata dell'amica.
Si diressero ognuno nella propria classe.
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Black Sheep
FanfictionSteve Harrington vive una vita già tracciata, contro la sua volontà. Le sue due variabili sono gli amici e la musica...si ma quale musica? Eddie Munson riversa la sua anarchia nelle sue canzoni e sfoga la sua rabbia urlando ad un microfono. I loro...