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Il sole freddo illuminava quella giornata di ottobre. Il tepore dei raggi riscaldava gli studenti di Hawkins che entravano a scuola,il vociferare riempiva ogni angolo dei corridoi, accompagnato dal rumore metallico degli armadietti. Il suono della campanella avvertì che stavano iniziando le lezioni. Una donna sulla sessantina entrò in aula, seguita da qualche alunno leggermente in ritardo. Si sedette alla cattedra, tirò fuori un quaderno più grande del normale, prese la penna e iniziò a fare l'appello.
"...Harrington"
Nessuna risposta.
"Assente!"
Esclamò Robin con tono scocciato.
Dove cazzo era finito quell'idiota? Continuava a pensare la ragazza fisando con sguardo truce il banco vuoto.

Steve aveva la faccia incollata ad un foglio sulla sua scrivania. La stanza completamente buia, messa a soqquadro, il letto sfatto, i vestiti buttati alla rinfusa sul pavimento che facevano compagnia ad alcuni libri, la scrivania ricoperta di fogli, cancelleria e ulteriori libri.
Lui seduto sulla sua sedia, aveva indosso ancora i vestiti del giorno prima, aveva la sensazione fossero ancora bagnati di lacrime del giorno prima, le sue ma soprattutto quelle di Eddie. Lo stesso ragazzo che lo aveva completamente mandato in crisi emotiva, gli aveva incasinato l'intero ordine delle idee.
Lo sguardo vuoto di Steve era puntato verso il muro bianco.
Il tardo pomeriggio prima era rientrato a casa, aveva detto alla madre che non si sentiva bene, senza aspettare risposta era corso in camera chiudendo la porta a chiave. Si era buttato sul letto, aveva pianto ogni singola goccia di acqua che si sentiva in corpo. Si era incazzato per il comportamento di Eddie, aveva scaraventato a terra tutto quello che si trovava sotto mano lanciando vestiti o gettando al pavimento l'intero contenuto della libreria. Non capiva perchè avesse preso quella strada, perchè non glielo aveva detto prima, perchè gli veste urlato tutta quella merda addoso.
Aveva spostato il letto con violenza e aveva sradicato prepotentemente l'asse sotto la quale nascondeva il uno piccolo tesoro segreto. Aperta la scatola in cui teneva tutto tirò fuori la maglietta dei Corroded Coffin, ma appena la ebbe davanti scoppiò in un silenzioso pianto. Si rannicchiò stringendo al petto quel pezzo di tessuto. Perchè era scappato? Aveva fatto la cosa giusta? Come poteva Eddie aver potuto sentirsi in quel modo? Era un suo errore? Voleva capire, ma se ne era andato, come un vigliacco, aveva preferito dire la prima cosa del cazzo che gli era passata per la testa e aveva lasciato il moro da solo in quel vortice di emozioni e droga che lui non capiva. Ma magari se fosse rimasto li le cose sarebbero solo peggiorate, avrebbe comunque potuto aiutarlo in qualche modo, aveva avuto dannatamente paura di sbagliare e magari peggiorare la situazione, anche fisica, di Eddie.
Passò, con leggerezza, le dita sulle labbra,cercando disperatamente di ricordare quella sensazione di calore che solo il tocco del metallaro gli faceva provare, non ci riusciva, si sentiva freddo. Ma era un freddo che partiva direttamente da lui, come una punizione che si stava auto infliggendo per l'errore che sentiva di aver fatto.
Si strinse maggiormente a quella maglietta che ancora manteneva i profumi della sera in cui tutto era cominciato, ma ora sapeva anche di lacrime amare e dolorose.

Decise di scrivere. Non sapeva come altro sfogarsi, non poteva parlarne ai genitori, non voleva mettere in mezzo i suoi amici, non sapeva cosa sarebbe potuto succedere o come Eddie avrebbe potuto reagire, magari sapendolo.
Steve non era solito scrivere, ma in quel momento aveva bisogno di mettere nero su bianco i suoi pensieri, le sue emozioni, per poterle rileggere e magari mettersi a confronto.
Asciugò le lacrime e con poca grazia si portò alla scrivania. Prese le prime due cose che trovò e iniziò semplicemente a descrivere quello che era successo qualche ora prima. Descrisse maniacalmente ogni espressione di Eddie, i movimenti delle braccia, i toni che aveva usato, e le parole indelebili che gli aveva rivolto. Si soffermò sul volto irato del moro, gli occhi spiritati, rossi, le pupille completamente dilatate e le pesanti occhiaie nere poco sotto. La fronte corrugata a formare delle pieghe quasi innaturali, il collo teso e arrossato per lo sforzo nell'urlare, il sudore eccessivo per le temperature autunnali.
Il momento più difficile di tutti fu il dover ascoltare, e quindi ora trascrivere ,le parole dette. Il dolore che trapelava da ogni singola sillaba, ogni storia che ,probabilmente, ad Eddie stava riaffiorando nei ricordi. La paura guizzante nei suoi occhi per alcuni secondi. Il senso si abbandono e solitudine che gli avevano fatto provare quei discorsi, anche se fatti alla rinfusa a causa dello stato in cui si trovava. Aveva scoperto molto di Eddie in quei minuti, nel modo peggiore che potesse mai immaginare, ma le aveva scoperte e queso, di poco, lo sollevava. Forse aveva fatto bene a non andarsene alla prima richiesta del moro, aveva fatto bene ad ascoltare quello sfogo e a farsi carico anche lui dei pesi giganteschi che il moro si portava dietro. Perchè si alla fine Steve si era follemente innamorato, voleva amare ogni singolo aspetto di Eddie.
Scoppiò nuovamente in lacrime a quei pensieri, voleva correre da lui, stringerlo tra le sua braccia, baciarlo e dirgli che sarebbe andato tutto bene, ma era pienamente conscio del fatto che con i bei pensieri non si risolve una dipendenza da cocaina. Lui voleva aiutarlo,e sperava che con il suo gesto fatto goffamente e magari senza pensarci troppo, potesse aver fatto capire all'altro che lui c'era e non lo avrebbe abbandonato per nulla al mondo, o magari aveva solo capito che se ne era andato perchè la loro relazione era un semplice scambio di sesso. Non era possibile lo aveva baciato. Ma lui era fatto magari non aveva capito. Forse sarebbe dovuto andare da lui, parlargli,risolvere e mettere in chiaro le cose.
Decise così che il mattino dopo sarebbe andato, e nulla lo avrebbe fermato.

Ed eccolo che ancora, con la faccia schiacciata sul quel foglio pieno zeppo di parole messe a caso e segni di lacrime stava cercando di mettere da parte la stanchezza di una notte insonne per poter sistemare le cose e partire alla volta del caravan.
Si tirò su facendo leva con le braccia , prese tutti i fogli che aveva usato per scrivere e li mise nella sua cassetta di sicurezza constatando che avrebbe dovuto prenderne una più grande. Rimise alla meglio i vestiti nell'armadio, i libri nella libreria e scese per bere del caffè.
"Steve! Stai meglio?"
La voce della madre lo deconcentrò mentre metteva l'acqua nella macchina del caffè.
"Non troppo bene,ma non credo di avere febbre, avrò solo bisogno di riposare un po'"
La madre annuì.
"Io devo uscire a fare delle commissioni"
Continuò lei recuperando alcune cose sparse per la cucina .
"Ci vediamo dopo"
Steve tornò in camera sua per indossare qualcosa di diverso. Appurato che sua madre finalmente gli aveva lasciato campo libero prese in fretta le chiavi della macchina e si diresse verso casa di Eddie.

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