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"Steve sei sicuro di voler rimanere a casa da solo?"
Il tono superficiale della madre arrivò alle orecchie del figlio che stava seduto sul divano. Lei stava sistemando le ultime cosa nella sua grande borsa, dedicandole l'intera sua attenzione.
"Nessun problema"
Il tono stanco di Steve non scalfì minimamente l'attenzione della donna. Il padre li raggiunse. Lo sguardo vuoto e malinconico descriveva la sua poca voglia di partire per quello che poteva essere definito il suo inferno personale.
"Sei pronto caro?"
L'uomo annuì svogliatamente.
"Steve vedi di rimetterti presto sono due giorni di assenza dai tuoi impegni che sono la scuola e il consiglio"
Il padre ammonì il figlio. Il castano annuì semplicemente.
"Mi hai capito?"
Chiese con tono severo l'uomo.
"Si"
Steve cercò di assumere un tono fermo, ma il suo costante malessere lo fece tremare.
Negli ultimi giorni aveva perso il sonno, la voglia di mangiare, di lavarsi, di parlare, di fare qualsiasi cosa che implicasse pensare e relazionarsi con il mondo esterno al suo corpo. Non aveva risposto neppure alle chiamate di Robin. Per più di ventiquattro ore era rimasto incollato al suo cuscino tra lacrime silenziose e pensieri contorti che avevano come singolo protagonista il suo amato Eddie. Non sapeva dove fosse, non sapeva come stava, non sapeva cosa stesse facendo, ma sapeva di avere un disperato bisogno di vederlo, toccarlo e sapere che stava bene.
"Noi andiamo, hai preso tutto?"
La voce della madre interruppe il flusso dei suoi pensieri. Fissò i due adulti controllare le borse.
"Bene andiamo. A domenica sera"
Il padre salutò il figlio con una mano seguito dalla madre.
"Ciao"
La voce piatta di Steve accompagnò i genitori fino alla chiusura della porta.
Rimase sul divano per interminabili minuti, decise che sarebbe stato meglio deprimersi in camera,magari con qualche merendina dietetica che la madre teneva in dispensa, si sarebbe sentito peggio, ma non aveva voglia i uscire di casa per fare della spesa.
Trovate delle barrette i cereali si diresse alle scale.
Ma il suono del campanello interruppe il suo strisciare i piedi verso la meta. Sbuffò pesantemente. Sapeva che la madre avrebbe dimenticato qualcosa,probabilmente qualche suo libro sull'essere dei bravi genitori, autografato dal super cattolico autore.

"Ciao Steve"
Gli occhi di Eddie incrociarono quelli stanchi e senza luce di Steve.
Steve lasciò cadere ciò che aveva in mano, gli occhi gli si gonfiarono a causa delle lacrime,la bocca spalancata.
"Si ecco, so di aver fatto un casino, di essere sparito, la vicina è venuta a lamentarsi con mio zio, quindi so anche che sei passato da me. Ecco,spero che il tuo invito sia ancora valido, potrei aver fatto un appostamento per vedere quando i tuoiii"
Steve lo prese velocemente per un polpo tirandolo in casa e stringendolo a se. Le lacrime iniziarono a bagnare anche i capelli arruffati di Eddie. I singhiozzi rumorosi del castano rompevano il silenzio che si era formato tra i due. Il metallaro strinse la maglietta di Steve con forza e respirò profondamente il suo profumo familiare, gli era dannatamente mancato.
"Sei un coglione"
La voce spezzata dai singulti del castano fece alzare lo sguardo di Eddie. Si trovò ad osservare il viso scavato del suo amante, delle occhiaie scure e profonde, gli occhi spenti, le labbra screpolate, le guance inondate di lacrime salate. Fisando quel viso distrutto a causa sua si accorse che anche i suoi occhi avevano aperto i rubinetti.
Si sporse verso il volto del castano, poggiò una mano sulla sua guancia asciugando con il pollice quello che poteva.
"Scusa scusa scusa"
Ripetè all'infinito con un filo di voce.
Steve azzerò la distanza con le labbra di Eddie.
Un bacio bagnato dalle lacrime, poco aggraziato. Un contatto necessario e bramato da entrambi.
"Cazzo se mi sei mancato"
Disse Steve tra un respiro e l'altro. Eddie sorrise sulle sue labbra.
"Anche tu, da morire"
Disse il moro stringendosi sempre di più al corpo dell'altro.
I due si fermarono, presero un grosso respiro e poggiarono le loro fronti l'una contro l'altra. La frangia di Eddie solleticava la pelle di Steve portandolo a sorridere. Il moro teneva ancora la sua mano sulla guancia dell'altro che continuava ad accarezzare con il pollice.
"Ho portato delle schifezze e un film"
Affermò il metallaro alzando il braccio che reggeva un sacchetto di carta.
Steve sorrise amaramente e questo non sfuggì agli occhi dell'altro.
"Lo so che prima dobbiamo parlare"
Il castano annuì. Prese la mano del moro, chiuse la porta e si diresse in salotto.

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