Capitolo 16 - Maxi

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Maxi era scosso.

La mattina era stata strana, bella da una parte, ma difficile dall'altra. In realtà aveva accettato di andare con Sergej agli studi, non solo per curiosità, ma anche perché così sperava di vedere Jeremi. In effetti lo aveva visto, ma sembrava avercela con lui. Per non parlare poi di quello che era successo agli studi televisivi.

"Se Daniel ha pensato che io e Sergej..." borbottò "Può essere che Jeremi..." si portò le mani sui fianchi e prese un grosso respiro "Impossibile!" urlò alla fine facendo girare alcune persone, si era completamente dimenticato di essere per strada "Jeremi non prova nulla per me" concluse.

Eppure... si sistemò gli occhiali sul naso e sconsolato cominciò a camminare a vuoto. Che poteva fare? 

Dopo un po' che si arrovellava il cervello, scosse il capo e sbottò: "Vado da lui!" era stanco di essere il ragazzo goffo e timido, ormai era cambiato. No?

Alzò lo sguardo per vedere dove si trovasse e restò meravigliato nello scoprire che in realtà era proprio sotto casa dei ragazzi. Maxi tentennò, fece un passo avanti poi uno indietro. Andò alla porta per salire all'appartamento, ma si bloccò, poi ci riprovò ancora ma si fermò di colpo arrossendo ai suoi stessi pensieri. Dieci minuti dopo era ancora lì, con la mano sulla maniglia della porta principale del palazzo. Non era neanche riuscito a salire e andare alla loro porta. Alla fine, restava un codardo. 

Era lì lì per arrendersi e andare via, quando qualcuno aprì la porta e quel qualcuno era proprio Jeremi. Appena lo vide il ragazzo cambiò espressione, corrucciò le sopracciglia e le labbra si strinsero. Era ancora arrabbiato?

"Ciao" salutò Maxi titubante. Jeremi infilò le mani in tasca e lo salutò con un semplice cenno del capo.  Ok, questo era imbarazzante "Ehm... volevo chiederti..."

"Mio fratello non c'è. Non eri con lui?" gli chiese, senza guardarlo in volto.

"Cosa? Che c'entra Sergej?" rispose stizzito e solo allora il ragazzo lo degnò di uno sguardo "Non sono qui per lui" disse a bassa voce Maxi, nascondendo la vergogna fingendo di sistemare gli occhiali, ci mise fin troppo tempo.

Jeremi lo guardò incuriosito per poi avvicinarsi al ragazzo, Maxi poté sentire il suo profumo e per un breve istante si inebriò di esso "Perché sei qui allora?"

"Io..." diglielo, digli che ti piace, diglielo! "Vuoi-prendere-un-caffè-con-me?" chiese tutto d'un fiato evitando di guardarlo negli occhi, poggiò poi una mano sul petto e lo spinse un po' più indietro. Era troppo vicino, aveva paura di non capire nulla.

Jeremi guardò la mano dell'altro, poggiò la propria sulla sua e poi sorrise "Visto che me lo chiedi così, perché no. Andiamo" e gli strinse le dita trascinandolo per strada. 

Maxi sgranò gli occhi, erano ancora mano nella mano, a passeggio sul marciapiede, diretti al primo locale aperto. Stava forse sognando? Rispetto a lui, Jeremi era leggermente più avanti e sembrava guidarlo, gli guardò la nuca, le spalle larghe, le braccia muscolose e si chiese quand'è che fosse diventato ancora più bello. Accennò un sorriso proprio quando il ragazzo si fermò, Maxi non se ne rese conto e finì con lo sbattergli contro. Fortunatamente l'altro fu veloce, si girò al volo e lo afferrò per le spalle prima che potesse finire a terra. 

"Ehi. Tutto bene?" chiese "Siamo arrivati"

Maxi non badò per nulla al luogo, annuì imbarazzato più che mai, chiedendosi perché fosse sempre così impacciato "Andiamo" riuscì a dire alla fine, sfilandosi dalle sue mani e entrando nella caffetteria. 

"Wow" disse una volta all'interno "E' pieno di fiori e ci sono dei gatti e..." si guardò intorno scioccato "Ci sono molte coppie!"

"E quindi? E' un locale nuovo, è ovvio. Vieni sediamoci vicino la finestra" Maxi lo seguì imbambolato mentre qualcuno li guardava sogghignando.

Dinanzi al loro ordine, entrambi restarono in silenzio, tutt'e due con le parole sulle labbra ma che non volevano uscire. Maxi poi aveva ancora l'espressione arrabbiata di Jeremi stampata nella sua mente, non voleva andar via. 

"Allora," disse dopo dieci minuti, non potendone più "perché sei arrabbiato con me?"

Jeremi lo guardò, addentò il muffin, prese un sorso di the e poi alla fine lo guardò "Mi scocciavi"

Maxi restò impietrito "Eri scocciato da me?"

"Esattamente" prese un altro sorso di the e poi guardò fuori dalla finestra. 

"Che significa? Che ho fatto?" Maxi strinse i pugni sul tavolo, avrebbe voluto prendergli un braccio e costringerlo a voltarsi "Allora?" lo incalzò.

Jeremi si voltò e prese un grosso respiro "Cerchi sempre mio fratello, e la nostra amicizia?"

Maxi lo guardò come se fosse un alieno, voleva quasi che lo ripetesse però poi sorrise "Ma adesso sono qui per te" avrebbe voluto aggiungere altro, ma tacque.

"Vorrei lo ricordassi più spesso. Esisto anch'io" sembrava un bambino a cui avevano rubato le caramelle e Maxi pensò che fosse davvero carino. 

"Non potrei mai dimenticarlo" e più tranquillo iniziò a mangiare la torta al limone che aveva preso "E' buonissima! Veniamo di nuovo qui?"

"Quando vuoi..." rispose Jeremi, di nuovo contento.

È stato un colpo di fulmineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora