Capitolo 27 - Maxi

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"Ho fatto una cazzata!" sbottò arrabbiato con se stesso. Era seduto al bar, con le mani nei capelli e l'ansia che gli stringeva il petto. Erano ore che aspettava Jeremi, ma di lui non c'era stata traccia, aveva anche provato a chiamarlo, ma aveva spento il telefono. 

"Mi scusi? Stiamo per chiudere" gli disse il cameriere. Maxi alzò lo sguardo e guardò il ragazzo come ad implorarlo di dargli altri dieci minuti, ma non appena vide la stanchezza stampata sul volto sospirò e lentamente si alzò.

"Mi spiace" bisbigliò lasciando il posto e dirigendosi fuori. Con un senso di vuoto si asciugò gli occhi sotto gli occhiali e, una volta all'esterno, si guardò intorno. 

Altri cinque minuti...

Il tempo passò inesorabile e Maxi si rese conto che da quando aveva chiuso il bar stava aspettando non solo da cinque minuti ma ben trenta. Non poteva star lì senza far nulla, doveva agire. Con gli occhi rossi e il cuore tremante, sentendosi uno scemo completo per quello che aveva fatto, cominciò a camminare per arrivare all'appartamento di Jeremi. Se anche non avesse risposto lo avrebbe aspettato tutta la notte, avevano pochissimo tempo. Non poteva perderlo...

Da lontano vide una figura appoggiata al muro del palazzo, si avvicinò cauto solo per poi scoprire che era il suo uomo. "Mi stavi aspettando qui?" chiese speranzoso. Il ragazzo volse il viso a guardarlo, e quello che più colpì Maxi fu quanto fosse triste. 

"Sì" rispose distogliendo immediatamente lo sguardo.

"Volevi farmela pagare?" chiese.

Le spalle dell'altro si abbassarono in segno di arresa "Ci stavo provando" ammise.

"Oh..." riuscì solo a dire, per poi spostarsi e mettersi di fronte a lui "Io, ti devo delle spiegazioni"

"Vuoi lasciarmi?" chiese schietto e Maxi scosse con vigore la testa.

"Ovviamente no!"

"Allora mi tradisci?"

"Cosa?" non aveva considerato che quello che aveva fatto avesse messo così tanti dubbi in lui. Prese il cellulare e aprì l'email che aveva sconvolto il loro equilibrio. 

"Guarda!" disse, avvicinandogli il telefono "Sarà più facile capire"

"Non potresti dirmelo tu?"

Maxi sospirò e si alzò gli occhiali sul naso, guardò per terra, vergognandosi da morire "Invece che tre mesi... devo restare in Giappone un po' di più..." gli salì un groppo in gola "...sei mesi"

Benché fosse arrabbiato Maxi poté notare un leggero turbamento nel viso di Jeremi. "Perché?" chiese sconvolto.

"Ci vuole più tempo del previsto e più tirocinio, ma onestamente non vorrei restare. Sono venuto fin qui con il primo aereo disponibile per rinunciare e fare solo il periodo iniziale"

"Questo non spiega perché non sei venuto da me!" più che arrabbiato Jeremi era deluso.

"Perché" questa era la parte difficile, una lacrima gli rigò il volto e, nonostante la discussione, il ragazzo muscoloso allungò una mano a pulirgli il viso "Non sapevo come dirtelo, non sopporto di stare lontani..."

"Ah... speravo non fosse questa la risposta" ammise Jeremi in cuor suo "Non è una scelta egoista?"

"Cosa?" sbottò "Pensavo che ti avrei ferito..." come avrebbe potuto dirgli che sarebbero stati lontani altri cinque mesi?

Maxi si avvicinò a lui e gli prese la mano che aveva ancora appoggiata sul suo volto, la strinse "Non mi credi?"

"Trovo la spiegazione assurda..." Jeremi lo tirò a sé, incapace di non averlo vicino "Penso piuttosto che ti avrebbe fatto troppo male lasciarmi. O almeno... vorrei sperarci"

È stato un colpo di fulmineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora