hugged

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|HARRY'S POV|
Sapevo di dover porre la massima attenzione, anche un minimo scontro, poteva determinare, settimane di pausa; ed era l'ultima cosa che volevo.

Entrai nello spogliatoio, prima dell'inizio dell'allenamento: tutti furono contenti di vedermi.
Ero consapevole di essere un grande elemento per la squadra, e lo avevo dimostrato in questi anni.

Entrammo in campo, non negavo di avere timore, di quello che sarebbe potuto succedere: gli scontri nel calcio, sono frequenti, e necessari: cercai di non pensarci.

L'allenamento proseguii con il solito circuito, con in aggiunta una decina di minuti di corsa a scopo potenziamento.
Successivamente proseguimmo con la partita, dettata dal mister che ci divise in due squadre.

Non cominciammo bene, eravamo un po' spenti, probabilmente stanchi, da tutti quei giorni di intensa attività.
Subimmo immediatamente un goal, che riuscii a darci la spinta adeguata per continuare a pressarli.

Facemmo diversi contropiedi, alla ricerca del punto vincente, il quale fece fatica ad arrivare.
Queste cose dovevamo sicuramente ripeterle nella partita, sarebbe stata domani e dovevamo dare il massimo.

La vittoria sarebbe stata fondamentale, soprattutto dopo il serio discorso che ci era stato fatto giorni a venire.
In caso contrario, non volevo sapere cosa sarebbe successo dal punto di vista della società.

Eravamo una squadra che portava sulle spalle un certo titolo, e non potevamo deludere le aspettative; e di certo eravamo andati sotto la media con la prestazione precedente.

Era necessario recuperare, più precisamente per la classifica: dovevamo metterci tutto quello che avevamo, se volevamo arrivare a vincere.

Provai un tiro, proveniente da fuori dall'area segnata in bianco, il quale, finii sotto l'incrocio sinistro, portandoci sul pareggio.

Subito dopo il coach, diede la fine all'allenamento, raggruppandoci tutti nella panchina; e mentre noi eravamo impegnati a riprendere fiato e a bere, lui cominciò a parlare.

"Non nego che mi piaccia l'impegno che ci mettete; ma se non lo ripetete anche in partita, non serve proprio a niente. Domani dovete entrare in campo con la voglia di vincere, non come l'altra volta. Se non arriva la vittoria, le conseguenze saranno inevitabili, penso che ne siate tutti consapevoli.
Voglio vedervi uscire dal campo che non riuscite più a stare in piedi, dovete dare tutto; tutte le energie che avete dovete spenderle!" disse

Successivamente ci guardò uno per uno, per poi dirigersi verso il suo spogliatoio.

Successivamente ci lavammo, e come sempre, uscimmo tutti assieme, parlando della partita che si sarebbe svolta il giorno seguente.

I miei compagni mi chiesero se sapessi qualcosa in quanto alla mia presenza non certa: risposi che avrei cercato di capirlo parlandone con il coach.

Una volta entrato in stanza, indossai qualcosa di più comodo, e cominciai a camminare freneticamente per diversi minuti, ansioso che se la risposta di Louis non sarebbe stata quella che volevo, mi avrebbe distrutto.

Non riuscii nemmeno a mangiare, la bocca dello stomaco era completamente chiusa, sicuramente dall'ansia e dalla pressione che provavo.

Stavo cercando la playlist da selezionare, quando il mio telefono mi avvisò dell'arrivo di un messaggio.

Mister: "Vieni di qua?"
Sorrisi, e non mi spiegai il perché di quella reazione, e decisi di non darci peso.
Avrei dovuto?

Aprii la sua porta e mi sdraiai sul letto, abbastanza stanco; mentre lui mi guardava sorridendo.

"Hai mangiato?" mi chiese tornando a digitare al suo computer, affianco a me.

Negai scuotendo leggermente la testa, e lui prima di parlare mi guardò stranito.
"Harry, se ti dico che domani sei convocato mangi qualcosa?" mi disse

Alzai la testa di scatto, sbarrando gli occhi, non pensavo me lo dicesse con così tanta semplicità, senza farmi la ramanzina, come aveva fatto già un paio di volte.

Si alzò e andò a prendere un qualcosa che non vedevo dal frigo, successivamente mi diede in mano una barretta.
La guardai esaminandola, anche se non avevo veramente fame.

Infatti la annusai e mi venne il voltastomaco solamente ad annusarla, avevo troppa adrenalina in corpo per la gara del giorno seguente.

"Non ho fame" dissi ridandogliela, per poi ritornare a sdraiarmi, girando la testa dalla parte opposta.
Sentii il suo sospiro, sapevo che aveva capito tutto da quando cominciò a passarmi una mano nei capelli.

"Devi stare tranquillo, okay?"
Non risposi effettivamente ma mi avvicinai a lui, mentre lui continuava a ripetere lo stesso movimento.

Dopodiché posò il computer nel comodino situato affianco a lui, sdraiandosi a sua volta.
Provavo delle sensazioni strane, mai provate, ma soprattutto inesprimibili.
Sentivo che qualcosa era cambiato dalla sera precedente, ma non avrei saputo dire cosa.

Ignorando questi pensieri, mi girai verso di lui, nel momento in cui, stava spegnendo la luce.
Gli andai ancora più vicino, ritrovandomi tra le sue braccia.

E dormimmo. Dormimmo assieme, abbracciati.

DONCASTER ROVERSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora