The first training session

276 30 3
                                    

|HARRY'S POV|
Entrammo in campo il più velocemente possibile, come ordinato precedentemente dal coach: successivamente aspettammo solo la sequenza di esercizi da eseguire.

"Incominciate con 10 giri di campo, non voglio sentire volare una mosca" disse Louis rigido

Cominciammo a correre, rallentammo verso il nono giro di campo, essendo il primo allenamento dopo mesi di sosta, la stanchezza si cominciava a far sentire.

"Più veloci ragazzi! Con questo andamento dove pensiamo di andare? Forza!" ci urlò il mister dall'altra parte del campo.

Riprendemmo il ritmo e lo velocizzammo, finendo così anche l'ultimo dei giri del riscaldamento.

"Ragazzi dovete metterci più grinta, dopodomani avremo la prima partita di campionato, dobbiamo partire con il piede giusto, o se no, sarà tutto in salita" disse scuotendo la testa non soddisfatto.

Proseguimmo con diversi tipi di esercizi: potenza, tecnica, sensibilizzazione e stretching.

Il mister non pronunciò parola per tutto il tempo, osservandoci attentamente in tutti i movimenti: sembrava soddisfatto, a differenza di prima, di quanta energia ci stessimo effettivamente mettendo.

Durante la parte finale di stretching, Louis si mise a parlare con il nostro fisioterapista, pur non sentendo i loro discorsi con chiarezza, immaginai parlassero della nostra squadra, e delle nostre condizioni fisiche singole.

In questi anni non mi sono mai interfacciato ad un infortunio vero e proprio: mi è capitato di avere qualche botta o stiramento, ovviamente, ma mai nulla di serio, e mi ritengo fortunato per questo.

Quando finimmo la parte di rilassamento dei muscoli, la fatica cominciò a farsi sentire dopo due ore di intenso allenamento: ma sapevamo che ancora non era finito.

"Venite qua, vi dividerò in due squadre per fare la partita di fine allenamento: mostratemi tutto quello che sapete fare, da questo ne dipenderà la formazione della prima partita, ricordatelo" disse per poi cominciare a stilare i nomi della prima e della seconda squadra.

Cominciammo a giocare, tutti ci mettemmo il massimo impegno, non esisteva di stare fuori, il posto da titolare lo volevo, e come era giusto, dovevo guadagnarmelo.

La palla mi arrivò nella parte centrale del campo, proseguii con la palla attaccata al piede, scartando alcuni miei compagni, arrivai davanti all'aria di rigore, un mio compagno si precipitò su di me per rubarmi la palla prima che io caricassi il tiro, ma questo non bastò;con facilità mi feci passare la palla verso l'altro piede con il quale tirai: la palla finì in porta.

La partita terminò 3-2 per la mia squadra: il mio ruolo, ovvero il centrocampista, non mi forniva le possibilità di marcare un gol, come invece è possibile avere in attacco.
Il mio compito è quello di far salire la squadra, giocare ed allargare più palle possibili in modo da trovare le giocate giuste al momento giusto.

Nonostante questo, sono quasi sempre riuscito a mandare la palla in rete molto spesso: dovuto sicuramente anche alla potenza e alla precisione del mio tiro, i quali sono stati allenati per anni e anni continuamente.

Stavamo tornando negli spogliatoi quando rallentai leggermente il passo, perché intuii che il fisioterapista della squadra e il coach stessero parlando di me: in particolare del mio modo di giocare.

Continuai a parlare distrattamente con i miei compagni, sempre ascoltando quello che stavano dicendo senza farmi notare minimamente.

"Harry è veramente una testa dura, quando si impunta su una cosa è impossibile fargli cambiare idea. Ha un carattere di sfida impressionante, te lo dico perché l'ho visto crescere nel settore giovanile dei Doncaster Rovers" disse il fisioterapista

"Penso di essermene accorto prima nello spogliatoio" disse Louis riprendendo di seguito il suo discorso "Ha una capacità di gioco notevole, ma in generale tutta la squadra ha grandissima potenzialità" disse cominciando poi a parlare in linee generali di noi.

Dopodiché arrivammo negli spogliatoi dove ci lavammo e ci cambiammo.

Mentre stavamo parlando sentimmo bussare alla porta, successivamente la figura del nostro mister comparve.
"Ragazzi domani allenamento stessa ora di oggi, volevo anche farvi i complimenti per l'allenamento di oggi. A domani" disse uscendo senza aspettare nessuna risposta

Non nego che il suo metodo di lavoro mi piacesse parecchio: era davvero rigido e severo durante tutta la durata del lavoro, ma quando c'era da complimentarsi non si risparmiava.

Noi continuammo a parlare mentre ci cambiavano negli spogliatoi, finché Michael non parlò zittendoci tutti: anche se l'affermazione era per lo più indirizzata a me.

"Ho saputo che il coach si è stabilito in convitto, abita ad Holmes Chapel, sono 2 ore di viaggio, comprensibile non volersele fare tutti i giorni" disse

"Stavo così tanto bene da solo" dissi sbuffando, con una punta di sarcasmo, ma nemmeno troppo.

"Non ci devi mica dormire assieme" disse Michael scatenando le risate di tutti, compresa la mia.

Continuammo a parlare affinché non fossimo tutti pronti, una volta usciti percorremmo l'unico pezzo di strada che facevamo assieme e successivamente ognuno prese la sua strada per tornare a casa, già pronti e preparati per l'allenamento del giorno successivo.

DONCASTER ROVERSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora