I heard what you said.

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|HARRY'S POV|
La sveglia suonò, e il mio cuore cominciò a battere all'impazzata: ero consapevole di quello che dovevo fare.

Avevo bisogno di farlo, di parlargli, per il mio, ma probabilmente, per il bene di entrambi.
Questa situazione mi distruggeva, e non potevo tenerlo nascosto ancora per molto.

Fissai il soffitto aspettando che anche lui si alzasse, cercando nella mia testa le parole adatte da pronunciare.

Aspettai che uscì dal bagno e che si sedette sul letto; cercò di passare una mano nei miei capelli, ma mi scansai al tocco.
Non volevo, o meglio, non ora.

"Possiamo parlare un attimo?" sapevo che dopo quello nulla sarebbe stato più lo stesso, indipendentemente se in senso positivo o meno.

"Harry, che succede?" mi chiese, sarebbe stato il discorso che mai più si aspettava di sentire.
Ma dopo la frase della scorsa notte, non potevo lasciare correre e far finta di nulla.

"Insomma" mi bloccai per qualche secondo prima di proseguire, dirlo a parole era più difficile di quanto pensassi

"Ho sentito, quello che hai detto ieri notte, ero sveglio" non pensai minimamente ad alzare lo sguardo, lo tenni fisso sul letto; impaurito da che piega potesse prendere tale conversazione.

Nel momento esatto in cui cercai il suo sguardo per interpretare anche una sola scintilla proveniente dalle diverse emozioni, lo vidi sbiancare.
Non avrei dovuto sentire quello che ha detto, ne ero consapevole.

"Harry, mi spiace per quello che hai sentito. E non posso nemmeno immaginare il disagio che tu possa provare in questo momento..."

Stava blaterando, le sue parole avevano il solo scopo di tappare il silenzio.
Lo zittì, ormai ne avevo la conferma.
Io perso per lui.
Lui perso per me.

Lo baciai, sbarrò gli occhi dalla sorpresa, io sorrisi.
Mi sentivo sicuramente più leggero, senza la paura di soffrire.

Ne parlammo, e fu probabilmente una delle cose migliori di quel momento.
Discutemmo di come ci sentiamo, e di come ci sentivamo prima che tutto succedesse.
Il tutto accompagnato da baci tra una frase e l'altra: era probabilmente l'ultima cosa che mi sarei mai aspettato prima di parlargliene.

"Da quanto?" chiesi d'improvviso
"Da quanto cosa?" rispose alla domanda non chiara

"Da quanto te ne sei reso conto?"
"Primo allenamento, mi hai stroncato rispondendomi abbastanza di merda. Nei giorni successivi non ti sei mai smentito, sei una testa calda e mi hai incuriosito.
Ho cominciato a farmi le prime domande quando mi sono reso conto che ti avrei accontentato in tutto, come quando la società ti voleva escludere dalla rosa."

"E tu?" Tu da quanto?" mi chiede a sua volta.
"Non lo so, mi sono accorto ad un certo punto che c'era un rapporto diverso rispetto a quello che avevo e che ho sempre avuto con i miei coach"

Continuammo a baciarci, affinchè abbastanza esausti decidemmo di andare a dormire.
Quella notte era diversa, da quella notte mi ero riuscito a capire e avevo trovato la persona che mi rendeva felice.

Non mettevo in dubbio che in campo il rapporto dovesse rimanere professionale, soprattutto da parte sua.
Se ci avessero scoperto avrebbero fatto in modo di mandare o me o lui in un'altra società, non erano permessi questi tipi di relazioni in determinati ambiti: come questo.

Avremmo fatto passo per passo, un po' nascosti da tutti, ma bastava stare insieme.

Mi lasciò l'ultimo bacio sull'angolo delle labbra, e poi in mezzo si ricci, per poi avvolgermi con un braccio, e abbandonarsi al sonno.

Questo nuovo inizio era probabilmente il migliore che qualunque persona innamorata potesse desiderare.
Ci misi un po' di più ad addormentarmi; ero un po' perso.
Perso con lui.
Perso di lui.

Perso nell'amore.

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