The day before the match

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|HARRY'S POV|
La mattina seguente mi svegliai piuttosto presto, ma rimasi buona parte della mattinata nel letto: sicuramente il dolore che provavo all'altezza dei polpacci, causato dall'intenso allenamento, non aiutò.

Ma in generale, preferivo, per quanto riguarda il tempo che passavo in convitto, starmene nella mia stanza: le occhiate che giravano in quei corridoi promettevano tutto tranne qualcosa di buono.

All'interno di questa struttura eravamo tutti ragazzi da diverse società di una certa importanza: tutte nello stesso campionato, quindi internamente, la competizione e la rivalità erano davvero alte.

Questo convitto era a scopo sportivo: dedicato interamente a giocatori e coach.
Esso non ospitava più di un giocatore ed un mister per squadra: le diverse squadre erano davvero numerose: e questo sicuramente, a causa dell' altissima concorrenza, non aiutava nei rapporti.

Ero consapevole che probabilmente il mio mister si trovava nella stanza accanto alla mia: questa disposizione era sistematica per tutti.

Gli enti superiori cercavano la sistemazione con determinati criteri, cercando di evitare qualsiasi tipo di 'scontro', probabilmente da esperienze passate.

Tra poche ore dovevo trovarmi al campo, quindi decisi di pranzare: praticando questo tipo di sport era obbligatorio mangiare con un certo anticipo per facilitare la veloce digestione.

Mangiai un'insalata, mi misi alla finestra, particolarmente annoiato: il tempo in questi giorni era particolarmente freddo e nuvoloso.

Le ore che mi dividevano dall'allenamento passarono con una certa velocità, e mi dovetti subito preparare per incamminarmi in direzione del campo.

Per ultima cosa mi infilai il cappotto della società, interamente nero con lo stemma in alto a sinistra: sopra il cuore.

Scesi le scale velocemente mettendomi le cuffie per arrivare fino a destinazione.
Una volta arrivato, come tutti i giorni, trovai buona parte della mia squadra, già all'interno dello spogliatoio.
Mentre ci preparammo per cominciare l'allenamento parlammo di stupidaggini, nulla da prendere sul serio: questo mi piaceva di noi, il fatto che il nostro rapporto sia dentro che fuori dal campo non cambiasse.

Stavamo ridendo per una delle nostre solite battute, ma questo momento fu interrotto dalla porta del nostro spogliatoio, dalla quale entrò Louis.

Ci guardò tutti, uno per uno, gesto che aveva fatto anche il giorno precedente, prima di cominciare a parlare.
"Domani abbiamo la prima di campionato, vi ho già detto che bisogna iniziare con il piede giusto, se poi vogliamo avere la strada spianata. Oggi voglio vedere il vostro massimo impegno, non ci dobbiamo fermare un attimo. Non vi scordate che da questi allenamenti ne dipende la formazione di domani." disse uscendo, e andando verso il campo di allenamento.

Noi lo seguimmo, non pronunciammo parola, il suo modo di fare, sicuramente, incuteva rispetto: faceva capire molto bene quello che pretendeva e voleva da noi.

Il riscaldamento iniziale che ci ordinò fu differente da quello del giorno prima, infatti, esso fu composto da: esercizi di rapidità, reattività, mobilità e corsa a ritmo sostenuto.

Non pronunciò parola per tutta la durata di questa prima parte, quando non era soddisfatto solitamente lo faceva capire, perciò fui abbastanza convinto che il nostro andamento andasse piuttosto bene.

Ci fece proseguire con diversi esercizi tecnici con la palla, per migliorare la sensibilità del piede, soprattutto in vista della sfida che ci attendeva per il giorno seguente.

I polpacci alla fine della parte centrale dell'allenamento cominciavano a fare male, ma ero abituato, e non ci facevo caso più di tanto.

Finimmo anche l'ultimo esercizio del circuito d'allenamento e il coach ci richiamò verso di lui, sicuramente per parlarci.

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