Capitolo 14

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Pov. Luke

Alex va a lavarsi, e io mi siedo sul divano. Mi passo una mano tra i capelli mentre sospiro. Non so cosa mi stia prendendo. Anzi lo so, è lei che mi prende. E sono passati quanti? Quattro giorni? Mi sta fottendo il cervello.
Mi alzo e vado nella mia camera. Sento l'acqua scorrere dal bagno, e la borsa di Alex è ancora a terra. La afferro e la poso sul letto sfatto. Apro la cabina armadio e con uno scatto sposto tutti miei vestiti sul lato destro. Alcune mensole dentro l'armadio sono abbastanza vuote, e decido di svuotare il comodino dal lato in cui dorme Alex. Apro il borsone e comincio a svuotarlo, appoggiando i vestiti sul letto, e mettendo la biancheria direttamente nel cassetto del comodino. Ha portato sia abiti casual che eleganti. Appendo i vestiti interi alle stampelle che metto poi nell'armadio, piego i jeans e le magliette, appoggiandole sulle mensole superiori, e infine metto le scarpe con il tacco che si è portata infondo all'armadio accanto alle mie scarpe. Chiudo il borsone, ormai vuoto, e lo butto sotto al letto. Sto per uscire dalla stanza, quando mi rendo conto che l'acqua non scorre più da un pezzo, e la sento parlare, quindi mi avvicino alla porta del bagno per sentire meglio le sue parole. "Sì Beth, mi trovo bene con lui, è simpatico, bello e dolce, ma come ti ho detto, è solo sesso." Fa una pausa, probabilmente per ascoltare la persona con cui parla, poi riprende. "No, lo sai che dopo di loro non ci riesco più. Con lui mi sono già sbottonata troppo, e lo sa che non ci sarà niente di più, è quello che vuole anche lui. Ora devo andare, fra poco devo uscire per andare a lavoro e devo ancora prepararmi.. Sì, ti voglio bene anche io." La sento sospirare e mi allontano velocemente dalla porta, per uscire in corridoio. Quando sento la porta del bagno aprirsi e poi chiudersi nuovamente, entro nella stanza. Lei si gira verso di me, e sul suo viso vedo forse stupore. "Hai sistemato la mia roba?"
"Sì, mentre eri in doccia, spero non ti dispiaccia." Lei alza le spalle e indica il comodino, io annuisco. Lei lo apre e afferra un completo che ho messo a porto qualche minuto prima. È avvolta in un asciugamano, che la copre solo fino a metà coscia, ed è una visione mozzafiato. I capelli bagnati, ancora un po' gocciolanti, sono scuriti dall'acqua e messi di lato. Fa cadere l'asciugamano, senza curarsi della mia presenza, e comincia ad infilarsi le mutandine. Sono incantato dal percorso del pizzo bianco sulle sue cosce. Sta per mettere il reggiseno, ma svelto, le circondo la vita con le braccia. Sento l'odore del mio bagnoschiuma sulla sua pelle, ed è tremendamente bello. "Sei una dea."
"E tu sei eccitato." Dice ridacchiando e spingendo il sedere contro l'erezione nei miei boxer. Emetto un grugnito "Tutta colpa tua." Dico, scatenando un'altra sua risatina. La mia mano sale, dalla sua vita lungo la pancia e lo stomaco, per fermarsi su un seno. Mugola di piacere quando lo stringo fra le mani. Pizzico tra l'indice e il pollice il capezzolo, e lei si dimena contro il mio corpo, cominciando ad ansimare, quando l'altra mia mano scivola sopra al tessuto di pizzo, strofinando la sua intimità. "Rischi di far tardi, piccola. Di nuovo. Voglio che durante tutta la giornata pensi a stamattina, a quanto tu sia eccitata in questo momento, e immagina tutte le cose che ti piacerebbe che facessi." Le sussurro in un orecchio, poi mi allontano, dandole una pacca sul sedere. "Su, ti conviene vestirti se non vuoi arrivare in ritardo." Dico ridendo. Lei si gira e mi incenerisce con lo sguardo, puntandomi un dito contro il petto "Me la pagherai, Hemmings." Rido di nuovo, stendendomi sul letto. L'ho voluta stuzzicare, ma ora sono io a non riuscire a smettere di guardarla, mentre, con naturalezza, si veste. Mette una gonna grigia lunga quasi fino al ginocchio, una canottiera bianca e una giacca dello stesso colore della gonna. È maledettamente bella. Lega i capelli in una coda alta, e si dirige verso la porta della stanza "Ehi, non dimentichi qualcosa?" Le chiedo. Lei si rigira verso di me e alza gli occhi al cielo quando le faccio segno di avvicinarsi con l'indice. Lo fa e si china verso di me. La bacio, non un casto bacio, ma uno che promette piacere, al suo ritorno. Poi esce dalla stanza e sento chiudersi la porta d'entrata.
Oggi non devo vedermi con i ragazzi, quindi ne approfitto per restare un po' da solo e riflettere. Me tre parlava al telefono ha detto che si trova bene con me. Ma ha detto che dopo di loro non ci riesce. Chi sono loro? E non riesce a far cosa? Stare fermo a farmi domande a cui non riesco a trovare risposta mi snerva. Mi alzo, e infilo la prima maglietta che trovo nell'armadio e un jeans skinny nero. Fra poco dovrebbe arrivare Sandra, la governante così non mi preoccupo di sistemare la casa. Decido di uscire per schiarirmi un po' le idee. Cammino per le strade di Los Angeles, diretto ad uno Starbucks qui vicino, ogni tanto qualche ragazza mi ferma per fare una foto, io sorrido e accetto, anche se con la testa non ci sono. Arrivo finalmente da Starbucks e mi metto in coda. Passa qualche minuto e la fila avanza fino ad arrivare al mio turno. Una ragazza, con una targhetta con inciso il nome "Jane", sbatte le ciglia una decina di volte mentre mi guarda, e sto per chiederle se le è entrato qualcosa nell'occhio o se abbia qualche strano tic, quando lei mi chiede cosa voglio. Già, cosa voglio? Voglio che sia solo sesso? O voglio conoscerla? Voglio qualcosa di più? Mi risveglio dallo stato di trance, e ordino il solito caramel macchiato. Lei annuisce e batte sulla cassa lo scontrino, che mi consegna, e mi chiede il nome, sbattendo di nuovo le ciglia di quegli occhi marroni da cerbiatto. "Mi chiamo Luke."
"Oh sì, lo so." Dice ridacchiando. Allora perché diavolo me lo hai chiesto? Le faccio un sorriso sforzato, e lei da l'ordine al suo collega. Aspetto che mi diano il caffè, ma vedo Jane trafficare con un pennarello, poi mi porge il caffè. Le sorrido svogliatamente e vado a sedermi al primo tavolo libero che trovo, vicino alla vetrina. Sorseggio il mio caffé mentre guardo la gente accalcarsi sui marciapiedi. Abbasso distrattamente lo sguardo sul bicchiere, e sul cartone c'è scritto il nome della cameriera e un numero di telefono. Non mi fa assolutamente nessun effetto, il che mi preoccupa. È impossibile dire che provo qualcosa per lei, la conosco da quattro giorni, ma è innegabile che mi piace stare con lei, e vorrei imparare a conoscerla. Se Alex lo scopre, come minimo scapperebbe a gambe levate. Devo comportarmi come ho fatto in questi giorni e tutto andrà bene.

Angolo autrice:

Scusate davvero tanto per il madornale ritardo! E so che il capitolo fa schifo, ma è di passaggio. Negli scorsi capitoli ci sono un sacco di visualizzazioni, sono contentissima, davveroo! Grazie mille a tutte quante. E scusate ancora per il ritardo, spero non accadrà più! Un bacionee
Je :)

Just Sex ||Luke Hemmings||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora