Capitolo 12

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Pov. Luke

I ragazzi escono dal mio appartamento, lasciandomi solo con Alex "Non sapevo che scrivessi anche canzoni." le dico sorridente. Lei alza le spalle "Probabilmente i milioni di libri che ho letto aiutano la fantasia." Dice con una leggera risata. Guardo il salotto ed è un disastro "Pulisco un attimo questo schifo e sono tutto tuo." Mi alzo dal divano e lei fa lo stesso. Si piega sul tavolino e afferra tutte e quattro le bottiglie vuote di birra, e credo di essere rimasto a fissare quel culo perfetto, fasciati in modo fantastico da quel jeans aderente per un bel po', mentre lei entrava nella mia cucina. Mi piace vederla qui dentro, in casa mia. Lei appoggia le bottiglie sul lavandino di acciaio, e io mi metto a raccogliere gli scatoloni che domani mattina butterò. La raggiungo nella cucina e appoggio gli scatoloni sul ripiano grigio scuro, poi le avvolgo le braccia intorno alla vita. Inizio a baciarle il collo, e i suoi gemiti di risposta mi fanno impazzire. Inspiro profondamente e il suo profumo mi riempie le narici. Mai sentito odore migliore di questo. Cerco di controllarmi, e mi allontano da lei. "Allora piccola, che cosa vuoi fare?"
"Vuoi davvero saperlo?" Dice con un sorriso malizioso, passandomi le dita su e giù per il petto. Le sorrido di rimando e annuisco. Lei si alza in punta di piedi fino a far toccare il mio orecchio con le sue labbra. Mi lecca il lobo, e i miei jeans stanno diventando troppo stretti. "Giochiamo alla Play!" Grida, allontanandosi di scatto da me. Devo avere una faccia davvero buffa, perché Alex guardandomi, scoppia in una fragorosa risata. Io sorrido, e prima che lei possa fermarmi la carico a testa in giù sulle mie spalle. La porto fino al divano, dove poi la faccio cadere. Ha i capelli biondi sparpagliati sul viso, che nascondono le fossette che sono sicuro siano spuntate sulle sue guance, sta ridendo talmente tanto che si tiene la pancia con le mani. Mi sdraio sopra di lei, e come comincio a baciarle il collo, la sua risata si interrompe. Le lascio una scia umida lungo tutto il collo, poi nell'incavo, ma la felpa interrompe il mio percorso. Alex sta gemendo rumorosamente, quando mi stacco da le e la guardo in quei pozzi azzurri che ora sembrano velati dal desiderio. "Hai ragione, dovremmo proprio giocare alla Play." Dico ghignando. Lei mi tira un pugno sulla spalla, e io faccio una faccia di finto dolore che la fa ridere di nuovo.
Ci mettiamo davvero a giocare alla Play, a Fifa. È bravina, ma contro di me non ha scampo. Anni di pratica con i ragazzi. Siamo seduti sul divano, lei con le gambe incrociate e la lingua incastrata tra i denti in un'espressione di pura concentrazione che mi fa fare una risatina. Quando segno l'ultimo gol, e la partita finisce, Alex salta in piedi "Ah, maledizione! Non è giusto, okay? Non stavo dando il meglio di me. Pretendo una rivincita."
"Tanto ti straccio lo stesso, ma va bene. Sei abbastanza brava dai, giocavi spesso a casa?" Lei si rabbuia leggermente, ma ritorna subito allegra, tanto che credo di essermi immaginato tutto. "Beh, non c'è molto da fare quando hai tre fratelli maschi. Ho anche due sorelle maggiori, gemelle, ma abbiamo dieci anni di differezza, e quando io ero una ragazzina loro erano già entrambe sposate. Il che fa abbastanza impressione, perché sono sposate con due gemelli."
"Oddio, sei figli? I tuoi genitori saranno impazziti a tenervi tutti." So che è un argomento davvero delicato. Mi ha detto che i suoi genitori sono morti, ma non so nient'altro su di lei. Vorrei solo conoscerla meglio. Chiedo troppo? "No, affatto. Certo, eravamo una famiglia davvero, davvero numerosa, e c'era un litigio per ogni cosa, ma adoravo i miei genitori e i miei fratelli. Mia mamma non lavorava, stava sempre dietro ai nostri capricci, mentre papà cercava di essere il più presente possibile. Lui era un poliziotto, doveva essere sempre reperibile, e capitava spesso che dovesse andare via nel bel mezzo di una cena, un compleanno, una recita, o una partita dei miei fratelli, o qualsiasi altra cosa. Ma quando c'era, era tutto perfetto. Scusa, sto parlando troppo." Dice abbassando lo sguardo. "Tranquilla, mi fa solo piacere. Posso chiederti quando sono morti?"
"Sette anni fa. Avevo diciassette anni. Non.. Non è un discorso che amo fare, inoltre noi due non siamo niente, non dobbiamo conoscerci l'un l'altro." Dice freddamente, e sì, ci rimango male. Ma la capisco, anche io mi comporterei alla stessa maniera. Non oso immaginare come deve essere stata la sua vita. Perdere i genitori a diciassette anni. Io non posso pensare nemmeno di perderli ora, figuriamoci a quell'età, quando sono tutto ciò di cui hai bisogno. "Beh, non perdiamo tempo, hai detto di potermi battere no? Rendiamo le cose interessanti. Ad ogni gol, l'altro si toglie un indumento." La sua espressione fredda si scioglie, mostrandone una molto maliziosa che mi fa venire voglia di mandare al diavolo il gioco e scoparla qui sul divano. Lei annuisce e cominciamo a giocare. Il primo gol lo fa lei, e io mi tolgo la maglia. Lei tiene gli occhi fissi sul mio fisico per qualche istante, poi si concentra sul gioco. Con mia sorpresa e anche disappunto, fa di nuovo gol, e mi tocca togliere i jeans. Riprendiamo a giocare, e so che continua a lanciarmi delle occhiate, lo riesco a sentire. Forse grazie alla distrazione, riesco a fare gol e lei sorride, come se non vedesse l'ora di spogliarsi. Penso si tolga la felpa per prima, ma invece si slaccia lentamente il jeans. Infila le dita tra i passanti e sempre lentamente lo sfila dalle coscie, poi dalle gambe, e rimane con una brasiliana nera. Si piega per prendere i jeans da terra, e facendolo, mi sventola praticamente il culo in faccia, lasciato scoperto per metà dalle mutandine, e so che non gliene frega niente dei jeans. Si rialza e li appoggia sul divano. Continuiamo a giocare, e io faccio nuovamente gol. Lei sfila la felpa, e dio solo sa quanti colpi ha mancato il mio cuore. È li, seduta sul mio divano con un baby-doll nero, in alcune parti trasparenti e sento il mio amico alzarsi sempre di più. Lei fa riprendere il gioco, siamo due pari, ma proprio quando manca poco alla fine, lancia il joystik da qualche parte sul divano e sussurra "Fanculo." Si mette a cavalcioni su di me e mi bacia in modo famelico, come se non bevesse da anni e la mia bocca fosse l'unica fonte d'acqua al mondo. Comincia a strusciare la sua intimità contro di me. Geme. La tengo dal sedere e mi alzo. Non la porto in camera, ma vicino alla finestra. La faccio scendere, solo per poterle togliere il baby-doll e le mutandine "Mi piaci da morire con questo addosso, ma non posso aspettare."
"Fa veloce Luke, ne ho bisogno." Geme nel mio orecchio mentre comincio a spogliarla. Lei mi tira giù i boxer, che scalcio via con i piedi. Una volta che entrambi siamo nudi, la prendo in braccio e blocco la sua schiena contro la finestra. La sento trasalire al contatto con la superficie fredda del vetro. "Luke, ti prego." Voglio stuzzicarla un po', così le passo le dita sulla sua intimità "Sei così bagnata, e solo per me."
"Sì, solo per te." Dice mentre piega la testa all'indietro chiudendo gli occhi. Entro velocemente in lei, con una spinta forte che la fa gemere. Comincio lentamente, poi prendo ritmo e vado sempre più velocemente. "Più forte." mi dice, e l'accontento. Le spingo dentro ancora più forte, tanto che ho parura che il vetro si spacchi "Oh Dio, Alexandra. Voglio che tutti ti vedano quanto solo io ti faccia godere. Voglio che tutti vedano che sei mia." Dopo le mie parole, urla. Sento che è vicina, le sue mani cominciano a graffiare la mia schiena e le sue labbra mi baciano con foga. La sento venire, le sue pareti si stringono attorno a me, facendomi riversare in lei dopo un'altra spinta. Sfinita, si lascia andare con la testa sulle mie spalle e le braccia a circondare il collo "Il miglior sesso di sempre." Mi dice, ed io rido "Vale anche per me, piccola." La porto nella mia camera, e la metto sotto le coperte azzurre. Mi metto dietro di lei circondandole la vita con le braccia. Il suo respiro diventa subito regolare, e penso si sia addormentata. Le guardo il viso, i lineamenti delicati, i capelli sparsi sul cuscino e la bocca carnosa rilassata. È così bella. "Tell me where you're hiding your voodoo doll, 'cause I can't control myself." Le canto in un sussurro, poi la stringo ancora più forte a me, e mi addormento con il suo profumo che mi circonda.

Spazio autrice:

Ciaoo! Come va?
Ho aggiornato ahah :) ho riletto, ma se qualche errore dovesse essermi sfuggito fatemelo notaree! Spero che il capitolo vi piaccia. Un bacionee
Je :)
P.S.: solo io adoro Luke in questa foto? 😍

Just Sex ||Luke Hemmings||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora