Hey! A breve cambierò il telefono, quindi probabilmente perderò questo profilo. Sono mortificata, perché tutti questi problemi con l'account mi distruggono, amo scrivere e voglio far sapere la mia scrittura e le mie idee. Il mio nuovo account si chiamerà
"neilbethkeller". Probabilmente ci sarà qualche numero di mezzo, non lo so di preciso, ma ve lo farò sapere.
Vi amo!Abbie
Il giorno tanto atteso era arrivato. In quel momento erano le nove e un quarto circa. Ero tesa e nervosa, il cibo era un mio nemico. Mi trovavo nella clinica, da sola e con i nervi a fior di pelle! Qualcosa di peggio esiste?!Non credo proprio. «Tu dovresti essere Aurora Felt?» il dottor Nowak, mi fissò. «S-sì, sono io» risposi. «Benvenuta! Io sono il dottor Nowak, purtroppo non sono io lo specialista che ti seguirà, ma vieni te lo faccio conoscere.» mi invitò ad andare con lui. Io volevo solo andarmene, non volevo affatto rimanere lì; ma lo seguì comunque, come una stupida. Percorsi il lungo corridoio e mi imbattei in tantissime camere. «Allora Aurora, questa è camera tua. Sistema e disfa la valigia.
Purtroppo non è disponibile una compagna di stanza; se verrà una nuova ragazza entro questo mese, potrà farti compagnia. Siamo desolati per la situazione.» cioè mi prendete per il culo? Devo stare un mese da sola?
«Ma porca putt..Oh dio scusi! Che maleducata, mi dispiace, non volevo!» cercai di scusarmi per il mio linguaggio. «Stai tranquilla, la tua reazione è comprensibile. Fra un'ora verrà a trovarti il tuo specialista. Adesso ti saluto, sono in un ritardo apocalittico!» mi fece un sorriso che ricambiai. Era un uomo sulla quaranta, era molto bello, ma ahimè, aveva figli e moglie. «Arrivederci!» lo salutai, si girò dall'altro lato e se ne andò. Chiusi la porta alle mie spalle e mi accasciai a terra. Fissai la valigia, mi alzai e riposi tutto perfettamente nell'armadio. Posai i libri sulla scrivania e mi sedetti sul letto. Ci misi circa un'ora e stavo aspettando il medico. Bussarono alla porta, aprii e mi ritrovai l'ultima persona che volevo trovare. «Ciao» mi sorrise.
«Payton? Ma che ci fai qui?» ricambiai il sorriso.
«Come promesso, ti sono venuto a rompere il cazzo e volevo farmi perdonare per ieri.» amavo il modo di come riusciva a riempirmi di felicità. Era così semplice e appariscente, era un angelo e un diavolo, era dolce e uno stronzo. La sua sanità mentale non esisteva più, era distrutto, si era rotto il mille pezzi. Noi eravamo stati storia, siamo stati amore, siamo stati sesso, né io, né Payton sarebbe stato capace di dimenticarmi, eravamo così uniti, anche se ci eravamo lasciati e forse gli Psicologi avevano ragione.."Più che sbagli siamo tatuaggi." «Vorrei solo sapere come hai fatto a entrare.»
«Se ci sei tu qua, rimango.» mi disse come se fosse un bambino. In effetti anche io tornavo bambina quando stavo con lui. Eravamo due bambini, due bambini, due stupidi bambini. Se ne fregava della sua salute, voleva solo stare con me. Si sarebbe ammazzato per me, ne ero certa. Si era beccato non so quanti pugni per difendermi,in passato. «Sei incredibile!» risi e istintivamente lo abbracciai. Lui si irrigidì, ma ricambiò qualche secondo dopo. Non eravamo più abituati a quel contatto, era così strano, stavo abbracciando Payton.Payton
«Sei incredibile!» disse ironica e poi rise. Era così bella, avrei voluto baciarla, fino a farle perdere il respiro.
Mi abbracciò probabilmente senza pensarci e io mi irrigidì, dato che si pentì subito. Ma chi se ne frega, ho bisogno di lei. La strinsi fra le braccia e potei sentire il suo profumo. Si staccò e mi sorrise. Cazzo. Entrai nella sua stanza, perfettamente ordinata e pulita. Aveva quella saga di cui ne parlava ventiquattr'ore su ventiquattro.
"Kiss me like you love me" aveva già sistemato la libreria.
«Che precisina di sto cazzo..» sussurrai sorridendo.
«Tu sei un ossesso disordinato! Non è mica colpa mia! Amo l'ordine, stronzo!» mi insultò puntandomi il dito contro. Fece uno dei suoi meravigliosi sorrisi e mi fece sciogliere. «Hai messo tutto in modo preciso, io appena sono arrivato ho quasi spaccato la stanza dal nervoso.» ammisi ridendo. Eravamo così diversi, ma stavamo bene insieme. «Che facciamo adesso? Evito di risponderti, perché sai che sono contraria.» mi rispose cercando di essere fredda. «Devi presentarti fra circa mezz'ora davanti a tutte quelle che ti faranno compagnia.»
«Pay, mi annoiooo» si lamentò come una bambina.
Feci un altro giro della sua stanza e mi si illuminarono gli occhi quando notai cosa stesse indossando.
La mia felpa. «Hai- cioè perché-» tentai di chiederle.
«Io- beh mi p-porta fortuna e volevo indossarla..»
mi venne da ridere. «Sono sicuro che tu abbia un'altra felpa di mia proprietà.» sorrisi e lei arrossì.
«Si, te la do subito, è quella grigia.»
«Posso darti la mia, se vuoi.» imbarazzata annuí. Era così carina. Mi tolsi la maglietta di cotone a righe e gliela porsi. Si fermò a guardare i miei addominali e si morse leggermente il labbro. Cazzo. «Gradirei la mia felpa, Abbie» feci un sorriso seducente e lei sembrò quasi incantata. Infilai ciò che mi aveva dato e la guardai fisso negli occhi. «Potresti girarti, per favore?» mi voltai verso la scrivania e osservai Lolita di Nabokov.
«Ho fatto.» posai lo sguardo sulla sua figura, aveva la mia maglietta. «Sei bellissima..cazzo, sei meravigliosa.»
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Love and Lust
Romance«Ti amo e non smetterò mai di amarti, perché tu sei unica, Abbie. Cazzo, ogni volta mi seduci senza volerlo e non sai quanto mi fa impazzire.» «Payton, stai parlando come se per me non fosse la stessa cosa..»