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Il Joker fece colazione e si preparò mentalmente per la seconda punizione.
Prima di andare nella stanza del ballerino passò sulla sua dove recuperò un'oggetto che gli sarebbe servito per punirlo.
Entrò nella stanza e la sua preda era già ammanettata, in ginocchio sul letto con addosso solo un paio di boxer neri, lo stava sorvegliando il suo scagnozzo, appena vide il suo capo gli fece un cenno di saluto con la testa prima di uscire dalla stanza.
Mark aveva sentito che era entrato il Joker, ma non poteva vederlo essendo di spalle, quindi non poteva notare cosa teneva stretto in una mano.
L'unica sua certezza era che non sarebbe stato qualcosa di piacevole quello che sarebbe successo lì a breve, pregava di riuscire a sopportare il dolore che gli avrebbe inflitto, non voleva cedere.
Il Joker si era posizionato dietro al ballerino, si fermò qualche secondo per osservare la sua schiena, ampia e le spalle larghe, era tutto così dannatamente proporzionato.
Sollevò il braccio dove stringeva un frustino in pelle nera, usò una forza contenuta per non provocare lesioni che avrebbero creato cicatrici.
La preda doveva essere come lui, immacolata esternamente, rotta internamente.
Nonostante la forza non eccessiva i colpi comunque erano forti, Mark stava facendo difficoltà a trattenere le urla, stringeva i pugni e digrignava i denti, ce la stava mettendo tutta per non mollare.

"La mia prima frustata l'ho ricevuta all'età di cinque anni. Mi rifiutavo di mangiare le verdure.
Ricevetti venti frustate e fui lasciato senza cibo per due giorni".
Disse il Joker mentre continuava a sferrare colpi.

Lo colpì altre cinque volte prima di smettere.
Mark stava per parlare, voleva dire qualcosa, tutte le parole gli morirono in gola quando il Joker proseguì con il discorso.

"Se stavi per dire qualcosa sul tuo passato lo conosco già, mi sono informato. Pensi che mi interessa quello che hai passato tu? Il mio inferno ha già bruciato ogni cosa dentro di me. Il fuoco ha lasciato solo l'involucro. Vuoi un applauso per essere una brava persona?"
Gli fece un applauso ghignando uscendo poi dalla stanza.

Il ballerino rimase immobile in quella posizione, pietrificato dal dolore e dalle parole del "Mostro".
Dalla schiena colava del sangue, le ferite non avrebbero lasciato cicatrici, era come se il Joker volesse mantenere la facciata del corpo perfetto, una sorte di maschera.
Il suo piano era quello di testare la sua resistenza, ma non quella fisica, ma quella mentale.
Dopo poco entrò la solita cameriera, con un panno inumidito gli pulì la schiena delicatamente, la asciugò e gli spalmò una pomata.
Mark emise qualche smorfia di dolore.
La ragazza terminò la sua cura con della garza, gli tolse le manette ai polsi e gli mise una maglia larga bianca.

"Grazie, ti prendi cura di me".
Disse dolcemente Mark sorridendo, mentre la cameriera lo aiutava a distendersi per essere incatenato di nuovo.

"Vorrei poterti dire che lo faccio di mia spontanea volontà. E lo farei, ma in questa villa non possiamo prenderci iniziative. Quindi non dovresti ringraziare me".
Disse gentilmente ammanettando la seconda caviglia.

"Che vorresti dire?"
Chiese confuso Mark guardandola.

"Quello che ho detto. Non mi piace prendermi meriti che non mi appartengono".
Disse gentilmente prima di salutarlo ed uscire.

-Vuoi dire che quel "mostro" ha ordinato di curare ciò che mi ha causato lui? Ma che razza di problemi ha quell'uomo?-
Pensò quando rimase solo.

Il Joker stava osservando il ballerino dalla telecamera, nemmeno stavolta si era scomposto, era stato frustato eppure nessun suono aveva lasciato le sue labbra.
Afferrò una foto che teneva sopra alla scrivania, la accarezzò guardandola.

"Avrei voluto che fossi forte come lui. Lo avrei voluto così tanto".
La rimise al suo posto e ritornò a guardare Mark.

Mandò il suo scagnozzo in camera sua con la colazione, gli ordinò di liberarlo e dargli il tempo di mangiare.
Divorò la colazione e non fece niente di stupido, non tentò la fuga, era troppo concentrato a mangiare.
Spazzolò ogni cosa, dai pancake alla frutta, buttò giù anche il succo e il caffè.
L'unico momento di intimità che gli concedeva era quando usufruiva del bagno, lo lasciava da solo e quando terminava veniva ammanettato di nuovo.
Al momento il Joker aveva deciso che avrebbero avuto meno interazioni con lui, avrebbe pranzato e cenato in camera Mark, anche perché il giorno che odiava si stava avvicinando e doveva tenere a bada i nervi.

Il JokerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora