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Mark era stato liberato dalle catene, ora era in piedi con le mani bloccate dietro alla schiena dallo scagnozzo.
Come di consuetudine ormai portava solo un paio di boxer.
Sentì i passi del Joker avvicinarsi sempre di più, aveva il cuore in gola e stava cercando di mantenere la calma, almeno apparentemente.
Quando entrò lo guardò, il suo sguardo era ritornato quello di sempre, la traccia di umanità era sparita, ora intravedeva solo il vuoto.
Si avvicinò a lui ma lo sorpasso, afferrò la tenda con una mano e diede un colpo secco verso giù strappandola con forza dal suo appigliò gettandola a terra.
Prese un paio di manette con una catena più lunga e aiutato dal suo scagnozzo ammanettò i polsi di Mark fissandoli al palo dove prima era posta la tenda.
Le gambe gli furono leggermente divaricate e le caviglie vennero bloccate da delle catene di un certo peso per evitare qualsiasi movimento.

Lo scagnozzo uscì dalla stanza.

Il Joker prese il viso di Mark e lo guardò dritto negli occhi, afferrò il collo con una mano e iniziò a stringere la presa.
Gli occhi colmi di paura di Mark, il cambiamento del colorito della sua pelle, le lacrime che silenziosamente stavano rigando il viso del ballerino, la certezza della sua morte.
Niente di tutto ciò fermò la sua stretta, continuò a guardarlo avvolgendo sempre di più la sua mano al candido collo della sua preda.

"Io questa sensazione, la mancanza d'aria, la morte così vicina. Tutto questo lo provai a sette anni, quando mio padre mi punì per aver baciato sulla bocca un bambino per gioco. Le mie lacrime non lo fermarono, continuò a stringere mentre piangevo chiedendomi perché fossi nato. Come può un bambino pentirsi della sua nascita?"                                                      Disse l'ultima frase furioso lasciando la presa del ballerino.

Il ballerino abbassò il volto cercando di riprendere ossigeno, non aveva mai provato la sensazione di morte così vicina.
Ma sapeva che non era finita, non dopo aver fissato i suoi occhi per tutto il tempo, non dopo aver visto l'inferno dentro ad essi.
Il Joker si allontanò per prendere una scatola, la appoggiò sul letto e prese un oggetto dal suo interno.
Quando si girò facendolo vedere a Mark lui sbiancò.
Mark non era vergine, aveva avuto le sue belle esperienze sessuali e aveva cercato di trarne sempre il maggior piacere da esse, ma quando vide il vibratore in mano al "Mostro" non provò quella sensazione, soprattutto le dimensioni maggiorate che teneva quell'aggeggio.

"Il Mostro" si avvicinò con un ghigno in volto.

"Bello vero? Bello grosso".                       Disse accarezzando l'oggetto.

Si avvicinò di nuovo, Mark strattonò le manette per cercare di liberarsi, quello che ottenne fu solo il rumore fastidioso delle catene che sfregavano sul palo.

Stava resistendo, ma quello che a breve avrebbe subito gli avrebbe tolto quella poca dignità che gli rimaneva.

"FERMATIIIIII".                                          Gli urlò in faccia quando fu a pochi centimetri da lui.

"Quella parola non funziona mai, te lo posso assicurare".                                      Disse freddamente.

"Non ha funzionato con loro non funzionerà con me".                                  Aggiunse facendo scivolare giù i boxer di Mark.

Con una mano separò le sue natiche e lo penetrò con un colpo secco mentre lo guardava negli occhi.
Mark strinse i pugni e serrò la mascella urlando internamente.

-Vorrei odiarti, smettila. Smettila, ti prego-.                                                          Pensò con le lacrime che ripresero a scivolare giù dal suo volto.

"Subii questo all'età di otto anni. Mio padre mi beccò che tenevo la mano al mio migliore amico. Mi disse che ero uno scherzo della natura e andavo curato con punizioni estreme.              Lui mi stava purificando".

Lo tirò fuori da lui e per la prima volta non mandò la cameriera a pulirlo, ci pensò lui. 
Lo pulì con un panno umido e gli spalmò nella sua entrata la crema anestetica, gli sollevò i boxer.

Mark non disse niente e non lo guardò nemmeno in volto, in quel momento era solo una bambola di pezza manovrata dal suo burattinaio.

"Fui sverginato da un vibratore".          Disse senza guardarlo.

Lo liberò, lo sollevò e lo distese a letto senza incatenarlo.
Mark in quel momento nemmeno si rese conto di non essere ammanettato, si rannicchiò su se stesso nel letto e gli diede le spalle.

Il Joker si fermò di spalle sulla soglia della porta.

"Subii violenza e abusi fino alla maggiore età. I miei morirono in un incidente e mio fratello minore si suicidò perché aveva subito il mio stesso inferno ma non era riuscito a reggerlo.       
Non l'ho salvato, non l'ho salvato. Ti ho purificato, ho compiuto la mia missione finale. Hai la forza per andare avanti e io finalmente posso raggiungerlo".

Uscì dalla stanza.

Scese nella sala, disse ai suoi scagnozzi di andarsene, loro eseguirono i suoi ordini, conoscevano il piano e le varie possibilità, lo salutarono ed uscirono tutti lasciandolo solo.
Prese la fune che teneva nascosta su un mobile, prese una sedia e ci salì sopra.

Lego' la fune ad una trave del soffitto e creò il cappio, inserì la testa al suo interno.

"Sto tornando da te fratellino".

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