7.

54 7 30
                                    

Il giorno seguente il Joker fece lavare e vestire di nero la sua preda.
L'abbigliamento consisteva in uno smoking completamente nero, compresa anche la camicia e i mocassini, per completare il tutto Mark avrebbe indossato anche una rosa nera sul taschino della sua giacca.
Il significato della rosa nera era associato ad un amore giunto al termine, facendola indossare a lui l'avrebbe guardata ricordandosi che il poco amore che aveva gli era stato estirpato anni prima, ora il suo cuore era arido.
Come accessorio il ballerino avrebbe indossato un bracciale di metallo nero opaco, aveva la stessa funzione del collare, procurava scosse.
Il Joker avrebbe indossato lo stesso smoking nero, la sua rosa però sarebbe stata rossa, lei simboleggia l'amore, uno che non sarebbe mai morto.
Perché quello che possedeva in passato "Il Mostro" lo aveva donato e sarebbe sempre stato custodito da una sola persona.
Mark scese dalle scale con lo scagnozzo dietro di lui, appena il suo sguardo si incatenò con quello del Joker il tempo si bloccò, si guardarono per un attimo senza dire niente.

Appena furono vicini il ballerino mantenendo lo sguardo su di lui chiese deciso.

"Dove andiamo?"

"Lo saprai quando ci arriveremo. Oggi sarà il tuo inferno in terra se osi fare una minima cazzata".
Concluse in tono glaciale.

Quel giorno era la data in cui tutto cambiò, in cui lui si trasformò morendo dentro.
Uscirono dalla villa ed entrarono entrambi nella limousine nera, tra di loro c'era un posto vuoto, entrambi guardavano al di fuori del finestrino, immersi nei loro pensieri.
Mark non aveva mai visto quello sguardo sul "Il Mostro", aveva intravisto un briciolo di umanità celata dietro la sua solita maschera.
La limousine si fermò in un parcheggio della spiaggia di Seoul, il Joker scese, poco dopo uscì anche Mark, si guardò intorno non capendo perché fossero lì vestiti in quel modo.
Il Joker si voltò a guardare Mark incamminandosi poi verso gli scogli, il secondo lo seguì senza fiatare.
Arrivati vide la cosa che spiccava tra di essi, forse era la ragione per cui loro si trovano lì, tra due rocce c'era conficcata una croce bianca di legno, decorata con qualche rosa rossa.

"Inchinati davanti a mio fratello".        Ordinò inchinandosi per primo davanti alla croce.
"Porta rispetto per l'unica persona che ha contato per me".                                  Aggiunse continuando a guardare la croce.

Mark stava iniziando ad unire alcuni tasselli del puzzle che portava il nome del Joker.
Si inchinò per rispetto, era sorpreso, quante cose stavano venendo a galla, ma nemmeno una positiva, stavano emergendo solo dolore, solo le ferite che portava qualcuno che ormai si definiva privo di sentimenti dentro di sé.
Il Joker si tolse la rosa che teneva nel taschino della giacca e la lanciò in acqua.

"Perdonami".                                            Disse fissando la rosa che galleggiava tra le onde.
Si girò verso di lui.
"Andiamo".

Mark avrebbe dovuto odiarlo, eppure perché non provava ciò? Perché era triste per ciò che aveva passato il suo carnefice?

"Com'è successo?"                                     Azzardò a chiedere Mark intimorito mentre stavano scendendo dagli scogli.

"Potrei dirti che ha deciso lui di farlo, ma sarebbe una falsità. È stato portato a farlo".               
Rispose freddamente l' opposto girando il viso verso il mare, come se cercasse il suo volto tra le onde.
Non avrebbe mai usato la terminologia giusta.
La odiava più di ogni altra cosa.

"Mi dispiace".                                            Disse sinceramente Mark una volta arrivati verso la limousine.

Lo guardò senza dire niente.
L'argomento fratello era un tasto che lo faceva scattare come una molla.
Era meglio che se ne stava zitto per non macchiare l'anniversario della sua morte.

Era il decimo anniversario.

Salirono nella limousine, Mark voleva sapere di più, era spinto a scavare più affondo, quell'uomo gli incasinava la testa, gli faceva desiderare di conoscere ogni sua sfaccettatura.

"L'hanno ucciso?"                                     
Sfidò nuovamente la sua sorte con tutto il coraggio che teneva in corpo.

"Lo hanno portato ad uccidersi. Non voglio sentire altre domande a riguardo".                           
Porse fine al dialogo non degnandolo di uno sguardo, tenendo gli occhi rivolti verso il finestrino mentre l'auto ripartì conducendoli verso la tappa successiva.
Mark non disse più altro, si era già spinto troppo in là.

Arrivarono in un vecchio ristorante del paese lì vicino, lo stesso dove era cresciuto il Joker, il locale era quello che frequentavano sempre lui e suo fratello quando potevano permettersi di mangiare qualcosa fuori.
Si sedettero in una saletta privata, un tavolino con i cuscini a terra.
Ordinò i tre i piatti che prendevano sempre lui e suo fratello.
Tteokbokki,Odeng,Gimbap o kimbap e zuppa di alghe.
Mentre mangiavano in silenzio il Joker alzò lo sguardo verso Mark, per un attimo vide suo fratello, aveva la stessa espressione mentre mangiava qualcosa di gusto.
Cancellò quell'immagine e ritornò a mangiare, il ballerino non era suo fratello e non lo sarebbe mai stato.
Non si parlarono più, quel silenzio era così carico di tensione che fu reso ancora più pensante dalle parole del Joker, quelle che rivolse a Mark prima di scendere dalla limousine per entrare in villa.

"Allo scoccare della mezzanotte inizierà il tuo inferno. Riposati prima di allora".                                     
Comunicò acidamente prima di scendere dall'auto.

Mark deglutì il groppo in gola e scese anche lui.
Avrebbe voluto che non arrivasse mai quell'ora, eppure sembrò volare il tempo, quasi a prendersi gioco del povero ballerino.

Era scoccata la mezzanotte, il giorno più brutto era passato.
Un bene per il Joker, un male per le sua preda.

Il JokerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora