9.

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La fune stretta al collo, stava per spingere via la sedia, sarebbe finito tutto in una manciata di minuti, avrebbe fatto il suo ultimo respiro e sarebbe stato liberato da quell'inferno in terra.
Mark all'improvviso aprì gli occhi di scatto, sentì dentro di sé farsi spazio una brutta sensazione, qualcosa di inspiegabile che lo portò ad alzarsi immediatamente dal letto.
Mosso da quel brutto malessere si mosse velocemente fuori dalla stanza.

-Perché sono libero? Perché?-
Pensò quando arrivò fuori sul corridoio.

Scese le scale e a metà di esse vide il motivo della sua liberazione, in quel breve istante sentì il tonfo della sedia cadere al suolo.
Corse giù velocemente, rialzò la sedia e prese tra le braccia il Joker alzandolo, aveva già perso conoscenza, era pesante ma stava cercando di resistere.
Con tutte le sue forze lo tenne sollevato mentre tastava se in tasca teneva il coltellino, per sua fortuna lo trovò.
Iniziò a muovere la lama verso la fune e finalmente riuscì a tagliarla, il movimento però lo fece sbilanciare e caddero entrambi a terra.
Istintivamente portò una mano sulla testa del Joker, voleva evitare che colpisse qualcosa, lui finì sopra di lui.
Sospirò quando constatò che era ancora vivo, era svenuto ma non era morto.
Riprese fiato e sgusciò via da sotto il suo corpo, faticando riuscì a portarlo sopra al divano, lo coprì con una coperta e si sedette sulla poltrona guardandolo.

-Quanto male ti hanno fatto per ridurti così. C'è ancora una traccia di umanità dentro di te?-
Pensò guardando per la prima volta il volto rilassato del Joker. Si stava soffermando sui suoi lineamenti, il suo aspetto non rispecchiava le ferite che portava dentro di lui.

Era libero eppure non gli passò per la testa l'idea di fuggire, restò lì a sorvegliare il suo carnefice riposare.
Preparò due tazze di thè, una la mise sopra al tavolino per quando si fosse risvegliato.
Mentre sorseggiava il suo pensava che non era stato incatenato per dargli modo di fuggire, eppure anche dopo avergli salvato la vita non era uscito da quella villa.

Si guardò il marchio al polso.

-Mi hai fatto veramente diventare di tua proprietà? Perché non posso andarmene?-
Pensò continuando a guardare il suo volto.

Il Joker aprì lentamente gli occhi e si trovò lo sguardo fissò del ballerino su di lui.

"Perché sei qui? Perché non sei scappato?"                                                 Disse con un filo di voce alzandosi lentamente mettendosi seduto.

Vide la coperta che aveva addosso e si chiedeva perché lo avesse salvato e perché era rimasto con lui.

"Pensavi che scapassi e ti lasciassi morire? Si vede che non mi conosci".  Disse deciso appoggiando la tazza di the sul tavolino passando al Joker la sua.

Il Joker la prese guardandolo confuso, forse era morto ed era convinto di essere ancora vivo, era impossibile che la sua preda si stesse prendendo cura di lui, non dopo quello che gli aveva fatto passare.

"Tu non puoi capire, io devo tornare da lui. Ero il maggiore, non sono riuscito a salvarlo. Devo tornare da lui, voglio tornare da lui. Da l'unica persona per cui ho provato e provo qualcosa".         
Osservò la fune spezzata rimasta appena alla trave.

"Pensi che lui voglia questo?Che tu lo raggiunga?"                                                 controbatté Mark alzando un po' il tono di voce.

"Non è la fine che meritano i mostri? Vai, lascia che raggiunga la mia parte umana, lascia che raggiunga la persona che dovevo proteggere e che non ho fatto. SEI LIBERO CAZZO, VAI VIA".       
Disse urlando lasciando cadere la tazza a terra, si frantumò bagnando il tappetto con il the.

Mark mosso da una rabbia non ben definita si allungò e gli tirò uno schiaffo in pieno volto, lasciò il Joker paralizzato da quell'azione inaspettata.

"SMETTILA, SMETTILA DI DIRE CAZZATE E INIZIA A FAR FUNZIONARE IL CERVELLO. TUO FRATELLO NON VORREBBE LA TUA MORTE. VORREBBE CHE VIVESSI ANCHE PER LUI, CHE AVESSI ANCHE LA FORZA CHE LUI PURTROPPO NON POSSEDEVA".                                              Gli urlò in faccia, a pochi centimetri dal suo volto.

Per la prima volta il Joker rimase senza parole per qualche istante, gettò poi a terra la coperta alzandosi e allontanandosi dal ballerino.

"La mia non è vita, non lo è da anni ormai".                                                         Riuscì a dire quando tornò in sé, si era portato vicino al camino mentre il ballerino era rimasto seduto sulla poltrona.

"Perché non hai mai voluto vivere veramente".                                                Ribadì deciso Mark non distogliendo lo sguardo dal Joker.

"Doveva aspettarmi, ci eravamo promessi di morire insieme se non ce la facevamo più. Ha rotto la promessa e io ho continuato a vivere cercando qualcosa per cui restare senza di lui. Mi ha lasciato".                                          Disse furente il Joker.

"Quando capirai come vivere veramente gli sarai grato per averti salvato la vita, per non averti aspettato".                                                    Controbatté con tono calmo Mark.
"Forse sono pazzo, anzi ne ho la certezza lo sono. Perché quello che ti sto per dire è pura follia. Mi hai fatto impazzire e ora io ti propongo uno scambio".
Aggiunse.

"Che tipo di scambio?"                          Chiese dubbioso il Joker, non era solo Mark ad essere impazzito, il ballerino stava iniziando a far vacillare le sue convinzioni.

"Io sarò una tua responsabilità da oggi".                                                        Disse alzandosi dalla poltrona avvicinandosi a lui.

"Ti svelo un segreto. Non ho mai tenuto così tanto le mie prede nella mia villa. Ti ho tenuto perché so alcune cose del tuo passato, quanto bastava per decidere di tenerti.   
Hai all'incirca l'età di mio fratello se fosse ancora in vita. Quando ho visto la tua resistenza, ho deciso di testare il tuo limite. Il motivo è semplice, volevo capire cosa avesse provato mio fratello, perché ha deciso di morire senza di me. Perché ha infranto la nostra promessa, quella di morire insieme se non riuscivamo più a vivere.                                                        Volevo capire perché ha tradito la mia fiducia, l'unica persona che l'ha sempre amato. Sono folle? Si. Cercavo risposte che poteva darmi solo la persona che mi aveva abbandonato".  Disse guardandolo negli occhi, cercando di capire la sua reazione.
Lo stava ascoltando, per la prima volta notò interesse da parte di qualcuno.                                        Qualcuno che sembrava andasse oltre al mostro che era diventato.
"Vuoi veramente salvarmi? Lo farai alle mie condizioni. Hai un mese di tempo per darmi le motivazioni per vivere. Devi dimostrare che tu ami la vita nonostante tutto. Se ci riuscirai rimarrò in vita se no devi lasciarmi morire, ci stai?"
Aggiunse.

"Ci sto, ma anch'io voglio una cosa in cambio. Voglio sapere il tuo nome".      Disse deciso Mark.

Il Joker rimase in silenzio per alcuni istanti, non si aspettava che accettasse quella sfida, visto che lo aveva fatto pensò che fosse degno di saperlo.

"Jackson".

"Ok, che la sfida abbia inizio. Buonanotte Jackson".                              Disse Mark andando poi verso le scale, era tarda notte ed era sfinito, avevano entrambi bisogno di dormire.

Jackson lo guardò salire le scale e rientrare in camera sua, era da tanto che non sentiva il suo vero nome pronunciato da qualcuno, e detto da Mark gli aveva provocato una scossa, suonava così bene, lo rendeva così bello.

Gli era mancato così tanto il suo nome o gli era piaciuto che fosse stato Mark il primo a pronunciarlo dopo tanto tempo?

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