In qualità di investigatore accorso sul luogo del delitto, l'ispettore Battistelli è il primo anello della catena. Pur non essendo a capo dell'operazione gli spetta il difficile compito di guidare i presenti attraverso il complicato labirinto dell'omicidio, in parte per limitare la contaminazione della scena del crimine e la distribuzione di prove fisiche presenti. Il suo DNA e le sue impronte però, inevitabilmente sono già presenti sul posto. Chiama il suo superiore, Filippo Bartolozzi, capo della polizia postale di Perugia. Bartolozzi decide di far intervenire subito gli esperti e chiama la squadra mobile. A rispondergli è il vicequestore Marco Chiacchiera, dirigente della squadra mobile. Chiacchiera apprende che c'è stato un omicidio e che la causa del decesso sembrerebbe una ferita da arma da taglio. L'uomo sa che la buona riuscita del test del DNA e l'analisi delle altre tracce fisiche come le impronte papillari o quelle della scarpa, sono fondamentali. Se i test vengono compromessi le possibilità investigative si riducono notevolmente. Nel frattempo Monica Napoleoni, la responsabile della sezione omicidi della questura di Perugia, giunge sulla scena del delitto. Si guarda attorno e Chiacchiera le fa notare l'impronta di una scarpa. Monica continua a guardarsi attorno. Alcuni minuti prima la squadra ha ispezionato la camera di Filomena, mentre a Battistelli è stato chiesto descrivere quanto aveva notato al suo suo arrivo e risponde che qualcosa non torna. All'inizio ha pensato che qualcuno volesse far credere che si trattasse di un furto, nessun oggetto di valore è stato rubato nella stanza di Filomena. Chiacchiera condivide l'ipotesi e si concentra sull'analizzare i reperti dicendo "certo che una pietra bella grossa per essere passata da quel piccolo insterstizio tra le persiane".
L'interstizio tra le persiane è di circa 15 cm, appena sufficiente per vedere la strada. Il pm Giuliano Mignini fa parte del team incaricato di condurre il primo sopralluogo. Ha il compito di dirigere l'indagine di polizia, in modo da permettere alla squadra di raccogliere prove a sufficienza per ricostruire un quadro ragionevole da presentare in tribunale. L'uomo esamina la chiazza di sangue sulla maniglia della porta della camera di Meredith in finto ottone. Segue le tracce di sangue fino al bagno di servizio dove trova sul tappetino azzurro, un impronta di sangue. Altre gocce di sangue sono evidenziate come le gocce sull'interruttore della luce. La caccia all'uomo perciò ha inizio. La ricerca viene affidata a più equip. Le prime ad arrivare sono le unità della polizia scientifica di Perugia agli ordini dell'ispettore capo Claudio Cantagalli che invia sul posto due dei suoi tecnici migliori. Gli inquirenti fanno uscire tutti dall'appartamento e solo a questo punto isolano la scena del crimine, o almeno ci provano; la scena del crimine è stata trattata malissimo in quanto in quella casa sono entrate più persone, anche con le scarpe sporche piene di fango. La scientifica preleva le prove tremendamente, catalogano con numeri e lettere le macchie di sangue e le tracce; il pavimento si trasforma in un enorme puzzle di targhette e simboli, al punto che i tecnici chiamano i rinforzi che poi chiamano altrettanti rinforzi e così la scena del crimine viene contaminata nuovamente; non si cambiano neanche i guanti per prelevare le prove, non c'è nessuna prova che si salvi. Meredith viene portata via in una sacca verde rettangolare dagli agenti della scientifica, il corpo viene messo in una bara di zinco. Una volta portata via i rilievi proseguono e ogni volta che gli esperti intervengono su una traccia la modificano; ogni volta che utilizzano un tampone per la raccolta di sangue il campione viene diluito; la polvere grigia argentata per il rilevamento delle impronte interferisce con le tracce di sangue invisibili ad occhio nudo. Notano il reggiseno di Meredith che è sporco di sangue e il gangetto della chiusura è assente, ciò indica che o è stato strappato o è stato tagliato. Tra le altre prove materiali sono presenti della carta igienica sporca di sangue, dei capelli trovati sotto al corpo della ragazza, un asciugamano bianco pieno di sangue e un lenzuolo macchiato e il piumone che aveva coperto il corpo. Si domandano quale assassino nasconde il corpo dopo averlo ucciso in tal modo, magari qualcuno che si vergogna o che ha paura. Successivamente notano una caratteristica comune a tutte le impronte di scarpe che sono nella casa (3), riconducibili ad una suola di. gomma di una scarpa da ginnastica. Devono riuscire a riconoscere il modello per poter risalire a chi si trovava in casa al momento dell'omicidio. Raccolgono 108 impronte digitali. Intanto Amanda e Raffaele vengono ripresi mentre sono fuori dalla casa a scambiarsi effusioni. Sul poso giunge anche il gip Claudia Matteini che ha il compito di supervisionare l'indagine. Il pm Mignini conduce le indagini mentre Matteini deve controllare la corretta formalità degli atti a garanzia delle parti interessate, ossia accusa e difesa.
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TRUE CRIME: MEREDITH E AMANDA KNOX
Mystery / ThrillerMeredith Kercher era una studentessa inglese che si trovava a Perugia per il programma Erasmus. Condivideva la casa con altre tre studentesse, una americana arrivata in Italia poche settimane prima, Amanda Knox, e due italiane. Fu uccisa, con 47 col...