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Il ritorno in Agenzia andò liscio come l'olio. Salirono sulla macchina di Kunikida e, nel giro di una quindicina di minuti, giunsero finalmente a destinazione. I due giovani uomini, Chūya e Ranpo, furono trasportati in infermeria cosicché Yosano potesse mettersi a lavoro mettendo così in pratica le proprie capacità curative di gran lunga superiori di quelle di qualsiasi altro medico al mondo. Gli altri, invece, si ammassarono tutti quanti nell'ufficio tacitamente, rivolgendo una breve occhiata l'uno l'altro nell'attesa che la dottoressa Yosano finisse di svolgere il proprio lavoro in modo tale da chiarire alcuni punti in merito alla questione della "Thanatos". Tante domande ancora senza risposta frullavano nelle loro teste e si domandavano se sarebbero mai giunti a una conclusione definitiva. Se i membri di tutta l'Agenzia se n'erano andati con la coda tra le gambe, senza il loro prezioso Chūya... allora, probabilmente, dovevano essere riusciti ad ottenere quel che serviva loro, altrimenti non aveva alcun senso. Però... cosa? Tra le persone in ufficio, persino Akutagawa era rimasto, nonostante però guardasse ogni singola persona con uno sguardo minaccioso e omicida. Il giovane Kazuya si era messo in disparte, le braccia incrociate al petto magro, lo sguardo perso nel vuoto. Dopo circa 2 ore trascorse a non fare praticamente nulla, dalla porta dell'infermeria spuntò fuori Yosano, il sorriso soddisfatto dipinto sulle sue labbra di chi aveva appena svolto a dovere il proprio compito.

«Allora, Yosano-san? Come stanno?» chiese Atsushi avvicinandosi a passo lento verso la donna.

Ella lo guardò un attimo, quindi replicò dicendo: «Partendo da Ranpo-san, oltre le ferite riportate sull'addome e qualche piccolo taglietto, non era messo così tanto male... Un paio di giorni a riposo e tornerà come nuovo.» sollevarono tutti un sospiro di sollievo. «Per quanto riguarda invece il signor Nakahara,» il moro tese maggiormente le orecchie «suppongo che Dazai lo abbia già intuito, ma lo dirò comunque. Innanzitutto, guardando attentamente tutti i segni violacei e le ferite riportate, non è difficile constatare che egli sia stato stuprato da qualcheduno che lavorava nella Thanatos.» Le espressione di tutti, fatta eccezione per Dazai che già ne era a conoscenza, mutarono repentinamente in seguito a quella rivelazione scambiandosi degli sguardi reciproci fra loro. Più di tutti, fu Akutagawa ad essere sorpreso di udire tali parole uscire dalla bocca della donna. Nessuno fiatò, attendendo che Yosano proseguisse col suo discorso. «Quindi, oltre le ferite causate dall'abuso, pare che sia stato anche sottoposto a delle droghe: una, in grado di bloccare il potere sovrannaturale per circa 8 ore, e un'altra, invece, un potente sonnifero capace di stendere persino un elefante. Fortunatamente, però, non dovrà patire delle forti crisi d'astinenza in seguito all'assunzione di queste sostanze. Non ho riscontrato null'altro a parte questo.»

Ci sarebbero state tante di quelle cose da dire, eppure permasero in uno stato di profondo silenzio finché Dazai non decidesse di farsi coraggio e parlare a posto loro. Si schiarì la voce, prima di parlare. «Io proporrei di indire una riunione straordinaria per discutere come intendiamo procedere per quanto riguarda la Thanatos.»

«Ne ho già parlato con il presidente non appena siamo arrivati... Ci attende tutti nella sala conferenze.» si intromise Kunikida nel discorso.

Annuì debolmente col capo seguendo i propri colleghi nell'altra stanza, assieme al mafioso dai capelli neri come la pece e al fratello minore di Oda il quale gli ricordava terribilmente il suo amico morto qualche anno prima.

«Buon pomeriggio ragazzi.» li accolse caldamente Fukuzawa, già seduto in fondo alla sala attendendo il loro arrivo. Ognuno si andò a sedere al proprio posto in modo tale da dare inizio alla riunione. «Bene,» disse congiungendo le mani «siete riusciti a scoprire qualcosa durante la missione di salvataggio?»

Kunikida si alzò in piedi, prendendo lui la parola. «Purtroppo no, presidente. Abbiamo setacciato ogni singolo piano, ma... niente da fare. Se prima da qualche parte c'era qualcosa, devono averlo portato via durante la fuga.»

Siamo come i fiori di ciliegio- Soukoku Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora