Capitolo 11

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"Mi sa che io vado a casa a studiare, per domani ci ha dato due versioni di latino e una di greco"

"Se hai dei problemi dimmelo che te le mando, mi sono messa avanti durante lo scorso weekend hahaha"

"Fottiti Raggi"

"Ti voglio bene anche io Morganti"

Chiude la porta e si dirige verso la fine del vialetto, poi svolta a sinistra e sparisce sotto la luce del tramonto.

Corro su per le scale e mi fermo davanti alla camera di mio fratello. Busso alla porta ma non sento parole, solo singhiozzi su singhiozzi. Decido di entrare ugualmente.

Trovo mio fratello steso sul letto a faccia in giù che strizza le lenzuola con una mano e con l'altra tiene il cuscino saldo al suo corpo.

"Tho, da quanto stai piangendo?"

Tira su col naso e cerca di riprendere il controllo della sua voce "Che ore sono?"

Guardo l'orario sulla piccola sveglia che c'è sul suo comodino "Le 5:15"

Si passa una manica sul viso "Allora da quasi 4 ore"

"Cazzo Thomas" dico abbracciandolo "non sapevo potessi provare dei sentimenti"

Questa mia battuta gli provoca una risata quasi rotta, ma per lo meno è qualcosa.

"Chiara se n'è andata a casa, quindi se vuoi venire a mangiare-"

"Non ho fame Giu"

"La mia non era una domanda mister problemi di cuore, dopo un pianto simile devi compensare con qualcosa che ti dia energie" dico dandogli un bacio veloce sulla guancia salata.

Scendiamo in cucina e in poco tempo gli scaldo al microonde la pasta di oggi e un po' di carne e verdure.

"Tu...non mangi?" mi chiede ancora prima di prendere in mano la forchetta.

"Non sono stata io quella che ha saltato il pranzo" e sorride lievemente. Questa cosa mi gratifica tantissimo, ma ora l'importante è che si cerchi di riprendere.

***

Entro a scuola con la voglia di vivere di un gatto investito, sono stata tutta la notte a badare che mio fratello non decidesse di mettersi a piangere di punto in bianco.

I miei sono partiti stamattina per andare a una conferenza inutile sulla salvaguardia dell'ambiente, ma almeno abbiamo casa libera per un paio di settimane.

Accompagno mio fratello all'aula di fisica e gli do un abbraccio lunghissimo proprio lì davanti. Alla fine mi alzo sulle punte per dargli un bacio sulla fronte e dirgli "Ti aspetto all'uscita sulla panchina del cortile, se hai bisogno scrivimi". Lui si limita ad annuire e ad andare a lezione.

Sfreccio verso la mia classe ed entro 2 minuti prima che la campanella suoni.

"Hey" mi saluta Chiara, ha una faccia strana...

"Oi, scusa ma ho accompagnato mio fratello"

"Tranquilla... come sta piuttosto?"

"Non bene ma almeno un po' meglio di ieri" cerco di ridere, anche se ora vorrei solo aiutarlo.

Lascio che il tempo scorra, prendendo solo un paio di appunti di storia. Il resto delle ore mi addormento di botta sul banco e recupero un paio di ore di sonno.

Mi sveglio con la campanella dell'ultima ora e metto nello zaino quelle poche cose che ho preso fuori alle prime ore. Arrivate alla porta d'uscita saluto Chiara e vado a sedermi nella panchina lì davanti. Prendo gli auricolari dalla tasca e metto l'album di mio fratello; parte You need me, I don't need you.

I'm Yours 💙 - Ethan Torchio ffDove le storie prendono vita. Scoprilo ora