Era una notte d'inverno, quando rimase solo un muro in piedi. I suoi occhi scrutavano i resti di una stanza, mentre gli striduli acuti dei bambini si facevano sentire. Abbassò lo sguardo, il suo braccio sinistro era illuminato da un tatuaggio e le unghie affilate. Artigli.
Il ricordo si perse con immagini sfocate. Paura, provava solo tanta paura e rabbia.
D' improvviso una luce l' abbagliò, ma non riusciva a parlare. Una maschera le passava l'ossigeno, sembrava immersa in una capsula piena d'acqua.
La luce si spostò, altri bambini erano rinchiusi nelle stesse capsule. C'era qualcosa di familiare in quel nuovo ricordo che le si presentò. Era una sala sperimentale e quelli erano i suoi fratelli d'orfanotrofio. Gli ultimi fratelli.
Perché sapeva che fossero gli ultimi? Non ricordava neanche i volti dei primi. Spostò lo sguardo verso la porta, un samurai stava portando dentro la sala oscura, l'ultimo bambino.
Aveva poco più di quattro anni. Ricordava il suo nome, si chiamava Okoro. Nonostante fosse solo un anno più grande di lui, quel bambino le gironzolava sempre intorno come un fratellino più piccolo.
L'ultimo fratellino. L'ultimo orfano a cui fecero mangiare quel frutto. Aveva una forma strana, tanto quanto il sapore, se lo ricordava. Ricordava una melagrana, ma era aspra e disgustosa.
Appoggiò una mano contro il vetro, era l'unica bambina sveglia in quel momento?
Non ricordava i volti degli scienziati, sentiva le loro voci ovattate. Ricordava solo i loro gesti.Un bambino affianco a lei iniziava ad agitarsi, era suonato l'allarme. La sua capsula venne aperta e l'acqua uscì, bagnando tutto il pavimento. Il corpicino si lasciò scivolare lungo la parete della capsula.
Batteva contro la parete. Perché era l'unica cosciente in quel momento? Altri bambini, in seguito, vennero liberati nello stesso modo. Tutti morti, nessuno sopravvisse.
Era rimasta solo lei e presto, quando Okoro venne rinchiuso nella capsula, lo sarebbe stata per sempre. Rimase con gli occhi sbarrati per tre giorni, poi anche il suo ultimo fratellino, morì.
Il vento soffio nei capelli, com'era possibile che lo sentisse, se era immersa nell'acqua? Chiuse gli occhi.
Il venticello dolce si fece più intenso. Quando i suoi occhi si aprirono, fece fatica ad adattarsi alla luce. Quello di prima sembrava un sogno, anzi un brutto incubo che aveva vissuto da bambina.
<<Riesci a sentirmi?>> la piccola zampa si sporse verso il suo volto. Era Chopper, che continuava a muovere una foglia grande per creare aria.
Sentiva la testa più leggera, ma il corpo completamente intorpidito. Quando si voltò noto Drago d' inverno appollaiato al suo fianco su un morbido cuscino. Sporse la mano verso di lui e il drago si svegliò.
<<Non sforzarti Yuma, hai avuto la febbre molto alta>> sussurrò Chopper, in modo dolce, niente in confronto alle minacce che aveva rivolto a Luffy poco tempo prima, quando cercava l'anticorpo giusto per curarlo.
Ma la testardaggine della ragazza non si fermò. Allungò le dita della mano sinistra, incapace di muovere il corpo. Il tatuaggio si illuminò di nuovo e un brivido le percorse la schiena. Avevano entrambi rischiato di morire, per la troppa distanza.
Il muso bianco del drago si appoggiò sulle dita e mano mano venne assorbito dal tatuaggio, tornando finalmente nel suo corpo, dove sarebbe rimasto al sicuro.
Recuperando più energie, con il corpo del drago al suo posto, Yuma si mise seduta, facendo cadere il tovagliolo bagnato che Chopper le aveva messo sulla testa.
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Drago d'inverno ఌ Roronoa Zoro
Fanfiction"Si dice che Drago d'Inverno fosse una creatura creata dal male per il male" Nella grande terra del Wanokuni Kaido non era l'unica minaccia. A spaventare i bambini c'erano le storie del Drago d'Inverno, una creatura malvagia che viveva in un tempio...