amami

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Lunedì 23 maggio 2022


Ore 23:32.

Come da tradizione, gli ultimi giorni di maggio significano che bisogna affrontare l'interrogazione di italiano.

Il grande giorno è domani.

A differenza dei miei compagni di classe, chiamati più volte all'interrogazione nello stesso quadrimestre, io sono quello che va incontro alla cattedra due volte l'anno. Una all'inizio del primo quadrimestre, una alla fine del secondo. E, ci tengo a precisare, non sono io a deciderlo. Una potenza superiore vuole che, chiamandomi a distanza di così tanto tempo, aumenti la mole di lavoro – più argomenti da ripetere, più approfondimenti richiesti -.

Che sia una mosca bianca o una semplice vittima della menopausa, vengo messo alla prova. Vivendo questa situazione ogni anno, comunque, ho imparato a comportarmi di conseguenza.

Piuttosto che trascorrere ogni pomeriggio col muso sui libri – idea ortodossa che non sempre condivido -, preferisco ascoltare e osservare. Una volta che hai prestato attenzione a quello che ti viene detto, sei a metà del lavoro. Per consolidare quanto appreso, è comunque fondamentale una lettura minuziosa.

Si può, dunque, ottenere il massimo rendimento con il minimo sforzo?

Metto subito in chiaro che mi permetto questo lusso in quanto sono molto curioso e mi tengo in allenamento. Facendo così, riesco ad ottenere buoni risultati solo nelle materie umanistiche. Per quanto riguarda quelle scientifiche, infatti, ho sempre bisogno di uno studio scrupoloso, poiché gli schemi mi mandano in difficoltà.

Se essere testato in continuazione mi ha fatto trovare un metodo di studio, dall'altro lato mi mette a disagio.

Sono sempre visto come il diverso, o meglio, come colui che non può permettersi il minimo errore – in quanto peserebbe il triplo rispetto a quello degli altri -. Certo, è giusto che le azioni vengano valutate anche in base a chi le commette, ma davvero merito questo trattamento? C'è chi passa molto più tempo di me sui libri e, sicuramente, ha una condotta immacolata. Sono loro che andrebbero incensati e trattati come alieni.

Perché è il mio nome ad essere avvolto da un'aurea mistica?

Ci sono delle responsabilità che non ho mai voluto, e non ho mai chiesto. Questo fa sì che, spesso, gli altri si adagino su di me.

Trovo insopportabile chi vuole sempre dimostrare qualcosa. Quell'effimera competizione tipica dei disperati, che per un briciolo di appagamento sperano di prevaricare gli altri. Va bene mettersi in gioco, ma credo che, in certi casi, una persona capace si senta fuori luogo per colpa delle sue stesse attitudini. Di questo passo, lascia che siano gli altri a occuparsi del superfluo.

Dal punto di vista caratteriale, sono iperattivo, immaturo e incapace di prendere seriamente quello che ho intorno. A dirla tutta, in un gruppo faccio più stronzate di tutti. In che modo dovrei essere una figura di riferimento? Non sono chi credete che sia.

È davanti a queste pagine di letteratura che si diramano i miei pensieri. Ad intrattenermi lungo questo viaggio nella mente di Ugo Foscolo, una recente scoperta che ascolto in loop, Amami. Tutto merito di una piacevole conversazione avuta con un'insegnante di passaggio. Dalla passione in comune per la musica, in particolare quella di nicchia – Litfiba, CCCP, CSI – siamo sfociati su temi sempre più profondi. Tra intenditori ci si capisce, e non c'è voluto molto per creare un legame vezzoso. Quello che ora mi resta di lei, oltre a un bel ricordo, è sicuramente una buona dose di rock alternativo – a partire dai Fehlfarben fino ad Andrea Chimenti, di cui sto apprezzando questo brano in particolare -.

Torno, insomma, a ipnotizzarmi con un sottofondo mentre viaggio con l'intelletto. A volte è bello spegnersi dal mondo e restare confinati nella propria mente.

Mi meraviglio, leggendo, su quanto faccia paura un uomo che non ha più nulla da perdere. Dalla delusione politica che ha colpito un'intera generazione, all'amore irrealizzabile, Jacopo Ortis assiste alla distruzione delle sue speranze. Non si accettano compromessi con i tempi corrotti e, inoltre, mancano i presupposti per esprimere le proprie qualità o compiere azioni concrete nel mondo.

Per quanto la parabola dell'Ortis mi affascini, non pongo ancora la mia fiducia nella morte. Mi limito, soltanto, a notare quanto le mie condizioni fisiche e mentali siano ottime.

Per compensare l'assenza della palestra, seguo una routine mattutina che prevede 50 piegamenti. L'obbiettivo è quello di aggiungerne 5 ogni settimana. Certo, non sostituirà il solito allenamento di pugilato, ma voglio impegnami il giusto per non farmi schifo davanti allo specchio. Sono contento della mia muscolatura magra e aerobica, quindi sarebbe un peccato trascurarla. A dirla tutta, mi vedo già più tonificato rispetto a un mese fa.

L'adozione di un'abitudine costringe la mia mente a una disciplinata rinuncia al futile. Sono padrone del mio tempo e ho il controllo su qualsiasi cosa mi circondi. Le persone sgradite vengono tagliate fuori senza il minimo ripensamento. C'è inoltre più spazio per i pensieri creativi, in quanto, dopo aver posto le basi della quotidianità, sono libero di esplorare.

Ho fiducia in me e nella costanza con cui affrontare i giorni a venire.

Sembra che non ci siano più effetti della rottura, o, per lo meno, ancora debbano esserci. Per qualche settimana, chiaramente, è stato tutto buio, ma, in poco, è tornata la luce. Che sia il ritrovamento della vecchia liberà, o l'aver toccato qualcosa di diverso dal platonico, non ho sentito più nulla. Al momento, ho solo dei blocchi inconsci che indirizzo nel disegno.

Sono davvero finite le conseguenze della frattura al cuore?

Ricordavo diverso il processo di elaborazione. L'anno scorso ho affrontato un'estate di meditazioni, quasi sempre lontano dalla luce del sole, mentre adesso è il contrario. Nel mio aver subìto un colpo dalla vita, sono riuscito a trovare la forza per far riemergere i miei lati più repressi. Quelli che, per i buoni costumi e per mancanza di dignità, ho mantenuto solo per me.

Nel mio armadio, Alessandro Magno che fa ingresso a Babilonia e San Paolo Miki trafitto da due lance mi ricordano di andare fino in fondo con questo dissidio. Ora, più che mai, sono sulla strada giusta.

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