21 - La tigre sta sotto ⛓🔥

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Capitolo 21 

La tigre sta sotto

Lavoro quattro giorni alla settimana. È il modo in cui Saithan cerca di organizzare la mia vita. Ultimamente sto lavorando e non ho molto tempo, così è venuto a dare una mano con l'organizzazione per permettermi di avere tempo di riposare, mangiare ad ogni pasto e avere tempo per stare con lui. Durante il giorno di riposo che ho quasi tutte le settimane, Saithan si fa portare da Nuea. A volte sento un formicolio nel cuore quando vedo la sua piccola schiena mentre lui è seduto a parlare davanti alla tomba di suo fratello. Gli parla di tutto e qualche volta vedo quella schiena tremare per il pianto, ma non lo sopporterebbe se io mi avvicinassi per confortarlo.

Gli concedo del tempo da solo quando veniamo a trovare suo fratello. Non lo disturbo e rimango ad osservarlo da dietro. Sebbene io voglia essere importante per lui, posso accettare che anche Nuea lo sia, che occupi il primo posto nel suo cuore.

Molte volte mi lamento tra me e me, dicendo quanto sarebbe bello se lui fosse ancora con noi. Sarebbe bello se potessimo davvero parlare tutti e tre insieme.

"Khun Suea, torniamo a casa."

"Cos'è quello?"

Indico la tomba di Nuea, dove sono stati posati due bicchieri e una bottiglia già quasi svuotata per metà del suo liquido ambrato.

"Gli uomini di P'Nuea devono essere venuti a bere. Non ne sono sicuro."

"Stanno esagerando. Se lo fanno ubriacare la Morte sarà stanchissima. Da ubriaco si mette a lottare contro chiunque. Penso che all'inferno ci sia un bel casino, ma se è furbo, potrebbe corrompere la Morte per non essere punito."

"Khun Suea! Ti ho detto che mio fratello è in paradiso!"

Lo sto prendendo solo un po' in giro per farlo uscire, ma non dimentico di rivolgere un cenno del capo verso la tomba con un sorriso amichevole. Non so che faccia stia facendo Nuea quando mi vede camminare con il braccio attorno al fianco del suo fratellino. Se fosse vivo, chissà se proverebbe a mettersi in mezzo tra me e Saithan o se ci darebbe il suo benestare, per amore del fratello?

Usciti dal cimitero, porto Saithan a fare shopping al centro commerciale che si trova sulla strada di casa. Si è lamentato che la crema che usa sta quasi finendo e io non riesco a non accontentarlo. Qualsiasi cosa voglia, io gliela compro. Il mio compito è quello di camminare al suo fianco e scegliere tra le cose che lui sceglie, chiedendo: "Tra questi due, quale colore ti piace?", "Questo barattolo costa quasi ventimila baht, pensi che posso usarlo?". Lo aiuto nella scelta di quasi tutto, ma non sono io quello che striscia la carta o tira fuori i soldi. Da quando gli ho dato la mia carta oro quel giorno non l'ho più riavuto indietro.

Non sono preoccupato, sia chiaro. Io ho numerose carte di credito, ma gliene ho data una per comprarsi quello che desidera, così può comprare quello che vuole. Io non mi porto dietro il contante, ma carte di credito che verranno dedotte dal mio conto. Saithan, però, preferisce portare i soldi contanti per le emergenze, così ho prelevato un milione di baht e li ho messi in cassaforte apposta per lui. Quando ha bisogno di soldi può trovarli là.

La questione dei contanti è nata un giorno in cui eravamo in macchina, stavamo tornando a casa, e Saithan ha visto una bancarella di frutta sul lato della strada. Si è lamentato dicendo di voler mangiare il mango e mi ha chiesto una ventina di baht. Io gli ho detto che non avevo contanti con me, ma solo carte di credito. Il suo umore è precipitato, perché aveva davvero voglia di mangiarlo. Quella sera ci siamo dovuti fermare a comprare del mango per lui usando la carta.

"Saithan, queste sono carine."

Mentre stiamo tornando alla macchina, i miei occhi si posano su un manichino di un negozio di abbigliamento che indossa abiti invernali della nuova collezione. Io, però, non sto guardando il cappotto rosa, sto guardando i pantaloni aderenti di un manichino. Sono pantaloni di un nero brillante con riflessi di luce.

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