9 - Il dottore cura la tigre ⛓

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Capitolo 9 – Il dottore cura la tigre

Dal momento che quel giorno non sono stato in grado di trattenermi, la relazione tra me e Saithan si è evoluta...

Naturalmente non è possibile che l'amico di una persona e il fratello minore di questa facciano quello che abbiamo fatto io e lui. È ben oltre tali confini, tanto che non posso dare un nome al nostro rapporto. Siamo come due fratelli? No. Zio e nipote? Certo che no. È il fratellino di un amico... sì, ma è molto più di quello. Questa relazione fisica la vedo molto complicata. Non mi sto nascondendo, ma se non dovesse finire bene, non potrei sopportarlo. Non voglio la responsabilità nei confronti dei nostri sentimenti. Saithan è un bravo ragazzo e io gli ho fatto del male.

Ma parlando del presente, le cose stanno andando molto bene. Almeno è tornato ad essere il mio sorriso e vale la stessa cosa per me. Riesco a farlo sorridere di nuovo dopo quello che gli ho fatto. Per fortuna vive con me, qui. Se Saithan vivese da solo, senza Nuea, credo che sarebbe caduto in depressione. Amava molto il fratello. Lo vedo spesso usare l'allegria per camuffare la sua tristezza, ma so che pensa sempre a Nuea. Ogni volta che passeggiamo nel parco, c'è un momento in cui alza la testa, soprappensiero, e guarda il cielo mentre le lacrime gli rigano le guance. Non ho bisogno di chiedere cosa sita vedendo lassù, so che sta parlando con il fratello attraverso le lacrime. Lo fa quasi tutti i giorni.

E visto che non riesco ad alleggerire la mia tensione, rimango seduto a maledire Nuea davanti alla sua urna funeraria bianco perla che faccio tenere in un tempio. Qui è tranquillo. E' il tempio in cui io e mio fratello siamo stati monaci e a cui doniamo del soldi per il mantenimento ogni mese. Un giorno il mio amico presterà servizio nell'area e l'urna per tenere le ossa. E' un nostro privilegio speciale. Riceviamo un'area più grande rispetto alle altre persone. Va bene così. Nuea è testardo. Avrà uno spazio ampio per correre e non disturbare gli altri. Accidenti, mi manca. Sono triste anch'io per la sua perdita, ma devo trattenermi e non lasciarlo trapelare. Devo essere più forte di Saithan, per poter essere il suo rifugio.

'Nuea, se tu fossi ancora in vita, cosa faresti? Lasceresti che io mi prenda cura di tuo fratello così, oppure mi allontaneresti?'

La risposta che ricevo è sempre la solita, il silenzio, perché i mordi non hanno una bocca per parlare...

Rimango seduto finché Saithan finisce e salutiamo Nura prima di salire in macchina per andare da Thanaa all'ospedale. Da quando Saithan è venuto a vivere con me, non ho permesso a Thanaa di venire a farmi visita a casa. Ho paura che se incontrasse Saithan farebbe troppe domande e si preoccuperebbe. Non voglio che lo faccia mentre viene a sedersi e a dare risposte al malato che sono. Posso immaginarmi la scena di Thanaa che mi stuzzica con le sue domande: ho avuto sintomi diversi dal solito? Ho fatto così? Ho fatto cosà? Per arrivare poi ad un breve riassunto della mia condizione. Ma visto che non gli ho permesso di venire a trovarmi, sono io a dover trovare il tempo di andare da lui.

Ormai non ci vediamo da due settimane, quindi sicuramente mi farà l'interrogatorio.

L'alto edificio bianco in cui non ho mai messo piede è caotico. Pazienti, parenti e altra gente va avanti e indietro freneticamente. I miei passi mi portano verso la stanza di Thanaa insieme alle mie due guardie del corpo. Le faccio aspettare fuori dal suo ufficio, mentre io allungo una mano per aprire la porta ed entrare con fare disinvolto, come se stessi aprendo la porta della mia camera da letto. So che se mi mostrassi agitato, Thanaa inizierebbe a sospettare e mi farebbe domande senza sosta.

"Che succede, Khun Suea? Sei riuscito ad uscire dalla tua tana?"

"Non proprio. Oggi sono venuto a farti compiere il tuo dovere di medico. Ti sei rilassato ormai per due settimane."

Deep In cruelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora