tre

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capitolo tre,
wraps.

14 ottobre

ALEX


"Non mi avevi detto che stavi seguendo dei corsi su youtube?" chiesi a Celeste, ora seduta sullo sgabello della tastiera, che solo due ore fa le aveva provocato un livido dietro la schiena.
"Si, infatti" cercò di concentrarsi a leggere i semplici spartiti che aveva davanti: "Ma non avendo una tastiera in casa è parecchio difficile"
"Quindi memorizzi solamente?"
"Si, a parte un paio di volte in cui ho suonato buon compleanno al compleanno della mia cuginetta dalla sua tastiera delle principesse"
Quasi non mi strozzai con l'acqua che stavo bevendo, immaginando Celeste che cercava di suonare una piccola tastiera più piccola dei suoi gatti messi insieme.
"Penso proprio sicuro che la tua cuginetta sia più brava di te" dissi, una volta dopo aver riposto il bicchiere sul tavolo.
"Senza dubbio" girò un'attimo la testa per controllare che nulla andasse a fuoco: "sarebbe anche più brava di te" sussurrò per ripicca.
Il mio lato permaloso - nonostante avessi capito la sua ironia - prese il sopravvento: "Non esageriamo adesso"
Riportò la sua attenzione sui tastini bianchi e si voltò di spalle, ridendo leggermente.
Vedevo solo la sua schiena, ora coperta da una mia maglietta, ma sapevo perfettamente che avesse un'espressione concentrata e impassibile che sicuramente mi avrebbe fatto molto ridere. 
La sua sola presenza in questo appartamento rendeva l'atmosfera più calorosa del solito, per non parlare del suo odore, che mischiato al mio creava un perfetta fusione di odori.
Riportai l'attenzione sui fornelli quando sentì il timer suonare per girare la piadina che stavo preparando: diventata ormai una dei pochi cibi che mi piacevano cucinare.
Ne io ne Celeste siamo grandi cuochi, ed entrambi troppo stanchi per andare in un ristorante abbiamo deciso di cavarcela con delle semplici piadine.
A detta sua una delle poche cose che i fuorisede possono permettersi di comprare a palate.
Per girare la piadina toccai per sbaglio la padella con il pollice e emisi un gridolino di dolore.
"Che succede?" sentì dietro di me i passi di Celeste, trovandola in pochi secondi accanto a me, che nel frattempo avevo messo il dito sotto il getto d'acqua del lavandino.
"Certo che ce ne vuole per scottarsi un dito" cominciò lei.
"Parla quella che è andata a sbattere contro la tastiera"
Sembrò quasi arrendersi al mio intervento, ma invece continuò dopo alcuni secondi di silenzio: "Erano circostanze completamente diverse"
"Non mi dire che non ti sei mai scottata cucinando qualcosa" le feci notare.
"Certo, ma se per cucinare intendi riscaldare una piadina-"
Leggermente infastidito da ciò che stava per dire la zittì lanciandole un po' di acqua addosso.
Ci furono alcuni secondi interminabili di silenzio dove io cercai di decifrare la sua reazione quasi del tutto impassibile, se non per le mani che erano rimaste ferme a mezz'aria.
Sembrava paralizzata e quasi mi venne un colpo quando mi accorsi che non batteva nemmeno le palpebre.
Senza che me ne accorgessi, mi ritrovai anche io con la faccia bagnata e alcune goccioline di acqua sulla maglietta bianca.
"Ora siamo pari" mi offrì la mano in segno di pace, e dopo alcuni attimi di esitazione la strinsi.
"Sta bruciando qualcosa?" domandò odorando l'aria.
Mi ricordai subito dopo di non aver spento il gas:
"Merda, la piadina"
Non feci caso nemmeno alla risata in sottofondo di Celeste che a quanto pare era molto divertita dalla situazione.
Io lo ero un po' meno dato il dito - ormai di un colore rossastro - leggermente dolorante.
Alla fine dovetti rifare un'altra piadina e buttare quella bruciata nella pattumiera, sotto lo sguardo ancora più divertito di Celeste appoggiata su una spalla ad uno dei mobili della cucina.
Misi le due piadine in due piatti differenti e li portai a tavola - precedentemente apparecchiata dalla mia ragazza -.
Finimmo di mangiare dopo un quarto d'ora e dopo aver lavato i piatti e la padella decidemmo di stenderci sul divano e guardare qualsiasi cosa fosse in programma alla televisione.
Celeste rubò il plaid dall'armadio della mia camera e lo portò fino al salone per coprirci bene e restare al caldo, ma ovviamente dopo soli cinque minuti mi ritrovai praticamente mezzo scoperto, dato che si era aggrovigliata su se stessa.
Mi limitai ad accennare un sorriso e accarezzare i suoi capelli neri lentamente.
Più o meno a metà film sentì il suo respiro farsi più pesante, segno che si era addormentata, cose ne approfittai prendendo il mio cellulare per scattarle delle foto.
Ero solito farle foto di nascosto, ne avevo una miriade nella galleria e persino un'intera cartella.
Le scattai varie foto da diverse angolazioni e mi persi nel guardare il suo viso attraverso lo schermo: ogni lineamento sembrava scolpito da Michelangelo in persona, i capelli neri creavano un bel contrasto con la pelle oramai non più abbronzata che faceva intravedere maggiormente le sue lentiggini nascoste. Le labbra erano carnose al punto giusto e sempre rosee - nonostante non mettesse quasi mai alcun tipo di rossetto - e le sue guance erano leggermente arrossate, probabilmente per il caldo che faceva sotto il plaid.
Era bella, ma proprio tanto.
Continuai ad accarezzare la sua cute con delicatezza cercando di non svegliare il suo sonno profondo, mentre chiusi la fotocamera per aprire vari social.
Cercai di rispondere ad alcuni gruppi in cui mi avevano aggiunto su instagram e misi like ad alcuni post su twitter, tanto per non farmi dare per scomparso.
Aprì whatsapp e sul gruppo creato da Albe, chiamato I tre moschettieri + uno, mandai una delle foto che avevo appena scattato a Celeste, cosa che ovviamente lei non avrebbe mai dovuto sapere. 
Luca mi rimproverò per non averglielo detto prima, ma disse che si sarebbe trovato a Milano per altri tipi di questioni e che quindi uno di questi giorni ci saremmo sicuramente visti.
Stessa cosa Luigi, che però aggiunse di volere più foto della mia ragazza.
Ad Albe nemmeno arrivò, dato che a quest'ora dovrebbe trovarsi su un aereo diretto a New York per incontrare Serena.
Decisi di chiudere la schermata di whatsapp e aprire di nuovo quella della fotocamera. Questa volta invece di fotografare solo Celeste inquadrai anche la mia figura. Sorrisi per la stupidità della cosa e proprio in quel momento scattai la foto.
Senza nemmeno guardarla come si deve impostai l'immagine come blocco schermo, in modo da vedere ogni volta che accendo il telefono il suo viso ed il modo in cui la guardo.
In quel modo, da innamorato perso, anche se credo di averlo fatto sin da quando l'ho incontrata, totalmente all'oscuro di cosa sarebbe successo dopo.
Ora lo so perfettamente, e non posso che essere felice.
Sentì Celeste sbuffare e accocolarsi meglio sul mio petto, stringendo la coperta grigia tra le sue mani morbide. Poggiai il telefono vicino a me e ripresi ad accarezzare i suoi capelli delicatamente.
Sussurrò qualcosa di sconnesso e poi mugolò:
"Ale?" chiese.
La sua voce era stanca, e impastata dal sonno, come se si stesse sforzando di non chiudere gli occhi e cascare di nuovo in un sonno profondo.
"Mh?"
Alzò la testa per fare in modo che i nostri occhi si scontrassero e fece il labbruccio: "Ho voglia di gelato"
"Adesso?" domandai per conferma, ma con il sorriso sul volto.
"Adesso" ripeté con tono più sicuro: "Se mi dai le chiavi di casa posso andarlo a prendere e portarlo qua"
Si alzò velocemente sotto il mio sguardo e si aggiustò i capelli.
"Tu sei pazza" scossi la testa mantenendo il nostro contatto visivo.
Senza dire nulla si avviò verso la porta d'ingresso e avvolse il suo esile corpo nel cappotto nero, come se non stesse dormendo fino a due secondi fa.
Ritornò davanti al divano anche con le scarpe ai piedi, mettendo le mani sui fianchi.
"Perché ho voglia di gelato a mezzanotte?" 
"No, perché pensi che io ti lasci andare da sola" mi alzai dal divano afferrando le mani che Celeste mi aveva offerto: "E poi ho anche io voglia di gelato"

...

Capitolo estremamente di passaggio - e anche più corto del solito -, perché sono molto spesso necessari❤ 
Sono tornata dall'Olanda e per farla breve preferivo rimanere là.
Comunque vorrei dedicare questo angolo autrice solo ed esclusivamente a Alex, che oggi ha il suo primo vero e proprio live.
Io non potrò essere là, ma sono sicura che distruggerà quel palco urlando a più non posso le sue canzoni fino a perdere la voce (in senso figurato ovviamente, perché il prossimo live è solo tra sei giorni).
Ci tenevo veramente a parlarne anche solo in tre righe, perché in questo ultimo anno Alex è diventata una delle persone a cui tengo di più, nonostante non lo abbia nemmeno visto dal vivo.
Detto questo, ci vediamo al prossimo capitolo!
E buona fortuna ad Alex, canta come solo tu sai fare <3

Little Star || Alex WyseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora