capitolo quattro,
nuovi (e vecchi) incontri.
15 ottobreCELESTE
Alex ancora dormiva ed io mi ero svegliata per via dell'accecante luce del sole che passava attraverso la finestra, dato che ieri sera dopo aver preso il gelato eravamo crollati scordandoci di chiudere le tende.
Erano più o meno le otto e avevo bisogno di prendere aria, così lasciai un biglietto sul tavolo della cucina per avvisare che non ero stata rapita ma che ero semplicemente andata a prendere qualcosa al bar sotto casa sua che avevo visto ieri pomeriggio.
Mi vestì con le prime cose che mi capitarono sott'occhio e prima di aprire la porta presi le chiavi dell'appartamento messe sul mobile vicino all'entrata.
Scesi le scale del palazzo velocemente, stando attenta a non inciampare sui miei stessi piedi.
Salutai una signora di mezza età con un sorridente buongiorno e ottenni un piccolo sorriso di circostanza, come a voler essere cortese ma allo stesso tempo fredda.
Non ci feci molto caso e premetti l'interruttore per aprire il portone del palazzo.
Svoltai subito dopo a destra, trovando il bar aperto con alcuni clienti già seduti al tavolo.
Io invece presi posto di fronte al bancone, come facevo sempre.
Forse per abitudine, ma soprattutto perché mi piaceva osservare ogni particolare delle persone che incontravo ogni volta. Rimanendo a pensare per una manciata di minuti a come potesse essere la loro vita.
Troppo occupata a fissare la superficie in marmo rosso del bancone non mi resi conto della cameriera che aspettava le dicessi cosa volevo ordinare.
Lo feci solo quando me lo domandò esplicitamente.
"Scusa, sono un po' sbadata" sussurrai ridendo.
Alzai il capo per guardare negli occhi la barista, che stava ridendo come me.
Aveva i capelli biondi raccolti in una coda alta tirata, in modo da far risaltare i suoi occhi azzurro mare, che ti facevano perdere nel suo sguardo.
Avrà avuto più o meno la mia età, e si vedeva lontano un miglio che anche lei fosse in sessione d'esami. Riesco a riconoscere le persone che studiano tanto, sono molto simili a me.
Aveva due occhiaie sotto gli occhi molte visibili e profonde, ma i suoi occhi erano così magnetici che non riuscivi a soffermarti molto su quest'ultime.
Era molto bella, ma una belezza molto insolita da quella che si vede in giro.
I canoni di adesso prevedono spesso la figura della ragazza bionda, snella, e con gli occhi azzurri, e nonostante questa descrizione le calzasse a pennello da una parte qualcosa suonava differente.
Ordinai come sempre il cornetto al pistacchio, questa volta accompagnato da un succo all'ananas, giusto per fare l'alternativa e non prendere lo stesso cappuccino ogni volta.
La ragazza portò entrambe le cose, sempre con il sorriso, e rimase a fissarmi per qualche secondo prima di prendere parola:
"Non è un volto conosciuto il tuo, ti sei appena trasferita?"
A occhi esterni sarebbe potuta sembrare una domanda impertinente, ma in qualche modo capì che fosse una semplice domanda per cominciare una conversazione.
Evidentemente avevo attirato la sua attenzione.
"In realtà no, sono venuta a trovare il mio ragazzo" dissi, facendo una pausa tra una frase e l'altra per rinfrescarmi la gola con il succo. "Sono Celeste comunque"
"Piacere Isabella, ma chiamami Isa" si presentò lei. "Da dove vieni?"
Nel mentre continuava a mettere a posto i piatti e le tazzine in ceramica, ma sapevo che stesse ascoltando dal suo tono di voce. Sembrava incuriosita da me quanto io lo ero da lei.
"Abito a Torino, mi sono trasferita là per l'università"
La vidi sgranare gli occhi e sfoggiare un sorriso divertito: "Incredibile, io mi sono trasferita da Torino a Milano sempre per l'università"
"Che coincidenza" dissi, sorridendo a mia volta.
"Già" nel mentre si mise a pulire la macchina del caffè, girandosi di spalle: "Cosa studi?"
"Psicologia, da poco cominciato il quarto anno" sbuffai al solo pensiero che mi mancassero ancora - se tutto procedeva bene - due anni e sei mesi per laurearmi. "Tu?"
"Giurisprudenza, sono purtroppo solo al secondo anno"
Ora si spiegavano le occhiaie, pensai.
Giurisprudenza è una tra le facoltà più difficili e toste di tutte, persino più della psicologia, ciò che studio io. L'avevo potuto sperimentare con uno dei miei amici del liceo che aveva scelto quella facoltà, messo molto peggio di me ad ogni esame che doveva dare.
Scherzammo proprio riguardo ciò nei restanti trenta minuti del suo turno di lavoro, lamentandoci persino dei professori che parlavano a voce troppo bassa o di alcuni nostri compagni di università.
Mi piaceva parlare con lei, era come se ci conoscessimo da anni anziché da minuti.
Nel mentre le chiesi se potesse darmi un'altro cornetto da portare via, così da darlo a Alex.
"Ti trovo qua domani mattina alla stessa ora?" chiesi, quando la vidi togliersi il grembiule rosso.
"Purtroppo no, ho turni sconnessi in giorni alterni, ma se vuoi ti lascio il mio numero" disse: "Magari ci vediamo qualche volta prima che tu riparta per Torino"
Isa mi lasciò il numero e la accompagnai fino alla stazione della metropolitana, non molto distante da dove eravamo precedentemente.
Ci salutammo promettendo di rivederci un giorno di questi, e dopo la vidi scomparire dalle scale che portavano alla fermata della metro.
Mi sentivo abbastanza confusa.
Insomma, era successo tutto così in fretta.
Mi ricordai subito dopo che fosse passata almeno un'ora da quando ero scesa per fare colazione e quindi decisi di ripercorrere i miei passi e tornare da Alex, che sicuramente si sarà alzato.
Attraversai un paio di volte la strada stando attenta alle macchine che passavano con una velocità assurda, e poi arrivai finalmente davanti al palazzo di Alex.
Feci per prendere le chiavi dalla piccola borsa che avevo su una spalla, ma venni preceduta da qualcuno che aprì la porta in pochi secondi arrivando da dietro di me.
"Grazie" dissi io, senza voltarmi per vedere chi fosse stato a darmi una mano.
"Figurati, anche io dovevo entrare"
Era sicuramente un ragazzo data la sua voce calda e roca. Ma qualcosa nella sua voce suonava estremamente familiare, come se l'avessi già sentita da qualche parte.
Continuai a camminare verso l'ascensore, sentendo la presenza del ragazzo dietro le mie spalle che seguiva i miei stessi passi. Probabilmente anche lui doveva prenderlo.
Spinsi il bottone per chiamare l'ascensore, e in pochi secondi di silenzio le porte in metallo si aprirono.
"A quale piano devi andare?" chiese il ragazzo.
Per rispondergli mi venne come in automatico guardarlo negli occhi, e rimasi paralizzata vedendo l'unica persona che mi sarei aspettata di vedere.
"Nico?" il ragazzo, che fino ad ora aveva la testa china sullo schermo del suo cellulare, la alzò per guardarmi.
"Cece?" annuì sorridendo: "Non ci credo"
Scossi la testa e mi avvicinai a lui per stringerlo in un abbraccio amorevole.
Ancora nell'ascensore fermo al piano terra ci osservammo per qualche secondo, troppo confusi per dire qualcosa.
"Ti ricordavo più... mingherlino" trovai le parole più giuste soffermandomi sulla sua statura, che adesso era molto più massiccia.
"Ed io molto più bassa" gli diedi una pacca amichevole sul braccio facendolo ridere.
Come ci conosciamo?
In poche parole era il fratello maggiore di una mia amica, quindi quando andavo spesso a casa sua scambiavo anche due parole con Nico.
Poi nel tempo il rapporto si è rafforzato: è un po' complicato da spiegare, ma associavo Nico ad una figura paterna.
Non avendone mai avuta una mi sono sentita per la prima volta protetta da qualcuno.
E mi è crollato il mondo addosso quando ho saputo che lui e sua sorella si sarebbero dovuti trasferire in un altra città per vari problemi dovuti dal lavoro dei loro genitori.
In quel periodo stavo così male da dover trovare rifugio in qualcosa, ma soprattutto qualcuno che mi facesse provare anche solo per un secondo la stessa sensazione che provavo quando stavo con Nico. Proprio per questo mi sono buttata nelle braccia del mio ormai ex ragazzo, quello che mi aveva provocato la dipendenza per il fumo.
"Quanto è piccolo il mondo" sussurrai, ancora incredula di ciò che stava succedendo.
"Cosa ci fai qua? Non eri a Torino per l'uni?" mi tartassò di domande, e rimasi sorpresa dal fatto che sapesse dove effettivamente vivevo.
"Sono venuta a trovare il mio ragazzo"
"Non ci credo, la piccola Cece si è trovata il ragazzo!" lo guardai male per il nomignolo che aveva usato, ed infatti lui si corresse subito: "Forse così piccola non lo sei più"
L'ultima volta che ci siamo visti ero molto diversa dalla persona che sono adesso, e mettendomi nei suoi panni anche io rimarrei sorpresa.
Dopotutto è ciò che sono adesso nel vedere Nico più... uomo.
"Non credo di conoscerlo, il tuo ragazzo intendo, vado sempre così di fretta che non saluto mai nessuno"
Stavo per descrivergli come fosse ma uno squillo del telefono mi impedì dal farlo.
Era il mio, e la chiamata era da parte di Ale.
"Parli del diavolo..." sentì la risata di Nico prima di accettare la chiamata e avvicinare il telefono al mio orecchio.
"Eccomi!" esclamai.
Nel mentre Nico mi indicò i vari bottoni dell'ascensore per capire a che piano dovessi andare.
"Dove sei? Ti sei persa per caso?"
"Quanto sei divertente" alzai quattro dita per simboleggiare il quarto piano: "Sono in ascensore, ora arrivo"
"Va bene, ti aspetto" sentì la chiamata chiudersi e rimasi con il telefono in mano, troppo pigra per muovere un'altro muscolo e metterlo nella borsa.
Poco dopo le porte si aprirono ed uscì fuori dall'ascensore, trovando Alex sullo stipite della porta appoggiato con una spalla al muro. Aveva ancora addosso la maglietta e i pantaloni della tuta che gli facevano da pigiama, ed era bellissimo come sempre.
Sorrise nel vedermi, ma il suo sorriso si fece più sottile quando spostò il suo sguardo dietro di me.
Non avevo programmato che Nico mi seguisse senza avvertire, ma avrei dovuto farlo.
"Oh, ehm... Ale, lui è Nico, un mio amico" mi accorsi solo dopo di aver fatto una rima e mi trattenni dallo scoppiare a ridere: "Nico, lui è-"
Venni interrotta dalla voce di colui che stavo per presentare, che sembrava infastidito quanto assonnato.
"Alex, piacere, sono il suo ragazzo"
La situazione stava diventando particolarmente imbarazzante, soprattutto per gli sguardi che l'uno stava lanciando all'altro e l'interminabile silenzio.
In tutto questo Alex si era avvicinato a me, sfiorando la mia mano con la sua, di certo non per marcare il territorio. Lo conoscevo abbastanza da capire che lo stesse facendo solo per dirmi non direttamente che era tutto ok e che non dovevo preoccuparmi.
Alla fine fu Nico a parlare, rivolgendosi, con mia grande sorpresa, non solo a me ma anche ad Alex: "State bene insieme"
Gli rivolsi un sorriso, ma non riuscì a decifrare l'espressione sul volto di Ale.
"È meglio che io vada, ci sentiamo uno di questi giorni?" chiese, questa volta rivolgendosi a me.
"Va bene, ciao Nico" lo salutai scuotendo la mano, vedendolo prendere questa volta le scale che portavano ai piani inferiori.
"Ciao Cece"
Prima che Ale potesse dire qualunque cosa lo presi per mano e lo portai dentro l'appartamento per chiudere la porta subito dopo.
Senza dire nulla si andò a sdraiare sul divano, rimanendo con lo sguardo fisso sul muro.
Prima di raggiungerlo presi uno dei piatti bianchi dalla cucina e ci misi sopra il cornetto, poggiandolo sul tavolino in vetro quando mi trovai davanti ad Alex.
"Che hai?" gli chiesi mentre scansavo dei capelli dalla sua fronte.
"Ti guardava..." cominciò a giocare con i lembi della sua maglietta nera: "Come faccio io"
Cercai di non soffermarmi su quello che aveva detto, pensando solo a tirare su di morale Ale.
"E io come lo guardavo?" gli chiesi, e lui rimase zitto. "Decisamente non come guardo te"
Lo vidi accennare un sorriso quasi impercettibile, ma le fossette spuntarono comunque.
Finalmente mi guardò negli occhi, e non riuscì a evitare di avvicinare le nostre labbra in un tenero bacio.
Mi staccai di poco da lui per riprendere fiato, così mi spostò una ciocca di capelli che penzolavano praticamente sulla sua testa.
Lo vidi annusare l'aria, e tutto d'un tratto i suoi occhi si illuminarono.
"Questo odore lo conosco fin troppo bene" guardò il cornetto al pistacchio ancora poggiato sul tavolo, e per fare in modo che potesse prenderlo mi scansai da lui, offrendogli il piatto di ceramica. Mi guardò e sorrise subito dopo: "Ecco perché ti amo così tanto"
...Ecco un nuovo capitolo!
Spero vi sia piaciuto, e parlando di ciò grazie per le letture, i commenti e le stelline, ormai sapete quanto mi fa bene riceverle❤
Capitolo un po' diverso dal solito, con l'introduzione di due personaggi che saranno fondamentali in questa nuova storia... non vi dico altro🤐
Apro un'altra parentesi, ovvero che con l'inizio della scuola gli aggiornamenti saranno - putroppo - sconnessi, ma cercherò lo stesso di scrivere qualcosa nel tempo libero per non lasciarvi a mani vuote ❤
Ci vediamo!
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Little Star || Alex Wyse
FanfictionSEQUEL DI VENERE La fine dell'estate è spesso vista come la fine di tutto. Significa tornare alla propria routine, che delle volte può risultare noiosa e monotona. Al contrario però, almeno per Celeste e Alex, la fine dell'estate segna l'inizio dell...