sette

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capitolo sette,
registrazione.

16 ottobre

ALEX


Prima che arrivassero Luca e Luigi la mattinata sembrava annunciare una giornata tranquilla e di pura quotidianità, ma ovviamente non era stato così.
Si erano presentati alla porta senza nessun preavviso, e se da una parte mi avesse infastidito dall'altra mi aveva fatto piacere e strappato un sorriso.
Si erano trattenuti fino a dopo pranzo: avevano anche cucinato della pasta, tra l'altro buona - contro ogni aspettativa da parte mia e di Celeste - e poi siamo rimasti a tavola improvvisando un concerto con le forchette e parlare di tutte le novità di cui non avevamo ancora parlato.
Nonostante la loro compagnia mi piacesse per questo pomeriggio avevo in programma qualcos'altro, e quindi avevo tirato un sospiro di sollievo appena avevano varcato la porta con la promessa di rivederci uno di questi giorni.
Avevo intenzione di portare Celeste nella prima sala di registrazione dove ho messo piede. Tutto è cominciato dalla mia cameretta, ma un po' alla volta, anche grazie all'aiuto dei miei amici, sono riuscito a racimolare i soldi necessari per affittare questa sala di registrazione per tutto il tempo necessario.
Facendo questo sono riuscito a capire veramente cosa volessi fare in futuro, realizzando una piccola parte del mio sogno che adesso sto vivendo pienamente.
La porta automatica si aprì subito quando mi avvicinai, seguito da Celeste, per mostrarle un'altra delle tante parti della mia quotidianità. 
In realtà non era per questo che l'avevo portata qua, o almeno non il motivo maggiore.
Bensì l'avevo portata in questo posto per mostrarle quanto potesse avere se solo si lasciasse andare, come avevo fatto io molto prima di entrare ad Amici.
La sala di registrazione dove tutto è cominciato.
E dove spero lei possa trovare la sua certezza.
No, non mi sono arreso affatto. Perché sono fermamente convinto che Celeste abbia una bellissima voce e che i suoi testi siano veramente spettacolari, forse anche meglio dei miei.
Sapeva perfettamente dove la stessi portando, ed era così felice e euforica dal portarmi a pensare che piano piano si stesse arrendendo alla sua vena musicale.
Forse però, mi sbagliavo.
Ma ingnoravo questa cosa, accecato dai sentimenti che provavo per lei.
Volevo solo la sua felicità.
"Ehi Alex, solita sala?" ad interrompere i miei pensieri fu la voce del proprietario, che con passo veloce si avvicinò a me, sorridendo.
Lui mi conosceva da parecchio tempo, mi aveva visto crescere sia artisticamente che umanamente sotto questo tetto.
"É libera?" chiesi, riferendomi alla mia sala preferita.
"Certo, altrimenti non te lo avrei detto" mi fece l'occhiolino, dando una piccola occhiatina a Celeste che si guardava intorno ammaliata.
"Grazie"
"Figurati, sei sempre il benvenuto" 
Prese le chiavi dalla tasca dei jeans e me le lanciò con maestria, così le presi senza troppo intoppi.
Lo ringraziai ancora una volta e ci incamminammo entrambi verso la prima porta a sinistra.
Misi le chiavi nella serratura e appena aprì la porta l'odore familiare di casa mi inebriò i sensi, e sorrisi automaticamente.
"Come ti sei appassionato alla musica?" mi chiese. "Non penso di avertelo mai chiesto"
"Mio padre" risposi subito, sospirando. "In particolare quando sono stato a Londra"
Congiunse le mani e alzò gli occhi verso il cielo: "Benedetto sia tuo padre"
Le diedi una scherzosa pacca sulla schiena, e solo dopo il sussulto di Celeste mi resi conto di aver colpito la zona coperta dal livido violaceo.
Risi e lei mi guardò male, ma continuai lo stesso.
Quando il dolore passò definitivamente si avvicinò a me e unì le nostre labbra in un bacio abbastanza contenuto ma sicuramente non molto casto.
"Sei tanto felice, lo percepisco" disse, una volta dopo che le nostre labbra si furono separate.
Si, lo ero proprio tanto.
Ero con lei, nel posto dove tutto è cominciato.
Non potevo che essere più felice di così.
E lei lo era?
Forse è questo quello che mi sarei dovuto chiedere.
Ci avvicinammo alle varie attrezzature, e le misi le tipiche cuffie nere e grandi sulla testa.
Le stavano decisamente grandi: era buffa ma allo stesso tempo perfetta, come se quelle cuffie fossero in qualche modo fatte apposta per lei.
Sembrava veramente un'angelo.
Io mi avvicinai all'attrezzatura dietro un'altra porta che separava le due stanze, mentre Celeste si mise seduta sullo sgabello davanti al microfono.
Presi posto sulla sedia girevole nera e mi concentrai su tutti quei numerosi tasti di cui sapevo la funzione solo per metà.
Premetti il tasto in modo da poter comunicare con Celeste, ora con lo sguardo fisso sul pavimento e gli occhi chiusi.
"Pronto: uno due tre"
Prima sobbalzò, colta alla sprovvista dalla mia voce in diffusione,  e poi sentì la sua risata nelle mie cuffie. Credetemi se per un'attimo mi è sembrato di essere in paradiso. Solo quando si fu ripresa ebbe la briga di farmi qualche cenno: "Ti sento scemo"
"Bene, allora possiamo cominciare"
Si schiarì la gola, ed io aspettai un suo segno per attivare la registrazione.
Prese un respiro profondo e annuì da dietro il vetro, così io premetti il tasto rosso per cominciare.
Cominciò a cantare, e per quanto desiderassi vedere ogni suo movimento e espressione non riuscì ad evitare di chiudere gli occhi, muovendo il capo a ritmo della sua voce.
Non c'era alcun tipo di base, solo la sua voce delicata che poteva risultare quasi indifesa.
Mi era mancato parecchio sentirla cantare, specialmente dal vivo, e penso non ci sia mai stata una volta in cui ha cantato un'intera canzone - specialmente un suo pezzo - senza la mia voce che facesse da accompagnamento alla sua.
Sotto un punto di vista musicale siamo molto simili, ma nel restante delle cose siamo veramente l'opposto.
Nonostante questo riusciamo in qualche modo a decifrare l'uno il mondo dell'altro, anche se la serratura della chiave per aprirlo non è quella giusta.
Siamo così, noi due.
Forse la definizione di un controsenso.
Sinceramente, non saprei dirlo precisamente.
Ricordo ancora come il giorno del mio primo live, il tre settembre, avesse comprato un biglietto e si fosse nascosta tra la folla per tutto il concerto, facendo finta di non essere la mia ragazza. Lo avevo scoperto solo il giorno dopo, quando su whatsapp mi aveva mandato un suo selfie con dietro il teatro di Zafferana, seguito da alcuni video che aveva fatto dal suo posto.
Ora ero io quello che stava assistendo ad una sua performance. Sicuramente non di nascosto come aveva fatto lei.
Appena finì di cantare uscì dalla piccola stanza - ovviamente dopo aver premuto una seconda volta il pulsante per interrompere la registrazione - e applaudì a Celeste, che si trovava ancora seduta sullo sgabello.
Mi avvicinai a lei e presi le sue mani con le mie: "Sei stata a dir poco magnifica, credimi"
Accennò un piccolo sorriso, ma restò comunque con gli occhi fissi sul pavimento.
"Non so" disse scettica: "Mi è sembrato... strano?" sembrò riluttante alla fine della frase, quasi come se avesse scavato a fondo nella sua mente per trovare un aggettivo che potesse descrivere ciò che lei avesse provato.
Era incerta e insicura, due parole che non c'entravano nulla con lei.
Lo sapeva perfettamente, forse proprio per questo stava evitando il mio sguardo. Si sentiva messa a nudo, e di certo il silenzio non alleggeriva la tensione che cresceva dentro di lei.
Sono veramente convinto che abbia un potenziale assurdo, e proprio per questo sto cercando di aiutarla e spronarla in tutti i modi per riuscire a farle capire quanto potrebbe ricevere se solo uscisse fuori dagli schemi.
Credevo che lei lo volesse.
"Ti piacerebbe se aggiungessimo la base?" interruppi il silenzio.
Alzò finalmente gli occhi da terra e strinse maggiormente le mie mani, quasi a voler attirare la mia completa attenzione: "Promettimi una cosa, prima"
"Certo"
"Promettimi che questa cosa resterà solo tra noi due, ammenochè non sia io a volerlo dire a qualcun'altro"
No, non potevo farlo.
La guardai negli occhi ancora più profondamente di prima, quasi a decifrare il suo sguardo che sembrava totalmente impassibile. Cercavo anche solo un piccolo dettaglio che mi avrebbe fatto capire che stesse in qualche modo scherzando o cercando di convincere se stessa in non so quale stupido modo.
Presi un respiro profondo, e feci l'ultima cosa che avrei voluto fare.
"Va bene, lo prometto"
Le avevo mentito, perché questa era solo una grande e emerita bugia.

...

Ciao!
Vi è piaciuto il capitolo? Spero di si <3
Ho molte idee sul continuo di questa storia e non vedo l'ora di metterle su carta, vorrei farlo con più frequenza ma purtroppo tra la scuola e molte altre cose che sono successe non riuscirò a scrivere quanto avevo programmato. Non posso promettere che il capitolo uscirà tra un "tot" di giorni perché non so se riuscirò a scriverlo, ma prometto che, prima o poi, darò segni di vita
❤️​ 
Non ho veramente altro da dire, quindi ci vediamo presto <3

Little Star || Alex WyseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora