capitolo dieci,
Love.18 ottobre
CELESTE
"Devi proprio andare?" Alex mi guardò dal basso e smisi di accarezzargli i capelli.
"Si, anche se preferirei rimanere con te, sotto le coperte" sospirai e feci per sedermi sul divano, con le mani tra i capelli esasperata.
"Allora non andare" mi intrappolò lentamente tra le sue braccia, avvicinandomi a lui, ancora disteso e sotto le coperte.
Mi lasciò dei baci sui fianchi scoperti, e dovetti fare affidamento su l'unica briciola di razionalità che avessi per allontanarmi da lui, alzandomi definitivamente dal divano. Mi prese la mano, insistendo, e me la tirò leggermente.
Lo guardai negli occhi, sperando che smettesse di trattenermi: "Ale-"
"Ti prego, amore "
Rimasi paralizzata, sgranando gli occhi. "Cosa hai detto?"
"Nulla" si affrettò a dire, lasciando la mia mano.
Quasi si nascose dietro la coperta di lana, ma non smise di guardarmi, aspettando una reazione.
Decisi che il mio impegno avrebbe potuto aspettare.
"Alex..."
"Fa come se non l'avessi detto" mi interruppe, abbassando lo sguardo, quasi imbarazzato.
"No, non voglio" dissi con convinzione.
Rialzò lo sguardo e si mise a sua volta seduto sul divano, in modo da guardarmi completamente.
La situazione non era imbarazzante, ma nemmeno leggera. Proprio come se fosse stata sganciata una bomba in attesa di esplodere. Forse non è questo l'esempio giusto da fare, ma non saprei come altro descrivere il tipo di tensione misto ad affetto che si era creato.
"Ridillo" continuai obbligandolo.
"No"
"Ti prego"
"Vai a preparati, altrimenti farai tardi"
Avrei tanto voluto insistere, ma decisi di lasciare il discorso in sospeso, dato che ero già in ritardo di una decina di minuti con la mia tabella di marcia.
Sospirai e mi diressi verso la camera da letto per decidere cosa indossare, e poi verso il bagno, giusto per dare una sistematina ai miei capelli.
Nel mentre un sottofondo di voci che provenivano dalla televisione mi faceva compagnia, e cercai di seguire quel poco che riuscì a capire.
Alex mi aveva appena chiamato amore ed io non sono riuscita ancora a metabolizzare perfettamente, anzi, non penso che riuscirò mai a farlo.
Nessuno mi ha mai chiamato in quel modo, neppure la mia stessa madre.
Era strano, ma estremamente amorevole e affettuoso.
Vista dall'esterno potrebbe sembrare quasi una cosa normale, dato i sentimenti reciproci che proviamo verso l'altro, ma per me non lo è. La verità è che non me l'aspettavo, e sicuramente non pensavo se ne uscisse in questo modo quasi come se nulla fosse.
Mi guardai un'ultima volta allo specchio, e mi resi conto dello strano e insolito luccichio nei miei occhi, che probabilmente avrei notato solo io, impercettibile agli occhi altrui.
Dopo aver preso la borsa e aver controllato l'orario mi avvicinai ad Alex per salutarlo, dato che non ci saremmo visti per il resto del pomeriggio.
"Me lo dai un bacio?" chiesi, posizionandomi alla sua altezza, con le ginocchia sul pavimento.
Fece finta di essere scocciato, alzando gli occhi al cielo: "Devo proprio?"
"Non ti obbligherei in ogni caso"
"Mh, non credo" avvicinò le nostre labbra in un bacio casto, durato pochi secondi, ma comunque pieno di amore.
Me lo dimostrava molto, soprattutto nelle piccole cose. Forse è proprio per quelle che mi sono innamorata di lui.
Ci staccammo, e gli lasciai un secondo bacio sul naso, per poi alzarmi e dirigermi verso la porta bianca.
Quando la stetti per chiudere, la stessa voce di Alex mi fermò dal farlo, riempiendomi il cuore con le sue parole.
"Ci vediamo dopo, amore "
━━━━━━ ◦ ❖ ◦ ━━━━━━
Avevo mentito ad Alex?
Si, o almeno in parte.
Gli avevo detto che mi sarei vista nuovamente con Isabella, ma in realtà non era lei la persona con cui dovevo vedermi, ma Nico.
E mi sentivo uno schifo.
Mi aveva appena chiamata amore e io gli avevo mentito subito dopo. Ogni volta che faccio qualcosa di sbagliato i miei sensi di colpa mi mangiano viva, ed ora più che mai lo stavano facendo. Nonostante non ci fosse nulla da nascondere.
E allora per quale motivo avevo omesso la parte più importante?
Non lo so. La verità è che non lo so.
E mi sento ancora di più uno schifo per questo.
"Come sta Ludovica?" chiesi a Nico, riferendomi a sua sorella, per cercare di eliminare tutte quelle vocine nella mia testa che si erano create nel silenzio circostante.
"Si è trasferita all'estero un annetto fa, ad Amsterdam per la precisione"
Risi, pensando alla mia amica in un luogo del genere.
"Immagino per fumare l'erba legalmente, vero?"
"Ci scherzava su, ma adesso penso che si faccia una canna ogni tanto" Nico infilò una mano nella tasca dei pantaloni, tirando fuori un pacchetto di sigarette, offrendomene una per cortesia.
Inizialmente il mio intento era quello di non accettarla, ma dopotutto una sola sigaretta non mi avrebbe fatto male.
"Da quando fumi?" mi domandò.
"In questo ultimo periodo non ne ho quasi toccata una"
"Non ti ho chiesto questo"
"Dopo qualche mese da quando te e Ludo ve ne siete andati"
Non disse nulla: nessuna parola compassionevole o piena di sensi di colpa.
Lo ringraziai mentalmente, ma sono sicura che in qualche modo lo abbia percepito.
"Comunque, penso di non aver dato una buona impressione al tuo ragazzo" disse, passandomi l'accendino di colore rosso.
"Era solo un po' confuso" cercai di giustificarlo, consapevole che dall'esterno sarebbe potuta passare per una scenata di gelosia primitiva. Cosa che in effetti era, ma che comunque si era risolta subito nel migliore dei modi.
"Mh, sarà" fece il primo tiro con la sigaretta, e cercai di non soffermarmi troppo su quelle due parole che aveva appena pronunciato. "Appena l'ho visto mi è sembrato di conoscerlo vagamente, e dopo mi sono reso conto che era una finalista di Amici, deve essere strano essere fidanzata con una persona così conosciuta"
"Pensavo fosse più pesante, o forse sono io che prendo le cose sempre alla leggera, ma non l'avrei scoperto se non me l'avesse detto lui, sono molto ignorante in materia" scossi la testa, inspirando il fumo dalla sigaretta.
"Tu invece? Te la sei trovata l'amorosa?" chiesi scherzando, giusto per avere un argomento di conversazione.
"Nah, non ho tempo di pensarci"
Annuì, e cominciai a guardare dei bambini giocare sull'altalena.
Feci un tiro, continuando fino a quando della sigaretta rimase solo una piccola parte, che buttai nel cestino accanto alla panchina dove ci trovavamo, da brava civile che sono.
"Cece" mi chiamò Nico.
"Si?"
"Ho un favore da chiederti" si mise le mani nei capelli, appoggiando i gomiti sulle ginocchia.
"Dimmi pure" dissi.
"Ho bisogno del tuo aiuto"
Lì per lì non capì cosa fare, o dove volesse arrivare. Non stavo capendo nulla.
"Ci sono per qualunque cosa, lo sai" appoggiai una mano sulla sua spalla per invogliarlo a parlare.
"È per mamma, non sta molto bene..."
Lasciò la frase in sospeso, ed io rimasi per alcuni secondi immobile, colta alla sprovvista dalla piega che lui stava prendendo: "Cosa è successo?"
Il rapporto che avevo in passato con sua madre, Ilenia, era molto complicato, ma in qualche modo trovava sempre il modo di assicurarsi che stessi bene, specialmente quando litigavo con uno dei suoi figli. E mi sembrava quasi impossibile immaginare che fosse successo qualcosa, sicuramente non positiva, a quella donna.
"Le è stato diagnosticato un tumore al seno, circa un anno fa: dovresti vederla, non è più la stessa persona, e le cure-" la sua voce tremava, e si notava lontano un miglio che si stesse trattenendo dal piangere.
Lo interruppi, andando dritta al punto. "Hai bisogno di soldi?"
Glieli avrei dati se ne avesse avuto bisogno, senza esitazione.
"No, ho solo bisogno che tu mi stia accanto, perché ora come ora non ho nessuno che possa capirmi, tu invece si" mi guardò, e percepì quel dolore che fino ad ora non avevo notato, che lui aveva nascosto.
"Non vedo in che modo potrei, Nico"
"Tu riesci a fare tutto Cece, delle volte inconsapevolmente" rise, forse istericamente: "E ora che ti ho rivista penso che non riuscirei a staccarmi da te, specialmente adesso" mi prese la mano, mentre io rimasi impassibile, consapevole di non star mostrando alcuna emozione. "Eri, e forse lo sei ancora, una mia dipendenza, ed anche io proprio come te ho cominciato a fumare appena non ti ho più potuta vedere ogni giorno"
"Starò accanto a te, te lo prometto, assorbirò per quanto possibile un po' del tuo dolore"
"No, non lo farai" negò con la testa con convinzione.
"Sarà inevitabile, lo sai anche tu" lo avvertì.
Aprì la bocca, ma la richiuse subito.
In questo momento non ero di certo io quella che doveva essere tutelata, ma solo Nico.
Ero stata io quella ad aver bisogno di lui tempo fa, adesso le posizioni si erano invertite, ed era compito mio prendermi la responsabilità delle mie promesse.
"Grazie" disse.
"Non ringraziarmi, non ho ancora fatto nulla"
"Ti sottovaluti troppo, anche con una sola frase riesci a migliorare il mio umore"
Sorrisi impercettibilmente, e poi mi avvicinai a Nico per poterlo abbracciare. Se fossi stata lui ne avrei avuto il bisogno ogni secondo della giornata, e di certo non gli avrebbe fatto male.
"Cerca solo di non assorbire troppo il mio dolore, va bene?"
Troppo tardi, lo avevo già fatto.
Quel lucchicio che avevo poco visto poco fa, nello specchio del bagno, non sarebbe tornato per un po' di tempo....
Ciao!
Vi è piaciuto il capitolo?
Pieno di avvenimenti tra l'altro, che inizialmente non avevo in programma di aggiungere. Siamo arrivati al fatidico momento in cui la storia prenderà una piega differente, che sarà molto diversa da quelle precedenti.
Non vi spoilero nulla.
Ma potrei dire qualcosa sul nuovo profilo tik tok che ho aperto poco più di una settimana fa. Mi piacerebbe se mi andaste a seguire, l'user è @localocoss proprio come qui su wattpad. Mi sono già arrivati moltissimi commenti e vi ringrazio veramente moltissimo <3
Detto questo, ci vediamo con il prossimo capitolo!
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Little Star || Alex Wyse
FanfictionSEQUEL DI VENERE La fine dell'estate è spesso vista come la fine di tutto. Significa tornare alla propria routine, che delle volte può risultare noiosa e monotona. Al contrario però, almeno per Celeste e Alex, la fine dell'estate segna l'inizio dell...