nove

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capitolo nove,
late night talking.

17 ottobre


CELESTE


Era una mia impressione o il taxi si stava muovendo a una velocità decisamente alta?
Avrei dovuto dire al tassista di rallentare, così almeno avrei ritardato il nostro arrivo a casa Rina e avrei avuto a disposizione un'altro paio di minuti per allisciarmi i capelli come se non ci fosse un domani. 
Dall'inizio del viaggio continuavo a muovere la gamba compulsivamente e a guardare dal finestrino il paesaggio circostante.
Inutile dire che sono in ansia come non lo sono nemmeno prima di un'esame universitario.
E questo è dire.
Sentì la mano di Alex stringere la mia vedendo il mio nervosismo fin sopra la norma: "Mia madre già stravede per te, e poi le hai anche voluto portare un mazzo di fiori, vedrai che andrà tutto bene"

Andrà tutto bene.
Andrà tutto bene.
Andrà tutto bene.

"Si, andrà tutto bene" ripetei.
Avrei solo dovuto fare una buona impressione alla madre, dato che Federica già mi conosceva, e anche bene.
"Sei mai stata a Como?" mi chiese Alex tutto a un tratto.
"Una volta, al campo scuola delle medie"
"Davvero?" rise.
"Magari ho intravisto un piccolo Rina che giocava a calcio, chi lo sa"
Usare il sarcasmo per alleviare la tensione è sempre una buona soluzione: funziona sempre.
"Pensandoci non sarebbe poi così impossibile"
Allungai il collo per vedere quanti minuti contasse il navigatore del tassista che ci stava portando alla nostra meta. 
2 minuti.
Qualcuno deve spiegarmi come il tempo riesca a passare così velocemente, ma soprattutto come io non mi sia resa conto del grande cartello stradale con il nome della cittadina dove ci stavamo dirigendo. Certe volte mi soffermo troppo su dettagli inutili invece che su quelli di fedele importanza.
Credetemi, non è sempre un bene.
In questo caso forse si, dato che la mia ansia invece di aumentare è rimasta allo stesso livello di quando ero partita.
Poco dopo il taxi cominciò a rallentare, e successivamente aver pagato e ringraziato l'uomo uscimmo definitivamente dal mezzo di trasporto.
Alex mi prese nuovamente per mano, percependo di nuovo il mio stato d'ansia. Percorremmo uno stretto viale giungendo al numero civico 36, quello della ormai ex dimora del mio ragazzo.  
Poco prima che spingesse il pulsante del citofono mi baciò la mano delicatamente e mi rassicurò con uno dei suoi bellissimi sorrisi. 
"Chi è?" una voce squillante fuoriuscì dall'oggetto in metallo.
"Siamo noi" rispose Alex.
Il cancelletto si aprì, e dallo stesso citofono sentì la voce di Federica richiamare sua madre, probabilmente per avvisare che fossimo arrivati.
"Sei più tranquilla?"
"Diciamo di si"
Prima che entrambi potessimo aggiungere altro la porta si spalancò, seguita da una Federica sorridente.
Sorrisi, e Federica mi invogliò ad abbracciarla aprendo le braccia. Poco prima di buttarmici vidi con la coda dell'occhio l'espressione confusa sul volto di Alex, convinto che noi avessimo solo scambiato due parole in una videochiamata.
"Celeste!" l'esclamazione di Fede venne ovattata dato che sprofondò il viso sulla mia spalla, stringendomi amichevolmente nell'abbraccio. 
Feci la stessa cosa anche io, e ricambiai il saluto.
"Non saluti tuo fratello?" Alex si intromise nel nostro momento commovente, ma entrambe lo ignorammo, anche se consapevoli che saremmo scoppiate a ridere in due secondi.
Il rapporto che ho con la sorella di Alex è un po' quello da amiche di vecchia data.
"Vai ad abbracciare tuo fratello che sennò si offende"
Sentì sbuffare da dietro le mie spalle, ma lo ignorai quando subito dopo vidi la mamma di Alex sorridente che mi faceva cenno di entrare.
"Buonasera" sorpassai la soglia di casa, fermandomi per offrire il mazzo di crisantemi che avevo comprato nel primo fioraio che avevo notato, dato che qualcuno non si era preoccupato di avvisare con anticipo.
"Oh, non dovevi!" esclamò la mamma di Alex prendendo i fiori.
Non risposi limitandomi a sorridere. Avevo paura di dire la cosa sbagliata e di fare una brutta figura. 
Contro ogni aspettativa mi abbracciò, e non potei fare altro se non ricambiare. Per qualche secondo mi sembrò di sentire le stesse vibrazioni che sento quando abbraccio Alex, e questa cosa mi fece sorridere ancora di più.
Forse, una volta oltrepassata la soglia d'imbarazzo non sarebbe stata poi una cena così catastrofica come avevo pensato.
Dopo una prima, una seconda, e perfino una terza portata il mio stomaco stava esplodendo e implodendo dal dolore; proprio per questo motivo mi alzai da tavola chiedendo dove fosse il bagno:
"La prima porta a destra, nel corridoio"
Ringraziai Federica e mi avviai verso il bagno, lasciando Alex con sua madre e sua sorella.
Tornai pochi minuti dopo, o meglio, mi fermai sulla soglia della porta del salone in modo che non mi potessero vedere.
Non avrei voluto origliare, ma la cosa fu inevitabile sentendo pronunciare il mio nome.
Insomma, chi non l'avrebbe fatto?
"Si vede che tieni tanto a lei, sei proprio perso fratello" Federica prese la palla al balzo imbarazzando Alex, che di certo non amava parlare della vita privata con la sua famiglia.
In effetti anche io non ero da meno.
"Certo che lo sono, avevi qualche dubbio?"
Mi sorprese. Di norma avrebbe sorriso e cercato di cambiare discorso, invece questa volta non l'aveva fatto: anzi, non sembrava proprio imbarazzato o non volenteroso a parlarne.
Federica rise, e il silenzio tutto a un tratto prese il sopravvento.
"Da quanto tempo state insieme?" questa volta fu la mamma di Alex a parlare, anche lei con tono dolce.
Lei era forse la persona che sapeva meno riguardo me e Alex in questa casa, dato che qualcosa me lo sono fatto scappare con Federica, e proprio per questo comprendevo il suo interesse, dato che si trattava comunque di suo figlio.
"Ufficialmente, quasi tre mesi" rispose Ale. "Eppure mi sembra sia passata un'eternità da quando ci siamo incontrati, come se ci conoscessimo da sempre"
Non c'è più grande verità.
E poi, sentirlo parlare della nostra relazione a cuore così aperto mi emozionò veramente molto.
Rimasi a origliare solo il tempo necessario per calmare il battito del mio cuore leggermente più veloce del solito.
Presi un respiro profondo e ritornai nella sala da pranzo, attirando gli occhi di tutti su di me.
Mi sedetti nuovamente al mio posto, finendo il tiramisù sul piattino di ceramica.
Parlammo per un'altra mezz'ora, ed arrivai alla conclusione di quanto il rapporto che Alex avesse con la sua famiglia fosse diversamente affettivo.
Tipico di Alex.


━━━━━━ ◦ ❖ ◦ ━━━━━━


Seduti su un muretto, con il suono delle piccole onde d'acqua sotto i piedi e le luci calde dei lampioni che impediscono alla notte di oscurare completamente la vista.
Se la tranquillità dovesse essere un momento sarebbe sicuramente questo.
"È da parecchio tempo che non mi sedevo in questo posto" disse Alex, richiamando la mia attenzione su di lui.
"Quando è stata l'ultima volta?"
"La notte prima di partire per i casting di Amici" sentendolo parlare mi immaginai Alex, poco o più di un'anno fa, seduto nello stesso posto in cui eravamo noi in questo momento. "Ero venuto più che altro per godermi il silenzio" aggiunse.
"È buffo che tu ora sia qua con una persona che non riesce a rimanerci" asserì, accennando un sorriso
"Più che altro è buffo che non mi dia fastidio, in qualche modo dici sempre ciò che vorrei che dicessi" prese la mia mano nella sua, accarezzandola lentamente.
Mi girai verso di lui, ammirando il suo profilo: "Ho il potere della telecinesi, non lo sapevi?"
"Scema" mi diede un piccolo schiaffetto all'altezza delle cosce e poi si girò anche lui a sua volta.
"Per esempio, ora stai pensando che un mio bacio ti farebbe bene"
"Si, forse si"
Si avvicinò a me, prendendo con la mano libera la mia guancia. Guardai Alex negli occhi, riuscendo quasi a specchiarmici nonostante la poca luce circostante. Avvicinai le nostre labbra senza esitazione, accostando il mio corpi più quanto possibile a lui in modo da poter accarezzare la sua nuca con la mano. Si sporse leggermente troppo, e dovetti spostare la mano dalla sua nuca ai mattoni dietro di me per non cadere definitivamente.
Sussultai anche nel bacio, e proprio per questo ci staccammo.
"Vuoi farmi cadere nel lago?" chiesi ridendo.
Era perfettamente consapevole di cosa fosse successo, e proprio per questo accennò anche lui un sorriso: "Non sarebbe male, dopo sarei costretto a venirti a salvare e diventerei un eroe"
"Di sicuro non il mio" aggiunsi.
"Cosa sta insinuando signorina?"
"Assolutamente nulla, ma la prossima volta cerca di non buttarmi nel lago"
"Non posso prometterti nulla" scossi la testa rendendomi conto che essere salvata da un eroico Alessandro Rina sarebbe stata una delle cose più divertenti di sempre.
"Hai le dita fredde" disse, riferendosi alle mie mani.
"Fa freddo"
Prese nuovamente le mie mani nelle sue, soffiandoci sopra in modo da riscaldarle: "Ora va meglio?"
"Ti direi di no, ma per fare la romantica ti dico di si" risposi scherzando.
Lasciammo il discorso in sospeso, tornando ad osservare una Como illuminata in completo silenzio. Si vedeva tutto da questa posizione, in una piccola zona isolata a pochi minuti dalla casa che avevamo lasciato mezz'ora fa.
Appoggiai la testa all'altezza della spalla di Alex e lui lasciò che il suo braccio scivolasse sul mio fianco. Chiusi gli occhi, concentrandomi solo sul respiro del castano che quasi mi fece addormentare tra le sue braccia.

...

Eccoci!
Nuova fine della settimana, nuovo capitolo.
Spero vi sia piaciuto!

Mi farebbe piacere sentire le vostre opinioni o anche dei consigli in un commento, mi servirebbe proprio e magari riucirei a far tornare come prima dell'inizio della scuola la mia voglia di scrivere.
Apparte questo, tra un mese esatto potrò vedere Alex e non vedo veramente l'ora. Mentre tra una decina di giorni uscirà il nuovo singolo aaa.
Detto questo, ci vediamo al prossimo capitolo!

Little Star || Alex WyseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora