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Il mattino successivo mi sveglio presto e di leggero cattivo umore, soprattutto a causa dei tanti pensieri che mi inondano la mente, o meglio, il pensiero che mi inonda la mente con persistenza: Christian. Perchè mi sono dovuta accorgere che provo qualcosa per lui? Non potevo continuare a vivere la mia esperienza senza saperlo? E se ieri avessi risposto sinceramente alla sua domanda, invece di fuggire, cosa sarebbe successo? Mi avrebbe baciata o respinta?

Mentre mi pongo questi quesiti continuo a girare il cucchiaino nella tazza di tè.

<È cinque minuti che giri il cucchiaino nella tazza>dice una voce, la sua, destandomi di soprassalto dai miei pensieri.

<Mi hai spaventata>dico portandomi una mano al petto.

<Stai bene?>chiede accigliato.

<Si, ero solo sovrappensiero. Il caffè nella moka dovrebbe essere ancora caldo>dico indicandogli i fornelli, e così si versa la bevanda amara in una tazzina, per poi sedermisi di fronte.

<Sicura di stare bene? Non è che ieri ho detto qualcosa che ti ha infastidita?>chiede sempre leggermente preoccupato.

<Cosa? No, sto bene. Ripeto, ero solo sovrappensiero, non ho dormito molto bene>mi giustifico

<È perchè non c'era il tuo cuscino personale>dice facendosi scorrere le mani ai lati del corpo, come a sottolineare che parla di sé stesso. Scuoto la testa alzando gli occhi al cielo.

<Vado a prepararmi per la visita>dico dopo aver sciacquato la tazza.

<Va bene, a dopo piccola>dice semplicemente, guardandomi andare verso la mia stanza.

Indosso un completo verde smeraldo costituito da pantaloni e gilet, con sotto una camicia bianca, che però non riesco ad abbottonare, così innervosita mi dedico al trucco e parrucco.

Legarsi i capelli è stato più semplice questa volta, avendo ormai preso l'abitudine, ma i cavolo di bottoni non riesco a chiuderli, così con la mano buona unisco i due lembi di tessuto per coprirmi il seno e vado in cerca d'aiuto. Mi dirigo in stanza rossa, dove trovo Carola davanti allo specchio intenta a farsi il suo solito chignon e Serena ancora addormentata.

<Caro, mi aiuteresti con la camicia?>chiedo a bassa voce per non svegliare la bionda.

<Finisco lo chignon e arrivo>dice con le forcine in bocca, facendomi ridere.

<Vieni, ti aiuto io>dice Christian trascinandomi fuori dalla stanza rossa, per riportarmi nella mia dove non rischiamo di svegliare nessuno.

<Grazie>dico mentre lo osservo aggeggiare con i piccoli bottoni.

<Nessun problema. Come mai così elegante?>chiede.

<In realtà al di fuori di qui mi vesto sempre così>rispondo cercando di non incrociare il suo sguardo, temendo di arrossire in caso succedesse.

<Anche quelli del gilet?>chiede una volta finito con la camicia.

<Quelli sono abbastanza grandi, ci riesco da sola>rispondo allontanandomi verso lo specchio per sistemare la camicia nei pantaloni e poi chiudere il gilet.

<Aspetta>dice sistemandomi il colletto, facendo scontrare inevitabilmente i nostri occhi.

<Sicura sia tutto ok?>chiede quando mi stacco e cerco il cappotto di pelle nell'armadio.

<Per la terza volta, si>dico alzando gli occhi al cielo.

<Fingerò di crederti. Comunque buona fortuna per la visita>dice dandomi un bacio sulla fronte, per poi uscire dalla mia stanza. 

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