IX: But you already got me feeling some type of way

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                                       ~ ☪︎ ~

                                         "Ma li dove c'è il pericolo,
                                         cresce anche ciò che salva"
                                               -F. Hölderline, Patmos

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Theodore's pov

«Vieni con me, mademoiselle»

Non era una domanda e sapevo che a sua volta non ne avrebbe fatte.

Il suo profumo mi sta inondando.
La coda dei suoi capelli è a contatto con il mio petto, ho le mani posate suoi suoi fianchi mentre la guido tra la folla del mio night club.

La sento leggermente rigida, ma non una rigidità negativa.

Le faccio effetto. L'ho sempre notato.
E lei ne ha sempre fatto a me. E lei lo sa.

È la terza volta che ho il piacere di rimirarla.
E ho intenzione di far si che ciò avvenga spesso e non per casualità.

È dal primo di gennaio che vorrei si sedesse sulle mie ginocchia come ha fatto quella sera.
È dal primo di gennaio che sogno la sua lingua su di me, o la mia che assapora la sua pelle.

Desidero poterlo fare, da mesi.
E non ho intenzione di sprecare questa serata.

Le persone si voltano per guardarci, non mi hanno mai visto in compagnia a meno che non fosse in una delle altre stanze.

Lei si lascia guidare tranquillamente da me, la faccio svoltare verso le scale che portano al mio ufficio.
«Sali» le sussurro all orecchio.
Vedo la pelle del suo collo diventare d'oca.
E un sorriso mi si posiziona sul viso.

Lascio la presa sui suoi fianchi e lei inizia a salire.
Io la osservo mentre fa ondeggiare il suo corpo durante la salita.

Dio mio come la desidero.

Il suo vestito è estremamente corto, e fascia il suo corpo minuto perfettamente.
Non riesco a capire quanti centimetri è più bassa di me, indossa sempre scarpe vertiginose e nonostante ciò ha più o meno 20 centimetri in meno.

Inizio a salire le scale mentre lei è a metà rampa, così continuo ad osservare la sua salita.

Si ferma di fronte alla porta del mio ufficio, la raggiungo , apro la porta e mi sposto di lato per farla entrare.

Ancora non sono riuscito a guardarle gli occhi perché non si è voltata un secondo verso di me.
L'unico momento in cui mi ha guardato è stato quando l'ho raggiunta per consentirle l'accesso al mio ufficio.

Lei passa la soglia con un ritmo calmo ed elegante.
La osservo mentre si avvicina al muro di vetro, del lato opposto dell ingresso che si affaccia sulla città, e alza il volto verso il cielo.

Chiudo la porta alle mie spalle, mi dirigo al tavolino in vetro dedicato ai miei bourbon preferiti,  affiancato da un divano in pelle nera e una poltrona, posizionati dal lato opposto della mia scrivania che è situata in modo verticale dall ingresso , sulla destra.
Ho un ufficio molto grande, con pavimento in marmo nero e pareti nere, decorate con applique a forma di goccia in cristallo.
La stanza è avvolta nel buio, illuminata dalla fioca luce della lampada sulla mia scrivania.

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